Vedi FORO dell'anno: 1960 - 1994
FORO (forum)
(Foro Romano e Fori Imperiali: v. roma). I Romani designavano con la parola forum la piazza principale dei nuclei urbani, corrispondente all'agorà dei Greci. Luogo di mercato, centro politico-religioso ed affaristico della comunità, esso occupava il centro dell'abitato nelle città di fondazione romana. Secondo Vitruvio (De arch., v, i s.) il F. deve essere proporzionato al numero degli abitanti; di forma rettangolare, l'ampiezza deve corrispondere a due terzi della lunghezza, e poiché è uso tradizionale delle città italiche dare spettacoli gladiatori nella piazza, i porticati che lo circondano debbono avere - a differenza di quelli dei Greci - ampi intercolumni e loggiati per la comodità degli spettatori. È una caratteristica, questa, che va riferita ai vecchi Fori italici, poiché l'uso di dare spettacoli nel F. cessò quando vennero costruiti gli anfiteatri.
Il capitolium, i luoghi di culto e gli edifici pubblici più importanti (come la basilica, la curia, l'erario) sono disposti attorno alla piazza o nelle sue immediate vicinanze; in fasi urbanistiche più sviluppate il macellum ed altre costruzioni civili o religiose presero talvolta il posto delle botteghe (tabernae) che in origine si allineavano dietro i portici laterali. Lo sviluppo urbanistico di talune città, come Roma, portò alla creazione di nuovi centri di mercato ubicati per lo più nelle vicinanze della piazza degli affari, centri attorno ai quali si vennero a disporre le botteghe di generi alimentari che avevano dovuto allontanarsi dal Foro. A Roma ed in alcune grandi città africane od asiatiche si ebbero così due o più Fori e mercati particolari per le verdure, le carni, il pesce, il vino (forum olitorium, boarium, piscarium, vinarium). Sulla piazza principale, ed attorno ad essa, venivano eretti i monumenti onorari dedicati ai cittadini più illustri, e spesso anche la statua di Marsia che ricordava quella esistente nel F. Romano e simboleggiava la libertà municipale. I portici attorno alla piazza erano luogo di convegno dei commercianti e degli oziosi, oltre che aule per i maestri che vi tenevano scuola; anche i tribunali avevano la loro sede nel F., e dal posto dove si svolgevano i giudizi entrò appunto nella consuetudine giudiziaria l'abitudine di designare il tribunale con la parola forum.
Il F. era situato di solito all'incrocio delle due principali arterie cittadine (cardo e decumanus); pur rispondendo sempre a prerogative di centralità e di facile accesso, esso rappresenta spesso un luogo di sosta a fianco del traffico urbano, che lo lambisce ma non lo taglia come nelle città moderne (F. Romano, Fori di Pompei, di Thubursicum, di Madaura, F. vecchio di Cuicul). Talvolta è un posto di ritrovo raccolto ed appartato, più simile al peristilio di un edificio signorile che ad una piazza pubblica: esempio caratteristico di tale tipo è il F. di Veleia, che ha un precedente in ambiente greco nell'agorà costruita a Delo per i commercianti italici, ed ha imitazioni in ambiente provinciale (F. di Sufetula, Thuburbo Maius). Nelle proporzioni e nell'ubicazione i consigli di Vitruvio sono raramente seguiti, cosicché la forma della piazza può variare notevolmente, da quella molto allungata del F. di Pompei a quella quasi quadrata dei Fori di Doclea, Cuicul e Thamugadi. Nel periodo imperiale si ha anche qualche raro esempio di piazza a pianta circolare, come quella di Gerasa. La parte centrale della piazza, scoperta, era pavimentata con lastroni di pietra o di marmo, e numerosi esempi (F. Romano, Terracina, Pompei, Veleia, Athena Lucana, Hippo Regius, Madaura) attestano la consuetudine di ricordare con un iscrizione monumentale, nel lastricato, il nome del magistrato che aveva curato l'esecuzione della pavimentazione.
In alcuni centri prevale il concetto di dare la massima evidenza al capitolium od al tempio cittadino più importante, che chiude uno dei lati brevi della piazza (Pompei) dominandola talvolta da un alto podio (Ostia, Assisi, F. severiano di Leptis Magna), in altri invece il tempio è sostituito dalla basilica - schema seguito, oltre che in Italia (Veleia), nei centri gallici e britannici di origine romana (Calleva, Viroconium, Venta Silurum). Augusta Raurica presenta una mescolanza dei due tipi poiché il F., rettangolare, è chiuso su un lato breve dalla basilica e sul lato opposto da un tempio. Gli altri tre lati della piazza sono solitamente coperti da portici, dietro i quali si allineano gli altri edifici pubblici o le botteghe. Una variante è il tipo di F. "a peristilio" con un tempio al centro della piazza circondato da portici (Augusta Praetoria e Camulodunum). Nei grandi centri asiatici (Gerasa) e africani (Leptis Magna) l'importanza della piazza principale è accentuata da ampie e solenni strade di accesso fiancheggiate da portici.
In Italia il più noto è il F. di Pompei: la forma assai stretta ed allungata (m 142 × 38) ha fatto supporre che in origine la piazza fosse più corta, mentre saggi recentemente eseguiti hanno dimostrato chc vi erano tabernae al posto dei portici che ora lo circondano da tutti i lati. Sulla piazza, pavimentata con lastroni di travertino, si affacciano i templi (capitolium, tempio di Apollo, tempio di Vespasiano, santuario dei Lau) e gli edifici pubblici più importanti (basilica, curia, uffici dei magistrati urbani, edificio d'Eumachia, macellum). Il portico che circondava la piazza, di ordine dorico, era coronato da un loggiato: ai margini dello spazio libero centrale erano collocate numerose basi per statue onorarie e la tribuna degli oratori.
Il F. di Ostia, situato all'incrocio del cardo e del decumanus (che l'attraversa) corrisponde al centro del primitivo castrum. Si dubita però che Ostia avesse fin dalle origini il F. nel sito dove è quello attuale, poiché i saggi effettuati nell'area davanti al capitolium hanno dimostrato che essa era occupata da due templi, in uno dei quali è stato riconosciuto il più antico capitolium, e a S del decumanus da edifici e tabernae. La piazza, di forma stretta ed allungata come quella di Pompei, ha uno dei lati brevi chiuso dal capitolium adrianeo, fiancheggiato da portici ed elevantesi 17 m sul livello circostante; sul lato opposto è il tempio di Roma ed Augusto. La basilica è su uno dei lati lunghi, all'incrocio col decumanus.
Più raccolto, e commisurato alla modesta importanza della località, è il F. di Veleia (m 32,75 × 17,25), pavimentato da lastroni di pietra per la munificenza del duumviro L. Lucilio Prisco, come è detto nella iscrizione incisa al centro del lastricato. Circondato da portici, ha la basilica su uno dei lati brevi, un tempio ed altri edifici pubblici sul lato opposto, mentre botteghe ed esedre si allineano sui lati lunghi. Nell'area centrale s'elevano basamenti per statue onorarie (S. Aurigemma, Velleia, p. 8 ss.).
Augusta Bagiennorum aveva una vasta piazza (m 115 × 36) selciata con ciottoli e circondata da portici. Come il F. di Augusta Raurica, era chiusa sui lati brevi dalla basilica e da un tempio (Not. Scavi, 1896, p. 216 s.; 1897, p. 443; Grenier, Manuel d'arch. gallo-rom., p. 383 ss.). Più ampio ancora (m 120 × 65) e circondato da un elegante colonnato era il F. di Aquileia (G. Brusin, in Storia di Venezia, i, 1957, p. 428).
Nelle province il F., pur modellandosi su quello italico per le caratteristiche generali, varia da regione a regione.
In Africa, la sontuosità dei Fori di Leptis Magna, Cuicul, Thamugadi, richiama lo splendore dei Fori imperiali di Roma, ed i maggiori centri urbani hanno spesso due piazze. Leptis Magna, col suo grandioso "F. nuovo severiano" (m 100 × 6o), splendente di marmi e di statue, integrato dalla magnifica basilica, possiede il centro urbano di tipo monumentale che più si accosta ai Fori della capitale. La piazza è circondata da un porticato ad arcate interrotto su uno dei lati corti da un tempio che avanza col suo alto podio verso il centro della piazza; sul lato opposto, dietro una se ne di tabernae, è la basilica. Gli ingressi al F. si aprono sui lati lunghi, uno dei quali è direttamente collegato al porto per mezzo di una grande via colonnata. Presso il porto è il "F. vecchio", più modesto, circondato da templi ed edifici pubblici (B. M. Apollonj Ghetti, Il foro e la basilica severiana di Leptis M., in Mon. Ital., viii-ix). In Cuicul i Fori si sono sviluppati senza un particolare piano urbanistico: il "F. vecchio" è una piazza quasi quadrata (m 48 × 44) riservata ai pedoni, con porticati limitati a due lati, mentre sugli altri si affacciano la basilica, il mercato, il capitolium e la curia. Il F. severiano, di forma irregolare e su terreno in pendio, ha anch'esso portici limitati a due lati (Y. Allais, Djemila, 1938, p 34 ss.). Perfettamente orientato ed inserito nella geometrica planimetria della colonia traianea è il F. di Thamugadi (m 50 × 43) ricco di statue, circondato da portici. L'ingresso, al centro del lato N, si apre sul decumano; sul lato O è la basilica, su quello E la curia e la tribuna degli oratori (Gsell, Mon. de l'Algérie, I, p. 121 ss.). I Fori di Thubursicum (platea vetus: C. I. L., viii, 4878), Madaura, Sufetula, Althiburos, Thuburbo Maius, sono aree di più modeste dimensioni, appartate dal traffico stradale, a pianta pressoché quadrata, circondate da portici e affiancate da uno o più templi e dagli edifici pubblici, oppure dal capitolium che si eleva su un alto podio a chiudere uno dei lati (Sufetula, Thuburbo Maius: Gsell-Joly, Khamissa, Mdaourouch, Announa, 1914, i, p. 45 ss.; ii, p. 55 ss.; A. Merlin, in Notes et Docum., v, 1912, p. 6 ss.; vi, 1913, p. 6 ss.; vii, 1922, p. 6 ss.). Un aspetto particolare ha il F. di Thibilis: corlile porticato a pianta trapezoidale con un solo edificio pubblico (curia?) sul lato N (Gsell-Joly, op. cit.). Le piazze dei centri gallici, britannici e germanici hanno carattere eminentemente funzionale, soprattutto in quelle località che derivano la loro origine da insediamenti militari; in essi la basilica, disposta nel senso della maggiore dimensione, occupa di solito uno dei lati. Il F. di Doclea, simile ad un vasto cortile a pianta quasi quadrata, è un'altra ripetizione, in ambiente provinciale europeo, del F. di Veleia: un lato è occupato dalla basilica, gli altri dagli ingressi e da esedre e botteghe (R. Schultze, Basilica, 1928, p. 48 s.). Tra le città orientali Gerasa si distingue per la caratteristica forma ellittica della sua vasta piazza circondata da portici, sulla quale sbocca una lunga via colonnata che attraversa tutto l'abitato. Città eminentemente carovaniera, la sua piazza monumentale è decentrata e spostata, per comodità di traffico, nei pressi di una delle porte urbane.
Nella legislazione romana forum designò anche le minori comunità romane, corrispondenti per importanza ai conciliabula, che si vennero formando - soprattutto nell'Italia settentrionale, della cui romanizzazione furono elemento preponderante - ad opera di nuclei di coloni romani: luoghi di sosta e di mercato sulle grandi vie di comunicazione, essi prendevano spesso nome dal magistrato che li aveva fondati ed alcuni si trasformarono in seguito in fiorenti municipî (v. forum clodii, ecc.).
Bibl.: Vitruvio, De architectura, ed. Krohn, Lipsia 1912, V, i s.; K. Lehemann-Hartleben, in Pauly-Wissowa, III, A, 1929, c. 1974-2115 ss., s. v. Städtebau; Schulten, in Pauly-Wissowa, VII, 1910, c. 62 s., s. v. Forum; E. De Ruggiero, Diz. s. v. Forum; M. Zocca, I Fori nell'urbanistica rom., in Atti III Conv. Naz. St. Arch., 1938, p. 277 ss. Foro di Pompei: A. Sogliano, Il Foro di P., in Mem. Lincei, I, 1925, p. 221 ss.; A. Maiuri, Saggi nell'area del Foro, in Not. Scavi, 1941, p. 371 ss. Foro di Ostia: G. Calza, Ostia, Roma 1928, p. 158 ss.; Scavi di Ostia, I, Top. gen., Roma 1953, fig. 19, p. 71 ss. Iscrizioni pavimentali: G. Lugli, Roma antica, Roma 1946, p. 155 (F. Romano); G. Lugli, Anxur, c. 85, n. 25 (Terracina); M. Della Corte, in Not. Scavi, 1926, p. 255 ss. (Atena Lucana); L. Leschi, Alg. anc., p. 13 (Hippo Regius); E. Marec, Le F. d'Hippone, in Libyca, II, 1954, p. 363 ss. Foro di Aosta: P. Barocelli, Augusta Praetoria, 1948, c. 148, n. 17, tav. V. Fori nelle province: J. E. Wymer, Marktplatzanlagen d. Griech. u. Römer, 1916, p. 25 ss.; F. Stähelin, Schweiz in der röm. Zeit, 1948, p. 600 s. (F. di Augusta Raurica); St. Gsell, Monuments de l'Algérie, I, 1901, p. 122 ss. (Places publiques et leurs annexes); R. G. Collingwood, The Archaeology of Rom. Britain, 1930, p. 99 ss.; R. G. Goodchild, The Origins of the Romano-British Forum, in Antiquity, XX, 1946, p. 70 ss.; A. Grenier, Manuel d'arch. gallo-rom., II, 1958, p. 383 ss.