Vedi FORO dell'anno: 1960 - 1994
FORO (v. vol. III, p. 723)
II forum è originariamente l'unico spazio pubblico della città destinato alle attività politiche, amministrative, religiose, commerciali e di spettacolo. La concentrazione di una pluralità di funzioni si connette strettamente alla centralità che il f. detiene nell'ambito dell'intero complesso urbano, in evidente stretta relazione con gli assi viari più importanti e con gli elementi prioritari di interesse e di vitalità della comunità (porti, santuari, ecc.). Il f., proprio in questa molteplicità di destinazioni d'uso, riflette e sintetizza l'immagine stessa della città (vista anche nel suo contesto territoriale) e ne traduce attraverso l'organizzazione monumentale i caratteri politici, religiosi e sociali. Pertanto, il processo di elaborazione concettuale e di evoluzione formale degli impianti forensi, per essere colto nelle sue reali dimensioni storiche, va messo in relazione con i diversi momenti di trasformazione dell'assetto politico e della struttura sociale, i cui valori simbolici, ideologici e funzionali si manifestano anche nelle realizzazioni monumentali e architettoniche. Studi recenti, volti a chiarire il rapporto tra f. e agorà, sia dal punto di vista funzionale che strutturale, ne hanno messo in evidenza, per i tipi più antichi, alcuni caratteri di sostanziale identità, nel ruolo, nei modi di formazione e nell'articolazione topografica e planimetrica. Aspetti comuni sono la centralità dello spazio pubblico nel tessuto urbano, le interrelazioni con gli assi stradali e gli incroci viari che ne determinano l'estensione e il perimetro, l'assenza di una regolare disposizione degli edifici, che si concentrano progressivamente sulla piazza, senza una preordinata definizione dei rapporti funzionali e spaziali. Questa fase di elaborazione parallela si evolve successivamente in forme di netta divaricazione che portano a soluzioni strutturali differenziate. Queste sono il risultato di una diversa interpretazione del ruolo e delle funzioni dell'area pubblica in strutture urbane fortemente diversificate sul piano politico e nella composizione sociale.
Il f. diventa un elemento essenziale del processo di urbanizzazione e, attraverso una progressiva e sistematica razionalizzazione degli spazi e una loro sempre più rigida specializzazione funzionale, si configura come polo di attrazione e di coordinamento degli organismi amministrativi, mentre le funzioni mercantili vengono a poco a poco eliminate e concentrate in luoghi specifici, marginali rispetto all'area centrale.
Tra IV e III sec. a.C., sia nelle città di nuova fondazione, sia nei centri a preesistenza insediativa, sia in quelli a lunga tradizione urbana, l'impianto e lo sviluppo dell'area pubblica per eccellenza si connettono al fenomeno sempre più esteso e generalizzato di definizione funzionale degli spazi urbani e di adeguamento, formale e strutturale, alle nuove realtà economiche e sociali determinate dal mutato assetto politico. A questo fenomeno si collegano importanti e innovative trasformazioni architettoniche e, in reciprocità di causa ed effetto, l'introduzione e il diffondersi di nuove tipologie edilizie. I f. di Alba Fucente, di Cosa e di Paestum costituiscono esempi efficaci che permettono di valutare, in ambiti geografici ed etnico-culturali diversi, i segni del nuovo ordine romano espressi nell'organizzazione del centro monumentale in rapporto all'impianto urbanistico.
Ad Alba Fucente, colonia del 303 a.C., punto strategico nell'occupazione romana dell'Italia centrale, il f. occupa la fascia centrale dell'abitato. L'area destinata agli edifici pubblici risulta programmata fin dall'inizio: il grande spazio non costruito del f. stesso, perfettamente inserito tra i due assi viari principali di fondovalle, costituisce il fulcro topografico e il polo di convergenza dell'impianto urbano, in coincidenza con il punto più vitale dell'intero insediamento. La monumentalizzazione dell'area è graduale e la sequenza cronologica degli interventi scandisce ed enfatizza l'articolazione delle destinazioni d'uso: la prima fase di sviluppo interessa l'area amministrativa con il comizio circolare, la piazza con il portico sul lato corto (forse con funzioni di diribitorium) e la basilica; poi il settore commerciale con il macellum; infine l'area religiosa con il grande Santuario di Ercole (v. eracle di alba fucente).
A Cosa, colonia latina fondata nel 273 a.C. nel territorio confiscato a Vulci, l'impianto generale del centro politico è anch'esso da attribuire alla fase più antica di organizzazione degli spazi urbani. Viene destinata a f. la sella interposta ai due rilievi collinari sui lati della città gravitanti direttamente verso il porto. Alla prima fase di monumentalizzazione dell'area pubblica, comprendente il comizio circolare, l'aula della curia e il sacello con recinto, dedicato alla Concordia, ossia i simboli più rappresentativi delle istituzioni romane, va probabilmente assegnato anche l'allestimento del settore al margine sud-occidentale con funzioni specificatamente commerciali (forum piscarium). Un intenso sviluppo edilizio, avviato nella prima metà del II sec. a.C., conferisce al complesso una nuova veste monumentale: portici e atria (?) circondano la piazza, cui si accede da un arco monumentale a tre fornici, mentre sul lato orientale - in continuità planimetrica e simbolica con curia e tempio - si costruisce la basilica sul tipo della Porcia di Roma. ;
A Paestum, dove la colonia latina del 273 a.C. si impianta sul grande centro urbano greco, poi lucano, di consolidate tradizioni, l'organizzazione dell'area forense determina un profondo cambiamento nei rapporti spaziali, funzionali e ideologici stabiliti dalla struttura edilizia della fase greca, rispettati anche dopo la conquista da parte dei Lucani.
Il centro vitale della città greca, l’agorà, viene parzialmente eliminato, con l'interramento degli edifici antichi, la costruzione di un sacello sul luogo dell'ekklesiastèrion e il volontario abbandono dell'area fino all'età augustea. Il nuovo centro politico si amplia verso S, fino a occupare una parte dell'area di rispetto dei grandi santuari greci. Il f., pur sovrapponendosi a spazi precedentemente destinati a diverse funzioni, non risulta condizionato dalle preesistenze monumentali che, al contrario, vengono inglobate, conservate e accresciute in una rivisitazione totalmente romana dei valori originari. Definita in questo modo l'area pubblica (che risulta così a contatto con l'incrocio dei due assi viari principali e quindi centrale nell'impianto urbano), attorno alla grande piazza, circondata da portici con annesse botteghe, si dispongono, in un arco di quattro secoli, gli edifici di natura politica (curia, comitium, aerarium) e quelli religiosi (un complesso di vaste proporzioni identificato come Santuario di Fortuna Virile-Venere Verticordia e, in posizione centrale sul lato settentrionale, il Capitolium).
I profondi cambiamenti che investono, alla fine del II e nel corso del I sec. a.C., l'assetto politico-amministrativo e il panorama giuridico-istituzionale, si collegano a trasformazioni altrettanto profonde e radicali nel processo di urbanizzazione, con effetti fortemente innovativi nella configurazione monumentale delle città. L'adozione di schemi modulari e standardizzati negli impianti urbani, la specializzazione funzionale degli spazi, la diffusione di tipologie edilizie ormai consolidate e caricate di una precisa valenza ideologica, sono fenomeni che tendono a rendere omogenei e identici gli elementi compositivi della struttura urbana. Lo stesso fenomeno investe, in scala ridotta, ma con risultati di totale innovamento, anche l'organizzazione delle aree forensi. Lo schema del f. assume caratteri sempre più marcati di unità e coerenza strutturale, mentre principi di simmetria e di assialità regolano l'articolazione degli edifici annessi. La piazza vera e propria viene circondata da portici, certamente introdotti sotto la spinta di modelli architettonici ellenistici, ma in funzione di una precisa delimitazione dello spazio libero centrale. Si stabilisce in questo modo una sorta di diaframma continuo e uniforme che circoscrive e isola la piazza dagli edifici circostanti. Tempio, curia e basilica assumono una collocazione specifica secondo una scala di valori simbolici, prima ancora che funzionali e formali. Con Cesare e in maniera definitiva con Augusto, le spinte innovative che tendono a strutturare il f. come spazio fortemente unificato, chiuso in se stesso e articolato all'interno secondo una prestabilita scansione architettonica, diventano canoni fissi della nuova politica monumentale centrata sull'affermazione, prima, e l'esaltazione, poi, del potere personale. In questo modo, spazi e strutture architettoniche, svuotati delle funzioni originarie e dei valori tradizionali, si giustappongono in soluzioni formali volte a sottolineare specifiche valenze di natura simbolica. Fattori decisivi nel processo di evoluzione dei f., oltre ai criteri sempre più generalizzati di definizione spaziale, che si materializzano in composizioni strutturali che isolano la piazza dal resto della città, sono i nuovi valori assegnati al tempio e alla basilica. Il tempio, sede del culto imperiale, si colloca in posizione di netto predominio; la basilica, sede e simbolo dell'autonomia municipale, si contrappone al tempio, ma in un rapporto di diretta dipendenza gerarchica. Si stabilisce in questo modo il principio di centralità assiale che enfatizza la posizione del tempio, punto di convergenza degli assi ottici dell'intero complesso e che caratterizza, pur con varianti nelle soluzioni architettoniche adottate, le realizzazioni forensi di tutta l'età imperiale in Italia e nelle provincie occidentali. Il ruolo svolto dal modello romano, e in particolare dal F. di Augusto, è certamente determinante per la diffusione dei criteri di assialità e gerarchia, la cui adozione nella monumentalizzazione delle aree pubbliche risponde perfettamente alle esigenze imposte dal nuovo ordine politico, religioso e sociale.
Nelle provincie occidentali il f. è lo spazio pubblico per eccellenza, in cui si concentrano tutti i simboli della dignità municipale, dell'autonomia locale e dei rapporti con il potere centrale, espressi dagli organismi amministrativi, dagli edifici di culto, dai monumenti onorari. Anche se non corrisponde al centro geometrico della città, il f. ne occupa sempre uno dei punti focali, spesso in posizione dominante sull'intero complesso urbano, grazie anche a massicci interventi di trasformazione della morfologia originaria o ad accorgimenti strutturali e architettonici, anche di notevole portata, volti a modificare il paesaggio naturale in funzione del ruolo centrale dell'area pubblica. Lo schema della piazza come area circoscritta, porticata, di derivazione ellenistica - già diffuso in Italia nel corso del II sec. a.C. - è ampiamente acquisito, ma si traduce in una serie di elaborazioni locali che rispondono a scelte organiche, motivate da circostanze ben precise, delle diverse comunità. Alla dinamica di formazione e sviluppo degli impianti forensi concorrono infatti esigenze, situazioni e fattori di natura diversa, che portano a escludere l'esistenza di un modello unico applicato con una gamma di varianti (l'adozione o la trasposizione diretta, cioè, di esperienze e formule maturate altrove). Certamente il processo di normalizzazione che accompagna l'introduzione delle istituzioni romane nelle diverse regioni determina nell'organizzazione dello spazio forense la presenza di elementi fissi che devono rispondere a precise esigenze funzionali e di rappresentanza del potere centrale e di quello locale. Tuttavia, anche nelle forme più compiute - caratterizzate da una perfetta integrazione tra edifici di culto, piazza e sedi politico-amministrative, in una disposizione rigorosamente gerarchica - il f. è frutto di sperimentazioni e progressive sistemazioni.
Nelle città della Gallia Narbonense e della penisola iberica, pur fortemente ricettive ai valori del nuovo ordinamento affermatosi con la conquista romana, gli impianti forensi, realizzati spesso nell'ambito di precisi programmi di razionalizzazione degli spazi urbani (avviati soprattutto con Augusto e in età giulio-claudia), non presentano nello sviluppo monumentale schemi compositivi rigidi e ripetitivi. I principi basilari di assialità, simmetria, gerarchia, che costituiscono le costanti delle realizzazioni forensi di età imperiale, sono applicati in modo ancora sperimentale e danno origine a composizioni architettoniche diversificate, in cui anche gli annessi canonici - basilica, tempio, curia - non hanno assunto forme definitive.
Diversa è la situazione nella Gallia Belgica, dove il processo di urbanizzazione voluto dal potere centrale porta a realizzazioni monumentali che - sebbene non riconducibili a un unico modello - testimoniano l'esistenza di un piano prestabilito per ciascun centro, in funzione del quale si determina lo sviluppo della città. I f. di alcune delle più importanti città della regione rappresentano casi esemplari di elaborazione di una pianta-tipo che risponde a una precisa volontà di integrazione degli organi civili e religiosi. La piazza si articola in settori fortemente specializzati sul piano funzionale, ma coerenti e unitari dal punto di vista strutturale, definendo un complesso chiuso in se stesso, fortemente gerarchizzato, isolato dalle aree circostanti. Il f. di Augst, assieme a quelli di Treviri e Bavai, costituisce l'esempio più organico e monumentale di questo tipo di impianto. Il complesso è distinto in due parti fondamentali separate dal passaggio di un asse stradale; al centro del settore religioso è il tempio períptero, circondato da portici con annesse botteghe. In perfetta continuità planimetrica è l'area centrale, la piazza vera e propria, chiusa dalla grande basilica a tre navate, contrapposta all'edificio di culto.
In Britannia, le recenti ricerche archeologiche hanno confermato l'origine militare dei f. di molte città. Il ruolo importantissimo svolto in queste regioni dall'esercito, per molto tempo unico elemento di romanizzazione, dà infatti origine al fenomeno di trasferimento della struttura dei castra nell'organizzazione dell'area pubblica. Lo schema del quartier generale (principia) degli accampamenti militari è puntualmente adottato nei f. di Silchester, di Caerwent, di Londra, Leicester, Wroxester. La piazza è a pianta quadrangolare, circondata da portici, dietro ai quali si aprono le botteghe; un lato è interamente chiuso dalla basilica, di forma allungata, a tre navate, talvolta con absidi laterali; la curia, trasformata in sede del culto imperiale, si apre sull'asse mediano dell'edificio basilicale.
Nelle provincie africane, il panorama offerto dalla documentazione archeologica è particolarmente ricco e articolato; lo stato delle ricerche tuttavia non sempre permette di cogliere appieno i fenomeni che sono alla base delle realizzazioni monumentali. Nella Mauretania Tingitana l'articolazione dei f., per ora meglio conosciuti, di Banasa, Volubilis e Sala riproduce in termini ancora più stringenti il modello dei principia degli accampamenti militari.
Il fenomeno, già rilevato, della presenza di due f. in numerose città, è stato messo in relazione con situazioni e contingenze particolari, che possono aver determinato, dopo l'impianto del primo, la costruzione di una seconda piazza pubblica: lo sviluppo della città oltre i limiti dell'area urbana originaria (Cuicul), il cambiamento dello stato giuridico (Thubursicu Numidarum, Mactar). A Cartagine il f. più antico, che occupa verosimilmente il sito dell'agorà punica, collegato alla zona portuale, risulta nettamente decentrato rispetto all'incrocio delle vie principali. Successivamente l'organizzazione monumentale della collina di Byrsa, al centro della maglia urbana, si configura come nuova area pubblica a carattere prettamente politico-religioso, risultato di un processo sempre più generalizzato di specializzazione degli spazi civici. A Leptis Magna, la costruzione del secondo f. rientra nel programma di monumentalizzazione attuato da Settimio Severo, finalizzato a conferire alla città natale una nuova immagine, degna della gloria dell'imperatore. Recentemente è stata avanzata l'ipotesi che la grande piazza severiana, dominata dalla mole imponente del tempio dinastico, rappresenti la sola parte realizzata di un grandioso doppio complesso forense, costituito da due piazze contrapposte, perfettamente simmetriche, separate dalla basilica giudiziaria.
Nelle provincie orientali, il processo di riorganizzazione e di rinnovamento che fa seguito alla conquista in funzione delle mutate istituzioni politico-amministrative, giuridiche e religiose, investe strutture urbane di antiche e consolidate tradizioni, in cui si sommano i segni di un passato prestigioso e le realtà architettoniche frutto di autonome elaborazioni concettuali e formali. In organismi urbani così fortemente strutturati e ricchi di valori simbolici, l'organizzazione dell'area pubblica destinata a contenere tutti i nuovi simboli del potere centrale e a rappresentare il nuovo prestigio sociale della città ha comportato, da una parte, consistenti trasformazioni, di carattere funzionale e di contenuto ideologico, nella composizione monumentale degli spazi pubblici preesistenti, e dall'altra, l'introduzione di nuove soluzioni architettoniche che solo in parte richiamano gli schemi dei F. Imperiali di Roma. In questo modo l'antica agorà delle città orientali viene svuotata delle funzioni e dei caratteri originari con lo spostamento delle attività commerciali e con l'annessione degli elementi costitutivi propri del f. tradizionale, disposti in modo tale da delimitare e regolarizzare l'estensione della piazza, secondo una rigida gerarchia che unifica e fissa il centro focale della composizione.
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