fragilizzazione
s. f. Indebolimento, tendenza a diventare debole, fragile.
• E quei luoghi [Giorgio] Napolitano li ha elencati: «La Corte di giustizia del Lussemburgo, la Corte di Strasburgo, il Consiglio europeo». Sedi in cui il dibattito può svolgersi liberamente senza che nessuno abbia mai potuto fin qui affermare che non gli sia stato consentito. L’impegno quotidiano deve essere quello di lavorare sui grandi tempi che, una volta affrontati e risolti, faranno fare passi avanti a quel progetto di un’Europa unita, per cui Altiero Spinelli si spese, e che ora in una fase di «fragilizzazione» del consenso è condizionata ancora dalle vicende dell’approvazione del Trattato di Lisbona, e che non consente di fare «decisi passi avanti sulla via dell’integrazione». (Marcella Ciarnelli, Unità, 26 settembre 2009, p. 6, Politica) • Nel «Rapporto» […] si ricorda che a fine Ottocento si dava nelle elementari un’educazione in tal senso, che oggi nessuno intende farsi imporre pensieri o credenze, che si assiste alla «fragilizzazione» della morale comune, che moltiplica le richieste alla scuola di una morale sociale «pratica, laica e civica», e che nei programmi di francese per le medie esistono riferimenti al «fatto religioso» in uno spirito di laicità «rispettosa delle coscienze e delle convinzioni». (Francesco Margiotta Broglio, Corriere della sera, 11 maggio 2013, p. 58, Idee & opinioni) • A questo si aggiunga che guerre e turbolenze tra Libia e Siria, unite ai sintomi di fragilizzazione della lunga tregua che ha finora sedato le risse balcaniche, obbligano la Germania e i paesi che le fanno corona a occuparsi di Mediterraneo. Perché di qui provengono i flussi migratori che li investono. (Lucio Caracciolo, Repubblica, 31 marzo 2017, p. 41, Commenti).
- Derivato dall’agg. fragile con l’aggiunta del suffisso -izzazione.
- Già attestato nella Stampa del 17 marzo 1963, p. 7, Cronache della medicina (Alberto Midana).