AFFAITATI, Fortunio
Forse figlio di Antonio (secondo un'ipotesi del Lancetti), nacque a Cremona nel 1510. Trasferitosi - forse dopo la morte del suo protettore, papa Paolo III (1549) - a Londra, dove gli Affaitati avevano forti interessi commerciali e amicizie, egli portò a termine i propri studi, divenendo professore di matematica (che l'insegnamento si sia svolto presso l'università londinese è mera congettura dei suoi biografi). Medico e astrologo, si rese famoso per le tesi espresse nelle sue Phisicae ac astronomicae considerationes, dedicate a Paolo III (Venetiis 1549). In quest'opera l'A. raccolse una serie di opuscoli, ch'egli aveva cominciato a stendere due o tre anni prima dell'apparizione di una cometa e dell'eclissi del 1547, avvenimenti preannunciati e discussi nel testo.
Essi sono nell'ordine: 1) De Androgyno a se ipso concipiente; 2) De peculiari magnetis ad polum descensu, seu mavis de ipsius magnetis ad polum conversione; 3) De vi synodorum et eclypsium; 4) De magnis proximo futuris accidentibus; 5) De mensibus attendendis in conceptu; 6) De varia gemellorum fortuna; 7) De causis cur magnes ad se ferrum attrahat; 8) De naturali animarum reditu in cadavera, saggio, quest'ultimo, dedicato a parte al cardinale Du Bellay.
Nel primo saggio l'A. negava, in polemica diretta con Averroè e Tommaso d'Aquino, la possibilità di concepimento senza contatto sessuale, contrastava cioè tanto all'ipotesi averroistica dell'acqua come veicolo, quanto a quella di un intervento diabolico, suggerita dall'Aquinate, essendo difficile poter attribuire al diavolo un'attività corporea. Queste tesi, ovviamente, lo esposero all'accusa di aver voluto negare la divinità del concepimento di Maria: e se ne difese, infatti, alla fine delle Considerationes, polemizzando con quanti avevano erroneamente interpretato il suo intendimento. Questo accenno ha fatto credere (Lancetti, Ansi) che vi fosse stata una precedente stesura dell'Androgynus, ma il Thorndike pensa che più probabilmente la difesa dell'autore è da riferirsi non già ad una precedente edizione o ad altra opera di cui non si ha notizia, ma a questo stesso primo saggio, che può aver girato in copie manoscritte prima di esser compreso nella raccolta del 1549.
Nell'opuscolo sul magnete l'A. discute l'immobilità della terra. In polemica con quanti consideravano l'attrazione del polo originata da una "causa occulta", egli afferma che ciò avviene per il moto circolare dei cieli attorno alla terra, immobile. Le sue affermazioni furono riibattute più tardi, nell'ambiente londinese, da W. Gilbert, nel suo De magnete magneticisque corporibus et de magno magnete tellure Physiologia nova, uscito a Londra nel 1600. La critica del grande fisico è per noi segno dell'attenzione che il mondo scientifico inglese prestò all'opera dello studioso cremonese.
Di grande interesse infine, per lumeggiare la posizione filosofica dell'autore, è l'ultimo opuscolo in cui si discute la possibilità di richiamare l'anima nel cadavere, secondo procedimenti naturali (mediante suffumigazioni, unguenti e polveri di gemme). Qui i riferimenti sono agli esempi di Gesù Nazareno e Apollonio di Tiana - e non possono non riportarci alle tesi eretiche del primo saggio - mentre la concezione dell'anima si presenta non diversa da quella del Pomponazzi e della università patavina. Purtroppo s'ignora ogni legame dell'A, con l'ateneo di Padova; e che la sua opera fosse stampata a Venezia non è motivo di per sé sufficiente a suffragare questa ipotesi. Ricordiamo tuttavia che la famiglia Affaitati ebbe nel sec. XVI stretti legami finanziari con la Repubblica veneziana. L'A. morì a quarantacinque anni, annegato nel Tamigi, non si sa se per disgrazia. Accenna a tale morte Niccolò Grudio, in un epigramma a lui dedicato.
Bibl.: L. Cavitelli, Annales Cremonenses, Cremonae 1588, ad annum 1585; N. Grudio, Poemata..., Lugduni Bat. 1612, C. 139; P. Coronelli, Biblioteca universale, Venezia 1702, n. LXXI; F. Ansi, Cremona Literata, II, Parmae 1706, p. 207; G. M. Mazzuchelli, Gli Scrittori d'Italia, I, 1, Brescia 1753, p. 165; J. C. Adelung, Fortsetzung zu Jöchers Lexicon, I, Leipzig 1784, p. 283; V. Lancetti, Biografia cremonese, I, Milano 1819, pp. 48-57; J. Denucé, Inventaire des Affaitadi, Anvers-Paris 1934, p. 37; L. Thorndike, A History of magic and experim. Science, V, New York 1941, pp. 269-273.