CUZZONI, Francesca
Nacque sicuramente a Parma, poiché alcuni libretti la indicano come "Parmeggiana"; l'anno di nascita riportato da tutti i repertori a partire dal Gerber, il 1700, è contraddetto da una testimonianza (cit. in Storia del teatro Regio di Torino, I, p. 263) dei duca di Luynes che la ascoltò a Parigi nel 1750, secondo la quale la C. dichiarava allora 59anni; sarebbe quindi nata nel 1691.
Studiò il canto con F. Lanzi; debuttò a Parma nel carnevale 1716cantando il ruolo di Galatea al teatro della Corte ducale nella Dafni (musica probabilmente di E. Astorga); nell'estate dello stesso anno cantò al teatro Formagliari, di Bologna in Alaricore dei Goti di G. B. Bassani e in Armidaabbandonata (musicaprobabilmente di G. Buini); nell'ottobre 1717interpretò nello stesso teatro la Merope di F. Gasparini e G. M. Orlandini. Nella primavera del 1717aveva inoltre cantato al teatro S. Agostino di Genova nell'Engelberta. Dal 173 fu per varie stagioni al teatro S. Giovanni Grisostomo di Venezia, dove cantò nell'Ariodante diC. F. Pollarolo (autunno 1718), nel Lamano di M. Gasparini e nell'IfigeniainTauride diG. M. Orlandini (carnevale 1719), nella Plautilla di A. Pollarolo (autunno 1721), nel Nerone di G. M. Orlandini e nel LucioPapirio dittatore di A. Pollarolo (carnevale 1721), nel Venceslao di ignoto autore e nel GiulioFlavioCrispo di G. M. Cappelli (carnevale 1722). Nei libretti di questo periodo la C. è definita "virtuosa di camera della Ser.ma Gran Principessa Violante di Toscana". Negli stessi anni la C. cantò anche al teatro di via del Cocomero a Firenze (Tacere et amare, estate 1717; Temistocle, autunno 1720), al teatro Pubblico di Reggio (Le Amazzoni vinte daErcole, di G. M. Orlandini, fiera 1718), al teatro di via della Pergola di Firenze (Scanderbegh, di A. Vivaldi, estate 1718; Il trionfo di Solimano e la festa teatrale Il trionfo della virtù, entrambe con musica di L. A. Predieri, estate 1719), al Regio Ducal Teatro di Milano (Amleto, musica di G. Vignati, C. Baglioni, G. Cozzi, 1719), al teatro Carignano di Torino (Il carceriere di se stesso, di Orlandini, 1720), al teatro Formagliari di Bologna (Farasmane, di Orlandini, 1720).
Alla fine del 1722la C. si recò a Londra ingaggiata per cantare nelle stagioni d'opera italiana organizzate da G. F. Haendel per la Royal Academy of Music al King's Theatre a Haymarket (tra l'altro fra la cantante e l'Accademia già qualche anno prima, nel 1720, erano intercorse delle trattative, che tuttavia avevano avuto esito negativo). Giunse a Londra alla fine di dicembre, attesa con grande curiosità e impazienza dal pubblico inglese: durante il viaggio aveva sposato il clavicembalista e compositore Pietro Giuseppe Sandoni, mandato da Haendel a prenderla in Italia. La somma offerta alla C., 2.000sterline l'anno, era superiore a qualsiasi altra pagata precedentemente. Il debutto londinese della C. avvenne il 12genn. 1723nella parte di Teofane, protagonista della nuova opera di Haendel Ottone; accantoalla C. cantarono F. Bernardi detto il Senesino, G. Berenstadt, G. M. Boschi, M. Durastanti e A. Robinson.
La C. ottenne subito un grande successo, stabilendo fin dall'inizio la sua reputazione di grande cantante nello stile espressivo e patetico. Nella stessa stagione interpretò anche Cajo Marzio Coriolano di A. Ariosti, Erminia di G. Bononcini e Flavio re dei Longobardi diHaendel; nella stagione successiva, 1723-24, apparve nel Farnace di Bononcini, nel Vespasiano di Ariosti, nella Calpurnia di Bononcini e nel pasticcio Aquilio; la fine della stagione vide il ritiro dalle scene della Robinson e la partenza per l'Italia della Durastanti, relegate. a ruoli secondari dall'arrivo della Cuzzoni.
Nel 1724fu invitata a Parigi dove, secondo L. Riccoboni, cantò con grande successo un mottetto e un salmo di G. Bononcini nella cappella di Fontainebleau ,(cit. in Gaspari, Catalogo..., I, p. 49). Tornata a Londra, nella stagione 1724-25, dopo aver cantato nel Tamerlano diHaendel e nell'Artaserse di Ariosti, ottenne grande successo nella Rodelinda, regina dei Longobardi di Haendel in cui le numerose arie di carattere drammatico e patetico permettevano alla cantante di mettere in rilievo nel modo più vantaggioso il suo peculiare stile vocale. Nella stagione 1725-26 la C. cantò nel pasticcio Elisa, nello Scipione e nell'Alessandro diHaendel: in quest'ultima opera comparve per la prima volta a Londra un'altra grande cantante, Faustina Bordoni. Nell'Alessandro erano previsti due ruoli femminili di uguale importanza, che Haendel musicò cercando di dare modo ad entrambe di fare sfoggio della loro arte. La C. e la Bordoni cantarono insieme nelle due stagioni successive al teatro di Haymarket, interpretando Lucio Vero di Ariosti, Admeto diHaendel, Astianatte di Bononcini (1727), Riccardo I, Siroe, e Tolomeore d'Egitto di Haendel (1727-28).
Le due cantanti avevano doti naturali e stili vocali molto diversi: la C. eccelleva nelle arie patetiche, la Bordoni in quelle brillanti; malgrado ciò, si stabilì quasi subito una rivalità fra le due cantanti, e si formarono veri e propri partiti, capeggiati dalle dame della nobiltà, che provocarono accese discussioni sulla superiorità dell'una o dell'altra, tanto che all'ultima rappresentazione dell'Astianatte di Bononcini (6 giugno 1727), i disordini causati dai partigiani delle due cantanti fecero talmente salire la tensione che queste si azzuffarono sulla scena. Questi episodi furono lo spunto per un libello, erroneamente attribuito al dr. Arbuthnot, The Devil to Pay at St. James's: or, a Full andTrueAccount of a Most Horrible and Bloody Battle Between Madam Faustina and Madam Cuzzoni, uscito nel giugno 1727, e per una farsa, rappresentata nel teatro privato dell'impresario Heidegger nel luglio dello stesso anno, The ContreTemps; orRival Queens, attribuita a C. Cibber.
La rivalità fra le due donne fu probabilmente una delle cause che contribuirono alla fine delle rappresentazioni operistiche alla Royal Academy: con una replica di Admeto il 1° giugno 1728 si chiuse l'ultima stagione organizzata dall'Accademia e la compagnia si disperse: la C. andò a Vienna con il marito, invitata dal conte P. J. Kinsky. LI ebbe occasione di cantare a corte, dove fu molto apprezzata dall'imperatore; tuttavia non ottenne il desiderato ingaggio dall'opera, poiché le sue richieste economiche (24.000 fiorini l'anno) parvero esagerate. Tornò quindi in Italia, per cantare di nuovo al teatro di S. Giovanni Grisostomo di Venezia nell'Onorio di F. Campi (autunno 1729), nell'Idaspe di R. Broschi, nell'Artaserse di J. A. Hasse e nel Mitridate di G. M. Giai (carnevale 1730). Nel maggio 1730 cantò a Piacenza; nel carnevale 1731-32 alla Pergola di Firenze nell'Arsace e nell'IfigeniainAulide, musicati da G. M. Orlandini, e nell'estate del 1732 ancora a Venezia, al teatro S. Samuele per la fiera dell'Ascensione, nell'Euristeo di Hasse. Nella primavera del 1734 la C. tornò in Inghilterra, per partecipare alle rappresentazioni al teatro in Lincoln's Inn Fields organizzate e dirette dal compositore napoletano N. Porpora in contrapposizione a quelle di Haendel., La C. vi interpretò nel 1734 Arianna a Nasso ed Enea nel Lazio di N. Porpora; nella stagione successiva 1734-35 (in cui la compagnia si trasferì al teatro di Haymarket) Artaserse diHasse e R. Broschi; Polifemo di N. Porpora, Issipile di P. Sandoni e Ifigenia in Aulide di Porpora; nella stagione 1735-36 Adriano in Siria di F. M. Veracini, Mitridate di Porpora, il pasticcio Orfeo e un Onorio di autore ignoto.
Non si sa con precisione quando la C. abbia lasciato l'Inghilterra; non pare tuttavia abbia partecipato all'ultima stagione diretta da Porpora nel 1736-37. Nel 1737-38 si trovava comunque a Firenze, per cantare alla Pergola nell'Olimpiade e nell'Ormisda entrambe di ignoto autore, e nell'azione drammatica Le nozze di Perseo e Andromeda, di G. Orlandini (9 aprile 1738); nella stagione del 1738-39 era a Torino, al teatro di corte, dove sostituì la prima donna Santa Santini, ammalata, nelle opere Ciro riconosciuto di L. O. S. Leo e La clemenza di Tito di G. Arena, ottenendo l'altissima cifra di 8.000 lire. Nel 1740 fu tra i cantanti della compagnia viaggiante di A. Mingotti, con cui si recò ad Amburgo, dove prese parte ad un concerto al Kaiserhof e alle rappresentazioni del pasticcio Ipermestra. L'anno seguente apparve su un giornale londinese la notizia che la cantante, tornata in Italia, era stata condannata a morte per aver avvelenato il marito; la notizia sembra tuttavia priva di fondamento (cfr. O.E. Deutsch, Haendel..., p. 521). Nel 1742 la C. si trovava ad Amsterdam, dove diede tre concerti il 15 febbraio. 4 marzo e 4 aprile, insieme col maestro di cappella del duca di Brunswick-Wolfenbüttel, G. Verocai., e dove pubblicò una raccolta di terzetti, Il Palladio conservato, componimenti di armonie. La notizia riferita da J. B. Laborde (Essai, p. 326) che ella fosse imprigionata per debiti in Olanda e riuscisse a pagarli con il ricavato di alcune esibizioni, potrebbe riferirsi a questo periodo.
Il 28dic. 1745 venne assunta alla corte del Württemberg, a Stoccarda, come cantante da camera, con uno stipendio di 1.000 talleri e il compito di collaborare anche alle esecuzioni nella cappella ducale cattolica. Il contratto le fu rinnovato il 28 dic. 1746 per un altro anno e con decreto dell'11 marzo 1747 per altri tre anni, con la clausola però che, se avesse perso la voce, il duca si riservava ulteriori disposizioni. La C. non terminò il suo servizio a Stoccarda, poiché all'inizio del 1749 era ritornata a Bologna. Nel febbraio 1750 si recò a Parigi, dove cantò davanti alla regina Maria Leszcyńska; di lì tornò per la terza volta a Londra, dove il 18 maggio diede un concerto, insieme al violinista F. Giardini.
Secondo la testimonianza di C. Burney (A General History, p. 308), che assistette al concerto, la sua voce era ridotta ad un filo e le sue meravigliose qualità quasi scomparse. Il 2agosto fu arrestata per debiti, e liberata per l'intervento dei principe di Galles. Nel 1751 si esibì in altri due concerti a Londra: il 16 aprile al Haymarket Theatre e il 22 maggio nella sala di mr. Hickford, eseguendo arie dalle opere di Haendel che la avevano resa famosa, Ottone e Giulio Cesare, e dall'oratorio Samson dello stesso autore. L'ultimo concerto fu preceduto da una lettera della C. pubblicata sul General Advertiser in cui la cantante pregava il pubblico di intervenire al suo concerto per permetterle di pagare i suoi creditori (cfr. Deutsch, pp. 709 s.). Sembra che la C. sia morta in miseria a Bologna nel 1772, costretta per sopravvivere a fabbricare bottoni.
La voce della C. aveva un'estensione dal do3al do5, una intonazione perfetta e una sorprendente uguaglianza di registro; la cantante era, inoltre, particolarmente ammirata per il gusto e la delicatezza con cui sapeva ornare le melodie, per il suo trillo che la faceva paragonare ad un usignolo, per "l'arte di condur la voce, di sostenerla, rinforzarla e ritirarla con quei gradi dovuti ad una perfezion tale, che le dava il meritato nome di maestra". (G. B. Mancini, Riflessioni .. , p. 33). Malgrado la sua figura bassa e tozza fosse poco adatta alla scena, e possedesse modeste doti di recitazione, la bellezza e dolcezza della voce e il suo potere di espressione le consentirono di emergere tra le grandi interpreti del suo tempo e di riscuotere grandi consensi di critica e di pubblico.
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