forsennato
Unicamente in If XXX 20 forsennata latrò sì come cane, detto di Ecuba la quale, avendo visti uccisi i figli Polissena e Polidoro, tratta " fuori di sé " dal dolore, ruppe in ululati ferini.
Il Buti chiosa: " Forsennata, cioè fuori di senno, cioè insanita, diventata furiosa; questo è vocabolo fiorentino ". In realtà si tratta di un gallicismo (antico francese forsener, provenzale forsenar), ma già bene ambientato nel fiorentino (se ne trovano esempi anche nel Mare amoroso 79 " che mi fa forsenar quando vi miro ", e nel Novellino XXVIII 3 " Lancialotto, quand'elli venne forsennato, per amore della reina Ginevra ").
L'aggettivo, mentre concentra in un punto diversi tratti dell'episodio ovidiano (Met. XIII 545-571 " exarsit... furit... exaestuat ira... "), segna il vertice e il compimento di una diversa progressione nella serie trista, misera, cattiva, dolorosa.