fotoromanzo
Racconto in posa
Storia a metà strada tra fumetto e cinema, con fotografie e attori al posto dei disegni, il fotoromanzo nacque in Italia nell'immediato secondo dopoguerra e divenne ben presto un nuovo genere di letteratura popolare. Dal nostro paese si diffuse in tutto il mondo e registrò un incredibile successo per quarant'anni, fino a quando venne soppiantato da nuovi generi di intrattenimento televisivo
Tra il 1946 e il 1947 un signore di nome Stefano Reda andava in giro per proporre alle case editrici italiane un'idea nuova. Di che si trattava? Semplicemente di un fumetto che avesse le fotografie al posto dei disegni. Ma le case editrici consideravano l'idea troppo bizzarra.
Alla fine una casa editrice romana, la Novissima, piccola ma consociata a Rizzoli, uno degli editori più importanti d'Italia, accettò l'idea. Il nuovo giornale, uscito per la prima volta l'8 marzo 1947, era un albo settimanale di sedici pagine e si chiamava Sogno. All'interno c'erano due storie narrate con fotografie, a puntate come una telenovela moderna.
Era la nascita di un nuovo mezzo di comunicazione che narrava per immagini fotografiche: il fotoromanzo (inizialmente il nuovo giornale si definì "settimanale di romanzi d'amore a fotogrammi"). Dopo pochi giorni un altro grande editore italiano, Arnoldo Mondadori, pubblicò un giornale di fotoromanzi il cui titolo era Bolero film. Il titolo era azzeccato, perché in fondo il fotoromanzo era simile a un film, solo che le immagini erano immobili e le fotografie stampate su carta.
Che storie narravano i fotoromanzi? Molte erano storie d'amore, ma altre erano riprese da romanzi famosi, come i Promessi Sposi di Alessandro Manzoni o I miserabili di Victor Hugo; altre dalla Bibbia; altre ancora erano inventate da celebri soggettisti.
Il successo dei fotoromanzi fu grandissimo: milioni di copie vendute ogni settimana. Nel giro di pochi anni nacquero moltissimi altri giornali e riviste. Tra queste ricordiamo il famoso Grand Hotel, un giornale che già esisteva ma che raccontava storie d'amore con fumetti tradizionali. Il successo fu tale che i partiti politici lo usarono come mezzo pubblicitario nelle campagne elettorali.
Quale fu il segreto di questo successo soprattutto tra i ceti popolari? La guerra era appena finita, l'Italia era povera, le persone sapevano leggere poco. Il fotoromanzo presentava storie semplici ma coinvolgenti, l'amore e l'avventura erano al centro delle trame e i personaggi risultavano positivi, sempre belli, eleganti. La gente si rifugiava in quelle storie per evadere dalla realtà dell'epoca e proiettarsi in un mondo bello e pulito, quello che un giorno sperava di poter realizzare.
Nacque così una vera e propria industria del fotoromanzo. Inizialmente i costumi e gli ambienti erano molto approssimativi, ma in seguito si resero necessarie scenografie create all'interno di appositi teatri di posa. C'erano poi il montaggio, il fotomontaggio, la cura della fotografia a volte ritoccata, la stampa su carta adatta.
A partire dagli anni Sessanta una casa editrice di Roma, la Lancio (si chiamava così perché prima stampava foglietti pubblicitari da lanciare con gli aerei), investì molto sul fotoromanzo. A interpretare le parti furono chiamati addirittura personaggi già famosi nel campo dello spettacolo (ricordiamo Giorgio Albertazzi, Renzo Arbore, Claudia Cardinale, Raffaella Carrà, Giuliano Gemma, Sandra Milo), mentre altri lo sarebbero diventati in seguito (Sofia Loren, Gina Lollobrigida, Ornella Muti).
Il fotoromanzo, invenzione tutta italiana, si è diffuso e affermato in quasi tutto il mondo, soprattutto in alcuni paesi europei come Spagna e Francia (poco nei paesi anglosassoni), in America Latina, in Messico, nei paesi arabi, in India.
Negli ultimi venti anni, per la verità, specialmente in Italia, il fotoromanzo ha perduto lettori: a leggerlo sono rimasti in pochi e tra essi vi sono soprattutto ragazze. I motivi sono molti, ma il più importante è quello che le storie del fotoromanzo si basano ormai su elementi sentimentali, con poca capacità di rinnovamento: insomma le storie sono un po' sempre le stesse, come nei romanzi di genere rosa più scadenti. Da non sottovalutare, inoltre, il fatto che il fotoromanzo è stato soppiantato dalle telenovelas diffuse attraverso la televisione.