GALGARIO, Fra
, Vittore Ghislandi, detto Fra G., pittore, nato il 4 marzo 1655 a Bergamo, ivi morto nel dicembre del 1743. Il padre suo Domenico, quadraturista e paesista, lo mise a studiare pittura con Giacomo Cotta e poi con Bartolomeo Bianchini. Recatosi ventenne a Venezia, ove si fece converso dell'ordine di S. Francesco di Paola, ampliò la sua esperienza pittorica, tanto che tornando nel 1688 a Bergamo vi apparve trasformato. Fu di nuovo a Venezia verso il 1690, per dimorarvi altri dodici anni, e si mise con Sebastiano Bombelli, molto assimilando della maniera di lui. Tornato poi a Bergamo verso il 1702, vi si trattenne generalmente, recandosi però nel frattempo più volte a Milano, dove eseguì molti ritratti, e nel 1717 a Bologna, dove fu eletto membro dell'Accademia Clementina. Se il G. dipinse da giovane a fresco nella casa Zanchi a Rosciate ed eseguì due pale per le chiese di Longuelo e di Sforzatica, come il Tassi suo amico e biografo ci attesta, tali opere e qualche altra del genere furono eccezioni alla sua feconda e assai apprezzata attività di ritrattista e di pittore di mezze figure caratteristiche, vivacemente studiate dal vero. Tra le sue opere noie mancano in massima parte le giovanili, mentre quasi tutte appartengono al Settecento. Ve ne sono di particolare importanza a Bergamo nell'Accademia Carrara e nelle raccolte private, a Milano al museo Poldi-Pezzoli, a Brera ed al Museo del Castello, a Venezia all'Accademia. Talvolta la pittura del G. ha quel risentito accento chiaroscurale che ha fatto notare in essa aspetti rembrandtiani. Il contatto con la tradizione veneziana avvenne in gran parte per il tramite del Bombelli; analogamente gli giovò di conoscere a Milano Salomone Adler, studioso di Rembrandt e di Rigaud. Altre volte più deciso nelle opere del G. è lo stacco delle zone del colore, delle rosse lacche, dei turchini, dei grigi luminosi, e più marcate sono le forme, talvolta con accenti moroniani. I suoi ritratti, quasi tutti virili, hanno un'ampia e disinvolta impostazione che spesso assume un carattere vivacemente decorativo; con acutezza spiritosa è espressa l'indole dei personaggi.
(V. tavv. LIII e LIV).
Bibl.: F. M., Vite dei pittori... bergamaschi, Bergamo 1793, II, pp. 57-74; V. Bernardi, Il pittore Fra V. G. da G., Bergamo 1910; M. Biancale, L'arte di frate V. G., in L'Arte, XV (1913), pp. 341-63; Il ritratto italiano dal Caravaggio al Tiepolo, Bergamo s. d., pp. 132 segg., 148, 153; L. Burchard, in Thieme-Becker, Künstler-Lexikon, XIII, Lipsia 1920 (con bibl.); P. Molmenti, in Boll. d'arte, 1918, pp. 57-60; G. Nicodemi, in Rass. d'arte, VII (1920), p. 200; U. Ojetti, L. Dami, N. Tarchiani, La pittura ital. del '600 e del '700 alla mostra di palazzo Pitti, Milano-Roma 1924.