forcata
In If XIV 108, nella descrizione della statua del veglio di Creta, che dalla fine del petto è di rame infino a la forcata, cioè all'inforcatura delle gambe. Il termine, qui in rima, è un participio passato sostantivato, che rientra in un modo di formazione e in un uso lessicale che ha molti esempi nella lingua antica (cfr. per es. APERTA). Ben rappresentata in manoscritti sia toscani che settentrionali la variante inforcata; l'Ottimo usa " forcatura "; il Boccaccio nel suo commento " inforcatura ".
Nel senso di " quantità di fieno, paglia e simili, che può essere presa in una volta con una forca ", in Pg IV 20 Maggiore aperta... impruna / con una forcatella di sue spine / l'uom de la villa; la forma diminutiva mette in evidenza nel paragone l'angustia del passaggio tagliato nel monte del Purgatorio, per il quale salgono D. e Virgilio.