FORTIFICAZIONE
Il termine f. solo in età moderna ha assunto il significato di struttura e apprestamento difensivo; la sua area semantica era coperta in latino dal termine munitio, ma più frequenti nelle fonti, a partire dal sec. 6°, sono le voci castra, castella, burgi e turres per indicare i siti fortificati (Ravegnani, 1983). In quell'epoca, del resto, il concetto stesso di città era strettamente legato alla presenza delle mura, come è evidente per es. nelle opere di Procopio.L'uso di fortificare insediamenti urbani o rurali oppure siti di valore precipuamente strategico, che caratterizzò profondamente il paesaggio medievale, venne ereditato dal mondo romano, così come i principali elementi delle tecniche fortificatorie. Nelle aree dell'Europa centrosettentrionale che rimasero ai limiti della romanizzazione le f. mantennero invece, fino almeno al sec. 10°, i caratteri tecnici propri della tradizione preromana, come la costruzione di opere di terra, palizzate di legno o di murature a secco.A partire dal sec. 3°, a seguito delle prime avvisaglie della crisi dell'Impero, vennero realizzati vasti interventi di f. o rifortificazione dei centri urbani e dei sistemi difensivi dei confini dell'Impero. Tali interventi impressero un duraturo assetto all'aspetto delle città della Gallia, della penisola iberica, delle province danubiane e dell'Italia, dove la stessa Roma venne fortificata con una nuova cinta muraria, iniziata dall'imperatore Aureliano nel 271. Gli interventi costruttivi sancirono molto spesso la riduzione delle aree urbane - che in molti casi subirono nei secoli successivi ulteriori contrazioni - e furono caratterizzati dal ricorso a materiale edilizio di recupero e al riuso delle preesistenze. Le strutture di f. urbana erano caratterizzate da muri di grande spessore, nei quali si aprivano porte e posterule, e da torri aggettanti, più alte delle mura, poste a distanza regolare. I diversi elementi erano collegati da camminamenti coperti, o semplicemente difesi dalle merlature, che permettevano alle truppe di percorrere rapidamente e con minori rischi il perimetro murario, spesso circondato da fossati.Dalla Tarda Antichità vennero realizzati sistemi difensivi lungo le nuove aree di frontiera, quali in Italia quelli dell'arco alpino, ereditati fra i secc. 5° e 6° dai Goti, che realizzarono anche altre f. (Settia, 1994). Nelle regioni rimaste, o ritornate nel sec. 6°, sotto la dominazione bizantina venne attuato un piano di costruzioni e di restauri sia di cerchie cittadine sia di sistemi difensivi, basato su fortezze, delle quali rimangono consistenti resti archeologici, specialmente nel Medio Oriente e nell'Africa settentrionale (Durliat, 1981; Ravegnani, 1983). Durante il periodo altomedievale continuò la costruzione di f. nell'Occidente mediterraneo e nell'Europa centrosettentrionale. In area longobarda sono noti interventi di f. in ambito urbano e la costruzione di sistemi difensivi sul confine con i territori bizantini, organizzata dai duchi di Benevento (v. Castello).Nell'Europa centrosettentrionale, ancora interessata da importanti movimenti migratori, vennero realizzati sistemi di f. che adottarono con assoluta prevalenza terra e legno, rilevati in gran parte grazie alle fotografie aeree e alle indagini archeologiche. In Danimarca restano importanti tracce di questi sistemi, per es. il Danevirke, risalente, secondo recenti analisi dendrocronologiche, al 737 ed edificato per la pressione degli Slavi nel meridione del paese.La crisi dell'impero carolingio determinò la necessità di nuovi interventi di f., realizzati anche in seguito alle aggressioni musulmane dal mare. In questo contesto vanno viste, in area romana, la costruzione della cittadella fortificata di Gregoriopoli presso Ostia (840 ca.), della civitas Leoniana, realizzata da Leone IV (847-855) intorno alla basilica di S. Pietro in Vaticano, e della città di Leopoli (854), nell'entroterra di Centumcellae (Pani Ermini, 1992). La cinta vaticana trova chiari riferimenti architettonici nelle mura aureliane, nonostante la riduzione delle dimensioni rispetto al modello tardoantico e la scarsa qualità delle tecniche edilizie impiegate (Gibson, Ward Perkins, 1979).A partire dagli ultimi decenni del sec. 9°, ma specialmente dai secc. 10° e 11°, si affermò il fenomeno dell'incastellamento, consistente nella nascita di insediamenti fortificati sorti per iniziativa signorile in ambito rurale, generalmente su siti elevati e naturalmente difesi. L'incastellamento, che ebbe luogo in una fase di riorganizzazione politico-economica dei territori rurali, favorì la concentrazione della popolazione ed ebbe come diretta conseguenza la nascita di nuovi centri di potere signorile. Tali centri erano fortificati mediante fossati e muri di cinta, lungo i quali erano disposte torri a pianta quadrangolare o 'a gola', che racchiudevano l'abitato, mentre la sommità del castello era occupata da una torre, talvolta associata a un palatium, circondata da un ulteriore recinto, che isolava la zona militare e signorile.Anche in ambito urbano dai secc. 11° e 12° si assistette a una ripresa degli interventi di f. con la costruzione o il restauro, nel caso di insediamenti fortificati in età romana, di cinte murarie poste a difesa dei centri cittadini emergenti e in continua espansione (v. Città).Dal sec. 12° gli sviluppi delle tecniche militari d'attacco, accanto all'esperienza maturata durante le prime crociate, portarono al perfezionamento delle strutture difensive e all'incremento della complessità dell'architettura militare. Un ulteriore momento di sviluppo delle tecniche fortificatorie avvenne infine a partire dalla metà del sec. 15°, in concomitanza con la diffusione delle armi da fuoco; in questa fase divennero più comuni le strutture murarie 'a scarpa', aumentarono gli spessori delle murature e diminuì l'altezza delle torri e delle cortine, allo scopo di offrire un bersaglio minore ai colpi degli assedianti.
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