energia, fonti di
Per fonte di e. si deve intendere un qualsiasi fenomeno capace di dar luogo a una «liberazione» di e. impiegabile in effetti utili per mezzo di appropriate apparecchiature. Comunemente, però, l’espressione è usata per indicare, in luogo del fenomeno, la materia più importante che in esso interviene e che economicamente caratterizza il processo produttivo. In questa accezione, si chiamano inoltre fonti primarie di e. quelle che si trovano in natura (per es., il petrolio) e fonti secondarie di e. quelle che si ottengono da operazioni tecnologiche su sostanze costituenti fonti primarie (per es., la benzina ottenuta dalla distillazione del petrolio). Fino al Settecento, l’uomo trasse l’e. necessaria alle sue opere dalla forza muscolare propria e degli animali domestici (bovini, equini), cui ben presto affiancò l’e. ricavata dalle acque fluenti, sfruttate tramite la ruota idraulica, e dal vento. Nel 18° sec., in Inghilterra, un’improvvisa scarsità di legna da ardere portò all’uso del carbone fossile, di cui il sottosuolo abbondava. Fu l’inizio della Rivoluzione industriale giacché, avendo il carbone potere calorifico maggiore del legno, fu possibile migliorare e intensificare la produzione di ferro. La macchina a vapore, inventata dagli ingegneri T. Savery e T. Newcomen, perfezionata in seguito da J. Watt nel 1769, fu determinante per l’affermarsi e il propagarsi della Rivoluzione industriale, che dall’Inghilterra si diffuse prima nell’Europa occidentale, poi negli Stati Uniti, là dove esistevano il combustibile e l’apparato finanziario necessario alla sua utilizzazione. Il 19° sec. fu quindi dominato dall’uso del carbone, che determinò la divisione del globo in due parti ben distinte: dall’una i Paesi industrializzati, acquirenti e trasformatori di materie prime, dall’altra i Paesi fornitori di materie prime e consumatori di manufatti industriali. Nella seconda metà del secolo l’e. idroelettrica consentì una forte espansione dell’area industriale europea. Il progressivo esaurimento dei giacimenti di carbone europei, unitamente al crescente costo del lavoro, ha fatto sì che il fossile, pur rimanendo fondamentale materia prima nell’industria siderurgica, sia stato sostituito, negli altri usi, dagli idrocarburi (petrolio, gas naturale), soprattutto nel settore dei trasporti (motori a scoppio e diesel). A eccezione degli Stati Uniti e della Gran Bretagna, i Paesi più industrializzati difettano però di idrocarburi, presenti, invece, nei Paesi arabi (Golfo Persico e Africa settentrionale) che, complessivamente, forniscono il 25% del petrolio mondiale e più di tre quarti del greggio commercializzato. In tal modo si è generata una situazione di dipendenza economica dei Paesi industrializzati (Europa e Giappone, in particolare) rispetto ai produttori di idrocarburi. Considerato che, ai ritmi attuali di estrazione, le riserve di idrocarburi potrebbero esaurirsi entro qualche decennio e che è ormai generalizzata la richiesta di e. non inquinante, si è posto con sempre maggiore urgenza il duplice problema del risparmio energetico e del reperimento di fonti di e. alternative. Fra queste, la più adottata è l’e. nucleare, nonostante il problema relativo al trattamento e allo smaltimento delle scorie radioattive abbia generato nell’opinione pubblica vivaci movimenti di opposizione, ispirati a considerazioni ecologiche. E. «pulite» vengono considerate l’e. geotermica, l’e. solare, l’e. maremotrice e l’e. eolica, che hanno raggiunto in alcuni Paesi (in partic. Germania, Portogallo, Danimarca) un notevole sviluppo.