Valeri, Franca
Nome d'arte di Alma Franca Maria Norsa, attrice cinematografica e attrice, autrice e regista teatrale, nata a Milano il 31 luglio 1920. In campo cinematografico è nota soprattutto per le sue parodie, sempre condotte con buon gusto ed eleganza drammaturgica, senza mai ricorrere a facili espedienti: la sua è una comicità di testa dalla quale traspaiono intelligenza e autoironia. Nella sua filmografia sono tuttavia presenti anche ruoli più complessi e sfumati, che ha interpretato rivelando non minore talento.
Fu nei salotti intellettuali e mondani di Milano che iniziò a tratteggiare quelle figure di donne superficiali che avrebbero poi accompagnato gran parte della sua carriera. Nell'immediato dopoguerra questi personaggi la fecero approdare alla radio; più tardi li inserì negli spettacoli del Teatro dei Gobbi (del quale fu tra i fondatori, insieme con Vittorio Caprioli, suo marito dal 1960 al 1974), prima in 'riviste da camera' (1951-1953) e quindi in rappresentazioni che fondevano rivista e commedia (1955-1958). Parallelamente intraprese un'intensa attività di attrice nel teatro di prosa (recitò tra gli altri per G. Strehler e M. Missiroli) e dal 1957 anche in televisione, dove partecipò a varietà, sceneggiati, atti unici (uno dei quali da lei scritto, Le donne balorde, del 1960). È stata inoltre autrice di commedie, da lei stessa interpretate (Le donne, 1960; Le catacombe, 1962; Questo qui, quella là, 1964; Meno storie, 1969; Non c'è da ridere se una donna cade, 1978; Le donne che amo, 1981; Tosca e le altre due, 1986; Senzatitolo, 1991; Sorelle, ma solo due, 1997). Tutti i suoi testi sono stati pubblicati: l'antologia Tragedie da ridere (2003) ne riunisce la maggior parte. A partire dal 1972 si è cimentata nella regia di opere liriche e dal 1986 anche di commedie. Nell'attività cinematografica, durata dal 1950 al 1983, fu quasi sempre autrice dei suoi dialoghi, ricalcati su quelli dei suoi testi teatrali o da lei scritti direttamente per lo schermo, anche se firmò (sempre in collaborazione) solo quattro sceneggiature. Molti dei suoi personaggi avevano un taglio grottesco, come le macchiette di derivazione teatrale (la coreografa ungherese in Luci del varietà di Alberto Lattuada e Federico Fellini, 1950; la signorina snob in Totò a colori, 1952, e la regina della 'posta del cuore' in Piccola posta, 1955, entrambi di Steno), le donne autoritarie (Un eroe dei nostri tempi, 1955, di Mario Monicelli; Il vedovo, 1959, di Dino Risi; Crimen, 1960, di Mario Camerini; Scusi, facciamo l'amore?, 1968, di Caprioli, da lei sceneggiato), le piccole borghesi in cerca di promozione sociale (Leoni al sole, 1961, di Caprioli, da lei sceneggiato). Ma impersonò anche figure patetiche di donne frustrate in cerca d'amore (Il segno di Venere, 1955, di Dino Risi, e Parigi, o cara, 1962, di Caprioli, entrambi da lei sceneggiati) e persino caratteri diabolici (Il bigamo, 1955, di Luciano Emmer). Di minore rilievo i suoi ruoli in Villa Borghese (1953) di Vittorio De Sica, Questi fantasmi (1954) di Eduardo De Filippo, Mariti in città (1957) di Luigi Comencini, La ragazza del palio (1957) di Luigi Zampa, Non perdiamo la testa (1959) di Mario Mattoli, Arrangiatevi! (1959) di Mauro Bolognini, Rocco e i suoi fratelli (1960) di Luchino Visconti, Io, io, io… e gli altri (1966) e La ragazza del bersagliere (1967), entrambi di Alessandro Blasetti. Dalla fine degli anni Sessanta è apparsa al cinema dolo in parti brevi e in film minori (diretta da registi come Bruno e Sergio Corbucci, Nando Cicero, Marco Aleandri, Enzo Castellari); da ricordare tuttavia Basta guardarla (1970) di Luciano Salce e L'Italia s'è rotta (1976) di Steno. Dopo vent'anni di assenza è tornata sullo schermo come coprotagonista di Tosca e le altre due (2003) di Giorgio Ferrara, tratto dalla sua commedia del 1986.
Franca Valeri. Una signora molto snob, a cura di E. Martini, Torino 2000.