Alighieri, Francesca (Checca)
Figlia di Bellino, una delle cinque che egli, morendo in S. Giovanni in Persiceto tra il 16 settembre e il 12 dicembre 1299, lasciò, per volontà espressa nel testamento, sotto la tutela congiunta della moglie Guccia del fu Guccio dei Farolfi da Monte S. Savino e del vecchio amico fiorentino Vanni di Importuno degli Importuni, anch'egli trasferitosi a Persiceto, e suo socio in affari di prestito. Inoltre Bellino lasciò come dote a lei, come ad altre tre figlie, la somma di 300 lire in bolognini. Questa dote fece apparire la ragazza un partito desiderabile per il proprio figlio Bartolomeo, al nobile Albertuccio da Sala, il quale, a nome e nell'interesse del figlio, riscosse la somma e poi l'amministrò. Sicché, quando il 23 agosto 1312 Albertuccio dettò il suo testamento, fu sua cura specificare un lascito al figlio sino alla concorrenza delle 300 lire, dote della moglie di Bartolomeo.
Le notizie della donna, che possediamo per il 1320 e per il 1323, sono legate alle vicende dei terreni in cui successivamente venne investita la sua dote. I coniugi dimorarono in Bologna nella Cappella di S. Bartolo in Palazzo, nella casa degli eredi di Albertuccio da Sala. Invece al 7 dicembre 1348 Checca era già vedova e risultava dimorante a Sala degli Aigoni, in località Stradella, nella casa degli eredi di Mino dei Ghisilieri.
Bibl. - G. Livi, D. in Bologna, Bologna 1918, IV, cap. IV; ID., D. e Bologna, ibid. 1921, II, cap. II; Piattoli, Codice 68-69, 76-77, 108, 121-122, 140, 192.