FORTUNATI
Famiglia di attori comici, probabilmente di origine emiliana, ebbe come capostipite Domenico.
Domenico. Nato nel 1691, in luogo imprecisato, dovette intraprendere l'arte comica abbastanza presto e formarsi all'interno di alcune delle molte compagnie che tra Seicento e Settecento assicuravano la ricca circuitazione teatrale nell'Italia centrale. Nel pieno della sua maturità fu chiamato a far parte della compagnia del granduca di Toscana. Nel 1735 interpretò sui palcoscenici fiorentini il personaggio di Odoardo, un innamorato languido e intenso, riportando un discreto successo. Forte dell'apprezzamento ricevuto, in quello stesso anno Domenico dette alle stampe a Bologna l'ormai introvabile operetta tragicomica Le bellicose gare tra Geremei e Lambertazzi superate da Tibaldello finto pazzo per impegno d'onore, con la pompa solenne del gioco della porcellina (Bartoli). Ebbe non poche difficoltà e condusse una vita piuttosto grama, se i contemporanei, giocando con il suo benaugurale cognome, amarono etichettarlo Domenico Sfortunato. I suoi figli Giovanni Battista e Tommaso lo seguirono nella professione. Sconosciuto è l'anno della sua morte.
Giovanni Battista. Figlio di Domenico, nacque a Bologna probabilmente nel secondo quarto del Settecento. La sua statura bassa dovette influire non poco sulla scelta del nome d'arte, nonché sul ruolo svolto in commedia. Fu infatti conosciuto come Toto, diminutivo di trottola, e recitò prima come eccellente Arlecchino, poi come Truffaldino, cambiando con il volgere dell'età la parte in quella di caratterista. Attore alquanto versatile, divenne noto per saper cantare, utilizzare diversi dialetti e mettere insieme "bizzarrie capricciose e piacevoli" (Bartoli, p. 233). Fu certamente per queste molteplici qualità e per la spiccata duttilità sulla scena (recitava senza alcuna difficoltà sia con la maschera sia a viso scoperto), che Giovanni Battista si ritrovò nell'organico delle maggiori compagnie comiche settecentesche. All'apprendistato compiuto di sicuro con il padre fece seguito l'ingresso nella compagnia di Massimo Ferraresi, di cui sposò la figlia Elisabetta, attrice. Alla scomparsa del suocero (1767), Giovanni Battista entrò nella compagnia del capocomico milanese O. Paganini. Con questo si esibì nei teatri veneziani fino alla morte del capocomico, avvenuta nella città lagunare nel 1776. Nello stesso anno Giovanni Battista perse anche la moglie, dalla quale aveva avuto quattro figli: Anagilda, Giuseppe, Vincenzo (che continuarono la carriera artistica del padre) e Rosa. Nel 1777 passò nella compagnia di F. Paganini, figlio di Onofrio, e di A. Camerani. Si fece scritturare in seguito da P. Rossi e, quando costui si ritirò dalle scene dopo il carnevale del 1778, dal bolognese G. Lapy. Continuò così a recitare con successo a Venezia. Diventò collega di A. Morrochesi nel carnevale del 1779-1780. Fece parte della compagnia di F. Menichelli, col quale Giovanni Battista recitò al teatro S. Cassiano di Venezia durante il carnevale del 1795-1796, esibendosi non più come Arlecchino, bensì come Truffaldino. Come caratterista recitò nella compagnia diretta da Marta Colleoni dal 1796 al 1798, mentre, come apprezzato Truffaldino, fu in formazione con B. Zuccato, con il quale si esibì al teatro di Pisa nell'anno comico 1808. Alternando le piazze venete con quelle toscane Giovanni Battista si ritrovò nel teatro di S. Maria di Firenze nel corso del carnevale del 1813-1814, dove prese parte alla rappresentazione de La principessa filosofa di C. Gozzi. In tarda età, nel 1821, recitò come caratterista nella compagnia di F. Toffoloni al teatro S. Luca di Venezia. Si ignora la data precisa della sua morte, che dovette cadere di li a poco.
Tommaso. Sconosciuti sono gli estremi biografici di questo figlio di Domenico. Divenne un apprezzato Brighella, maschera nella quale riusciva assai bene, forse anche per predisposizione e inclinazione ereditata dalla famiglia di provenienza emiliana. Nel carnevale del 1775 fu nella troupe messa su da G. De Stefani e da F. Arisi, e recitò a Como come Pantalone. Nell'anno comico 1780-1781 prese parte alla formazione di F. Paganini sempre come Pantalone, perché il capocomico indossava la maschera di Brighella. Qui lavorò fino all'anno comico 1782-1783. Si unì in matrimonio con l'attrice Rosa Camerani, insieme con la quale si esibì almeno dal 1775 e dalla quale dovette probabilmente dividersi, se nell'elenco della compagnia Camerani, costituita nel 1782, dalla moglie e dal fratello di lei, Antonio, il nome di Tommaso non figura tra gli interpreti. Nel 1791 entrò di nuovo nella compagnia del Paganini, con il quale rimase fino al 1795. Non è nota la data di morte.
Anagilda. Figlia di Giovanni Battista e di Elisabetta Ferraresi, non conosciamo il luogo e l'anno della sua nascita. Seguì le orme dei genitori: dalla stagione 1790-91, e fino al 1793, fece parte della compagnia di F. Menichelli, recitando accanto ad A. Morrochesi. Nel 1781 sposò l'attore modenese Francesco Arisi. Dal matrimonio nacque una figlia, Anna, che insieme con la madre venne scritturata con il ruolo di serva nella troupe di A. Goldoni, operante al teatro S. Luca di Venezia, durante l'anno comico 1794-1795. L'anno successivo Anagilda uscì dalla compagnia ed entrò, con il marito, in quella di F. Paganini, attiva soprattutto a Venezia. Fece parte della troupe di G. Pellandi, che la scritturò nell'anno comico 1797-98; con questa rimase fino al 1799-1800, quando, nell'elenco delle attrici, è nominata anche la giovane Anna (Giardi, p. 230). Come "madre nobile" Anagilda si ritrovò nel 1802 insieme con il marito nella compagnia di A. Morrochesi, che in quell'autunno recitò a Lucca. Si ignorano luogo e data di morte.
Giuseppe. Non ne conosciamo gli estremi biografici. Fratello di Anagilda, ereditò dal padre il soprannome di Toto o Trottola, e, per non essere con lui confuso, venne chiamato Totino. Suo padre lasciò la maschera di Arlecchino per lui che ne fu degno interprete.
Per il carnevale del 1779 Giuseppe venne scritturato dalla compagnia di F. Paganini; nello stesso anno passò con il Morrochesi. Nel 1780 ritornò con il Paganini. Insieme con il padre entrò sicuramente nella compagnia del Menichelli e come Arlecchino calcò il palcoscenico del teatro S. Cassiano di Venezia nel 1796. Da questo anno fino al 1800 fece da caratterista nella troupe di Marta Colleoni. Sposò una certa Marianna, dalla quale ebbe almeno un figlio, Giovanni. Costei si incontra a più riprese con il marito e il figlio quale attrice generica scritturata dalle compagnie Zuccato e Mascherpa. Secondo il Rasi, per lui nel 1807 G. Giraud scrisse la parte di don Gregorio nell'Ajo nell'imbarazzo.
Giuseppe fu primo caratterista nella compagnia Mascherpa, presente a Pisa nell'ottobre 1813. Con lui recitava, oltre a Marianna, almeno il figlio Giovanni nelle parti ingenue, oltre che un Napoleone Fortunati e una Teresa Fortunati, che parrebbero essere, con molta probabilità, altri suoi discendenti.
Giovanni. Come il padre e il nonno venne designato Toto, soprannome divenuto di famiglia. Durante il carnevale del 1806-1807 recitò a Firenze al teatro del Cocomero; nel 1808 con la parte di ragazzo si trovò nella compagnia Zuccato a Pisa; sostenne lo stesso ruolo nella compagnia Mascherpa, negli anni 1813-1814. Oltre il luogo e la data di nascita se ne ignorano quelli di morte.
Vincenzo. Figlio di Giovanni Battista, si hanno poche notizie sul suo conto. Recitò nella troupe di F. Paganini nel 1780-81, insieme con lo zio Tommaso e con Rosa Camerani. Nella Paganini rimase fino al 1784-85, per rientrarvi nuovamente l'anno successivo. Nell'anno comico 1795-96 fu scritturato da A. Goldoni, operante al teatro S. Luca di Venezia, e con questo rimase fino al 1800.
Fonti e Bibl.: Ove non diversamente specificato, le indicazioni riguardano tutti i membri della famiglia. Roma, Biblioteca dell'Istituto d'archeologia e storia dell'arte, ms. 22: A. Colomberti, Cenni artistici de' comici italiani dal 1550 al 1780 compilati dall'artista comico Francesco Bartoli e dall'attore Antonio Colomberti continuati fino al 1880, t. I, p. 317; t. II, p. 196; F.S. Bartoli, Notizie istoriche de' comici italiani che fiorirono intorno all'anno MDC fino ai giorni presenti, Padova 1782, I, pp. 232-235; F. De Boni, Biografia degli artisti, Venezia 1840, p. 377 (per Domenico); L. Rasi, Icomici italiani…, I, Firenze 1897, p. 201 (per Anagilda); II, ibid. 1905, pp. 935-938; V. Pandolfi, La commedia dell'arte. Storia e testi, V, Firenze 1961, p. 404 (per Tiberio); M.I. Aliverti, Comiche compagnie in Toscana (1800-1815), in Teatro archivio, 1984, n. 8, pp. 206-208, 224 s. (per Giovanni Battista, Anagilda, Giuseppe); O. Giardi, I comici dell'arte perduta. Le compagnie comiche italiane alla fine del secolo XVIII, Roma 1991, pp. 136, 138, 146, 165 s., 194-197, 215-220, 229; Attori e famiglie comiche tra Sette e Ottocento. Il passaggio in Toscana, a cura di A. Tacchi, con prefazione di S. Ferrone, Firenze, in corso di stampa (per Giovanni Battista); Encicl. biogr. e bibl. "Italiana", N. Lionelli, Attori tragici. Attori comici, I, pp. 382 s.; Enciclopedia dello spettacolo, V, col. 553.