reddito, fonti di
Entrata o utile, in genere in termini monetari, percepita da uno o più soggetti. In base alla natura di tali introiti e ai soggetti che li percepiscono si distinguono varie nozioni di reddito. Il r. è una grandezza flusso, in quanto la misura del r. è riferita a un determinato arco temporale, solitamente l’anno solare.
In contabilità nazionale il valore aggiunto fornisce la misura dei r. attribuiti ai fattori della produzione. Sommando al valore aggiunto le imposte indirette al netto dei contributi alla produzione si ottiene il prodotto interno lordo. Il Reddito Nazionale Lordo (RNL) viene calcolato sommando al PIL i r. guadagnati all’estero da persone fisiche e giuridiche residenti in Italia e detraendo i redditi pagati in Italia a persone fisiche e giuridiche con residenza straniera. ● Nei conti economici nazionali la distribuzione del r. ai fattori produttivi, distingue le due componenti dei r. da lavoro (dipendente e autonomo) e il risultato di gestione. La prima comprende sia le retribuzioni lorde pagate ai lavoratori dipendenti sia le altre componenti del costo del lavoro pagate dai datori di lavoro, di cui la più rilevante è quella degli oneri sociali a carico delle imprese. La seconda include tutti i tipi di remunerazione diversi dalla nozione di r. da lavoro dipendente. In essa rientrano dunque i r. fondiari, i r. dei capitali, i r. dei fabbricati, i r. d’impresa.
La contabilità nazionale presenta anche l’attribuzione dei r. ai settori istituzionali: famiglie, società finanziarie e non, pubblica amministrazione, resto del mondo. Ai r. attribuiti a tali settori corrisponde il concetto di r. primario. Tale nozione di r. non coincide però con l’ammontare monetario di risorse finanziarie effettivamente a disposizione di un dato settore istituzionale. Occorre infatti tenere conto anche dell’effetto del prelievo fiscale operato direttamente sui r. e delle risorse che lo Stato può trasferire ai diversi settori. ● Il r. monetario effettivamente percepito dalle famiglie è il r. disponibile. Le componenti del r. primario delle famiglie sono i r. da lavoro dipendente, il risultato lordo di gestione, la quota di r. misto distribuita dalle società familiari alle famiglie stesse, i r. da capitale. Il risultato lordo di gestione delle famiglie è costituito dai proventi netti delle attività legate alla produzione per autoconsumo, prevalentemente gli affitti figurativi relativi alle abitazioni di proprietà, o la produzione agricola consumata all’interno dei nuclei familiari. Il r. misto è costituito essenzialmente dal r. delle imprese familiari. Le voci più importanti della redistribuzione operata dallo Stato sono le imposte dirette e i contributi sociali versati dalle famiglie, mentre sul fronte dei trasferimenti la componente più rilevante è costituita dalla spesa per le pensioni e per altre prestazioni sociali. ● Il r. percepito da un settore istituzionale, rappresenta la base imponibile delle imposte cosiddette dirette, in quanto pagate direttamente in quota del reddito. In Italia la principale delle imposte dirette pagate dalle famiglie è l’IRE (➔), mentre la principale imposta sui profitti è l’IRES (➔).
Alla nozione di r. disponibile si associa quella di potere d’acquisto delle famiglie, che depura l’andamento del r. disponibile da quello dei prezzi dei beni e servizi acquistati, in modo da ottenere una variabile espressa in termini reali. I flussi di r. percepiti dalle famiglie possono essere utilizzati per finanziare i consumi, oppure possono essere risparmiati. La quota di r. risparmiata è detta propensione media al risparmio. Il flusso di risparmio alimenta lo stock di ricchezza, sia finanziaria sia reale, delle famiglie. La ricchezza finanziaria alimenta poi a sua volta il r. attraverso i suoi rendimenti nella voce dei r. da capitale, cioè degli utili derivanti dal possesso di azioni, interessi sui titoli e sul conto corrente bancario. La ricchezza reale alimenta il r. attraverso gli affitti percepiti dai proprietari di immobili, inclusi quelli figurativi imputati alla formazione del reddito (e simmetricamente compresi nel livello dei consumi) di chi abita in un immobile di proprietà.
L’evoluzione del r. disponibile non descrive in maniera esaustiva le condizioni di benessere economico di un Paese. Il r. non include i beni e servizi che lo Stato eroga ai cittadini, per es. attraverso il sistema scolastico o sanitario, ma solo il costo pagato per produrli. Quindi, a parità di r. primario, il r. disponibile viene ridotto dalle imposte correnti pagate dai cittadini, ma la perdita effettiva di benessere economico legata al pagamento di tali imposte andrebbe depurata dai servizi che vengono resi come contropartita del pagamento delle maggiori imposte. In secondo luogo, non sempre i conti nazionali riescono a valutare pienamente l’entità dei beni destinati all’autoconsumo; comunità basate su meccanismi di sostegno familiare (si pensi alla cura dei bambini o degli anziani soprattutto a carico delle donne), determinano di fatto per la famiglia un r. aggiuntivo che non figura nelle statistiche sul r. disponibile. ● Un altro aspetto è legato alla questione della sostenibilità nel tempo: un dato flusso di r. percepito dalle famiglie può non essere sostenibile se deriva da un processo economico basato su un eccesso di indebitamento privato o pubblico (sostenibilità finanziaria), oppure se determina un depauperamento delle risorse naturali del Paese (sostenibilità ambientale). Sotto l’aspetto distributivo, infine, determinati flussi di r. possono essere attribuiti in maniera più o meno diseguale, ponendo problemi di sostenibilità da un punto di vista sociale. Fedele De Novellis