formare
Verbo di uso poetico, con eccezione di una sola occorrenza nel Convivio. Il senso prevalenet è " creare ", " generare ", che si desume dai seguenti esempi: veggendo in lei [Beatrice] tanta umiltà formata (Vn XXIII 27 71) cioè " creata in forma di figura umana "; ché la beltà ch'Amore in voi consente, / a vertù solamente / formata fu (Rime CVI 9); L'anima folle, che al suo mal s'ingegna, / com'ella [la donna] è bella e ria / così dipinge, e forma la sua pena (CXVI 21). In quest'ultimo esempio ragioni di senso fanno preferire la lettura forma la (accolta anche dal Contini) in luogo di formal'a, che sarebbe un inutile duplicato del concetto espresso da dipinge.
Nella Commedia il significato di " generare " è confermato in Pg X 125 nati a formar l'angelica farfalla, XXLV 122 (i maladetti / nei nuvoli formati sono i centauri, generati da Issione e Nefele), e Pd XIII 38 nel petto onde la costa / si trasse per formar la bella guancia [di Eva] / il cui palato a tutto 'l mondo costa; e di Eva aveva detto (Pg XXIX 26): femmina, sola e pur testé formata.
Il medesimo valore è proposto dall'unico riscontro del verbo in prosa, in Cv II III 11 ed esso non è in luogo ma formato fu solo ne la prima Mente; dove, parlandosi del cielo Empireo, che è fuori del tempo e dello spazio, si dice che la sua " forma creata " è puramente intellettuale e non ha altra sede che la mente divina.
In alcuni esempi, sempre nel significato fondamentale, il verbo è riferito a ‛ voci ' e ‛ parole ': onde una voce uscì de l'altro fosso, / a parole formar disconvenevole (If XXIV 66); a pena ebbi la voce che rispuose, / e le labbra a fatica la formaro (Pg XXXI 33). Per questo senso cfr. Pd XX 29 Fecesi voce quivi, e quindi uscissi / per lo suo becco in forma di parole.
In un'accezione divenuta poi molto comune, il participio f. vale " fatto di " o " in forma di ", riferendosi alla materia o all'aspetto in cui si presenta qualche cosa: così, del veglio di Creta è detto che la sua testa è di fin oro formata (If XIV 106), e dell'arcangelo Gabriele, che è simile a una facella / formata in cerchio a guisa di corona (Pd XXIII 95).
Infine in Pd III 54 Li nostri affetti, che solo infiammati / son nel piacer de lo Spirito Santo, / letizian del suo ordine formati, quando non sia da leggere 'nformati anziché formati (cfr. Petrocchi, ad l.), il participio è usato nel senso di " conformati ", in un contesto non del tutto chiaro e in connessione con un complemento di relazione (del suo ordine), che è un modulo sintattico di cui ‛ informare ' (v.) presenta più di un esempio (Pd II 110, Cv II XIII 15, III VIII 16).
In un eventuale significato di " recare a compimento ", e cioè " comporre ", potrebbe essere presa in considerazione la variante formai [in luogo di fermai] peso di dramma in Pg XXI 99, data del codice Ashburnhamiano 828 della Bibl. Laurenziana, e difesa dal Porena; ma la lezione fermai è assai più solida: cfr. Petrocchi, ad I.