forame
Latinismo, che vale " varco strettissimo ", " angusta fessura ", diversa dal ‛ foro ' (v.), che è una buca circolare più o meno profonda.
Nel verso per non aver via né forame / dal principio nel foco, in suo linguaggio / si convertïan ie parole grame (If XXVII 13), il primo dei due sostantivi sta per ‛ passaggio ', ‛ adito ' (cfr. vv. 16-18), il secondo indica il punto di uscita su cui si articola in parole il suono che rugghia dentro la fiamma prima di trovare il suo varco. Benvenuto chiosa: " nondum intelligebatur quia non habebat aperturam vel scissuram in puncta ". Non sarà inutile ricordare che i Latini dicevano foramina l'adito degli orecchi e delle narici attraverso cui l'anima comunica con l'esterno (cfr. Cic. Tusc. I XX 47).
In If XXXIII 25 il termine s'identifica con il breve pertugio dentro da la Muda (la stretta apertura della Torre dei Gualandi comunicante con l'esterno), che - dice il conte Ugolino - m'avea mostrato per lo suo forame / più lune già, quand'io feci 'l mal sonno.