fotomoltiplicatore
Fotorivelatore a vuoto di grandissima sensibilità, nel quale i fotoelettroni primari emessi da un fotocatodo sono accelerati e inviati su un elettrodo secondario (dinodo) dal quale estraggono, per emissione secondaria, elettroni secondari, i quali sono accelerati su un altro dinodo, e così via, con un processo a cascata (amplificazione interna) che termina con un anodo collettore. Talora indicati con PMT (Photo multiplier tube), essi sfruttano pertanto il fenomeno dell’emissione elettronica secondaria, grazie al quale un elettrone che colpisce con sufficiente energia particolari materiali può produrre l’emissione di elettroni secondari. Se il coefficiente di moltiplicazione elettronica secondaria g, pari al rapporto medio tra il numero di elettroni secondari emessi e di elettroni primari incidenti, risulta maggiore di 1, allora si ha amplificazione della corrente elettronica. Per ragioni di focalizzazione e di minimizzazione della dispersione dei tempi di transito, vi sono spesso anche elettrodi ausiliari. Il guadagno teorico totale, nel caso di n dinodi di pari guadagno g, risulta pari a g{[. Con un numero ragionevole di stadi si possono raggiungere valori di guadagno superiori a 106 (addirittura fino a 109). I principali tipi di fotomoltiplicatori sono a moltiplicazione continua, a campi statici incrociati, con dinodi a trasmissione, ibridi. (*)
→ Analisi chimica strumentale; Particelle elementari. Esperimenti