Fotino
Diacono di Tessalonica, partecipe dello scisma di Acacio, di cui fu amico; venne inviato al papa Anastasio II, che aveva mostrato l'intenzione di concludere pacificamente un pericoloso contrasto all'interno della Chiesa. Avendo il papa cercato di ridare ad Acacio la sua dignità e di riportarlo nel seno della Chiesa, suscitò, secondo la tradizione, una vivace opposizione nel clero romano; non poté tuttavia realizzare il suo proposito perché colpito dalla mano punitrice di Dio.
Questa tradizione, che ha la sua origine nel Liber Pontificalis (ediz. L. Duchesne, I, Parigi 1886, 258-259) e che fu ripresa dal Decretum di Graziano (I, Dist. 19, can. 9), passò poi nei cronisti medievali e specialmente nel Chronicon di Martino Polono (in Mon. Germ. Hist., Scriptores XXII, Hannover 1872, p. 421).
D., come sembra, fa di F. colui che indusse Anastasio a un'indulgenza remissiva fino alla colpa; dalla condanna che ne dà, si deduce anzi che D. pensò a una vera e propria adesione del pontefice all'eresia.
Il Nardi ha chiarito in modo definitivo la questione dei rapporti fra Anastasio e F.; ricordiamo perciò solo a titolo di notizia l'opinione di coloro, come il Del Lungo, i quali ritennero che Anastasio II papa sia stato condannato per errore, in seguito a una confusione con Anastasio I, imperatore, mentre, a un tempo, venivano anche fusi due personaggi, entrambi di nome Fotino.
Bibl. - Oltre ai commentatori, antichi e recenti, del passo di D., ora va visto soltanto B. Nardi, Il canto XI dell'Inferno, Roma 19552, 7-8 (poi in Letture dant. 193-207).