fortezza
In senso concreto f. è " luogo fortificato " per difesa od offesa. Lo scambio di significato tra l'astratto e il concreto era già nel provenzale forteza.
S'incontra una prima volta in If IX 108 la condizion che tal fortezza serra, dove la parola appare assai bene appropriata per indicare la città di Dite, vera e propria " fortezza ", cinta da forti mura e da profondi fossati, munita di torri e spalti e difesa dai diavoli e da terribili emblemi di spavento. In un secondo esempio (e come a tai fortezze da' lor sogli / a la ripa di fuor son ponticelli, / così..., XVIII 14), si ripete in similitudine l'immagine dei fossati che circondano i castelli, e si aggiungono i ponticelli che conducono dalle soglie interne al margine esterno del fossato. Senonché, mentre il nome di castelli (v. 11) rende per lo più il senso generico di borghi abitati, ordinariamente muniti di mura e fossi, l'immagine della città di Dite eretta a guisa di fortezza è preparata fin dal c. VIII (vv. 67 ss.) e ogni particolare è rivolto a raffigurare un luogo d'ira e di guerra. (Per questa differenza cfr. G. Villani I 12 " edificò in Troia la mastra fortezza, e castello reale ").
Gli esempi di f. occorrenti nel Fiore (XXI 9, XXXI 1, CCXIV 9, CCXVI 10, CCXVIII 14) concordano con quelli già visti e si riferiscono al castello fatto fondare da Gelosia, descritto (XXVIII-XXIX) con abbondanza di particolari di opere e apprestamenti difensivi.