formica
Delle due occorrenze (If XXIX 64 le genti antiche / ... si ristorar di seme di formiche, e Pg XXVI 35 così per entro loro schiera bruna / s'ammusa l'una con l'altra formica, / forse a spïar lor via e lor fortuna), la prima deriva da un passo di Ovidio (Met. VII 624 ss.), in cui si racconta la favola degli abitanti dell'isola di Egina sterminati dal morbo e rigenerati nel popolo dei Mirmidoni dalla stirpe delle formiche. La fonte è dichiarata al v. 63 secondo che i poeti hanno per fermo.
La seconda occorrenza trova possibili riferimenti, oltre che nel citato luogo ovidiano (" hic nos frugilegas aspeximus agmine longo / grande onus exiguo formicas ore gerentes ", VII 624-625), in Virgilio (" it nigrum campis agmen praedamque per herbas / convectant calle angusto ", Aen. IV 404). Tuttavia i versi di D., più che un ricalco o una contaminazione dei luoghi classici, ne sono un'originale rielaborazione; e va pure osservata la precisa e studiata congruenza dei particolari annotati nella similitudine con gli atti delle anime cui essa si riferisce.