fortificare
Verbo di derivazione dotta, della serie dei composti latini denotanti attività, frequenti nella prosa dantesca, rari in poesia; usato tre volte nel Convivio, con valore esclusivamente morale.
Nel primo esempio (III II 7), l'anima umana... naturalmente disia e vuole essere a Dio unita per lo suo essere fortificare, il verbo vale " render forte ", fino a " condurre a perfezione ", in quanto tutte le cose nell'unione con Dio attuano la perfezione del proprio essere.
Negli altri due esempi, parlandosi di pregiudizi tenacemente radicati circa la natura della nobiltà, il senso del verbo dato in participio (nel primo caso come aggettivo) è " rafforzato ", " consolidato ": per mala consuetudine e per poco intelletto era tanto fortificato [l'errore sulla bontà umana], che [l']oppinione, quasi di tutti, n'era falsificata (IV I 7); si promette ancora di riprovare lo giudicio de la gente piena d'errore; falso, cioè rimosso da la veritade, e vile, cioè da viltà d'animo affermato e fortificato (II 14), a commento del v. 15 di Le dolci rime.