FOTINO (Φωῖεινός)
Eretico, diacono della chiesa di Ancira e discepolo di Marcello, quindi vescovo di Sirmio (Sirmium, nella Pannonia inferiore; oggi Mitrovica), condannato in varî concilî, già ad Antiochia nel 343 (iniziando la tradizione per cui, anziché col suo nome, "luminoso", è detto Σκοῖεινός "tenebroso"), fu deposto a Sirmio nel 351 ed esiliato. Tornò sotto Giuliano l'Apostata; esiliato di nuovo sotto Valentiniano, morì in Galazia nel 376.
Gli sono attribuiti varî scritti, in greco e in latino, fra cui un'opera contro tutte le eresie, una spiegazione del Credo, dei libri a Valentiniano. Si staccò dal suo maestro per aver dato alla sua teologia trinitaria una tinta anche più decisamente monarchianistica. F. distingueva il Figlio, cioè la persona di Gesù, in cui alla natura umana s'era unito il Verbo divino; ma questo Verbo era per lui una parte della sostanza divina, per cui ogni reale distinzione delle persone nella Trinità era annullata; chiamava Dio "Verbopadre" (λογοπάτορα; presso Nestorio, in F. Loofs, Nestoriana. Halle 1905, p. 305). Con ciò si distingueva anche da Sabellio e da Paolo di Samosata. Per l'omonimo diacono di Tessalonica, v. anastaslo II, papa.
Bibl.: T. Zahn, Marcellus von Ancyra, Gotha 1867, p. 139 segg.; F. Loofs, in Realencykl. f. prot. Theol. u. Kirche, 3ª ed., XV, Lipsia 1904, p. 372 segg.; O. Bardenhewer, Gesch. d. altkirchl. Literatur, III, 2ª e 3ª ed., Friburgo in B. 1912 e 1923, p. 123 segg.