Francesca Romano
Quando l’idea ha ‘un tocco di magia’
Storia di una ragazza romana di 28 anni, che per caso ha inventato Atooma: una applicazione pensata per essere messa in rapporto con l’utente, adattandosi alla vita del singolo e assecondando le sue abitudini. Premiata a Barcellona come la migliore applicazione dell’anno.
Si chiama Atooma ed è considerata la migliore applicazione dell’anno, premiata con il Mobile Premier Awards al Mobile World Congress svoltosi a Barcellona il 25 febbraio 2013 tra oltre 1400 partecipanti. Chi l’ha inventata la definisce ‘il lego dei Mobile’, per spiegarla ai neofiti. Più precisamente: acronimo di ‘a touch of magic’, Atooma è un’applicazione che permette di automatizzare il proprio smartphone Android. Usando l’istruzione If then – strumento della programmazione informatica – gli sviluppatori hanno creato un’applicazione che non richiede esperienza di programmazione: Atooma permette all’utente, anche a quello meno tecnologico, di combinare insieme quello che c’è sul proprio smartphone – app, dati personali, wifi, sms ecc... – con una configurazione semplice, alla portata di tutti. Per esempio: se piove o c’è traffico, la sveglia viene anticipata. Oppure: se sono a casa, Atooma mi connette alla rete preferita e attiva le notifiche Facebook.
Atooma dunque è un prodotto mobile che si adatta alla vita del singolo, alle sue abitudini.
Un’applicazione rivoluzionaria perché è la prima che si mette in rapporto con l’utente. Stupisce che a inventarla sia stata una ragazza di 28 anni. Romana, nata e cresciuta a piazza Bologna, liceo Giulio Cesare, Università La Sapienza, genitori divorziati, mamma impiegata alla Biblioteca Nazionale, papà pensionato, ex impiegato della Banca di Roma. Questa è la storia di una ragazza qualunque che oggi vive tra Roma e la Silicon Valley, che dà lavoro a 5 persone e viene ricevuta da dirigenti TIM, Wind e Samsung, tutti possibili acquirenti della sua start up. Lei si chiama Francesca Romano. E confessa che se non si fosse rotta un piede, forse Atooma non sarebbe mai nata. Perché è durante quel mese d’immobilità, nel 2011, un mese a letto a guardare la televisione, la prima volta in vita sua che non ha impegni (bambina che fa pianoforte, tennis, inglese, adolescente che gioca a pallavolo, assiste gli anziani, viaggia, e infine studentessa che lavora come cameriera, commessa, cuoca), ebbene è proprio in quei giorni che per ribellarsi allo stato di apatia, e al destino in generale («here think is happen» dice sempre lei) cercando su Internet, Francesca trova InnovAction Lab, un corso che forma ragazzi per creare startup. Invia il curriculum per accedere al gruppo. Riprende la tesi di laurea in Design dei Sistemi, che aveva per tema l’uso del Mobile nel futuro. Posta sulla pagina Facebook il video della tesi, quello con le palle colorate. Ottiene qualche ‘mi piace’. Conosce gli altri del gruppo, per un po’ si scrivono, condividono progetti. Finché arriva la seconda fase: l’incontro. Devono conoscersi per formare i team. L’accompagna il padre che rimane ad aspettarla fuori, lei non vuole aiuto, ha le stampelle e il tutore, ma può farcela da sola. Arranca, si appoggia al muro, si scoraggia, pensa che nessuno la sceglierà mai, in quelle condizioni, già si presenta come un peso, un ingombro, ma poi reagisce, recupera forza, avanza, infine si siede, sempre sicura però che rimarrà sola, chi vuoi che l’avvicini.
E invece si avvicina una ragazza.
Questa è la storia di Atooma, l’applicazione più famosa dell’anno, in origine video demo di una tesi di laurea, poi, grazie all’InnovAction Lab, prodotto reale da mettere sul mercato. Il premio di Barcellona è solo il coronamento di un percorso che in breve tempo ha visto Atooma partecipare e vincere diversi altri concorsi e selezioni.
«Here think is happen», dicono gli americani, e ripete Francesca. E chissà che il suo here non sia l’America, ma il tempo. In questo tempo, questa generazione le cose le fa succedere. Anche in Italia.
La super app
La startup romana Atooma, nata nel 2011 alla scuola per aspiranti startupper InnovAction Lab, è arrivata al Mobile World Congress di Barcellona, dopo aver già collezionato premi importanti in competizioni come Mind the Bridge, Frontiers of Interaction, Codemotion e Technology Review, e dopo aver ricevuto 60.000 euro di finanziamento dall’incubatore Enlabs. Oltre che da Francesca Romano, il team è formato da tutti under 30: Fabrizio Cialdea, Gioia Pistola, Andrea Meriggioli.
Guerra di app
applicazioni disponibili su Apple 900.000
applicazioni disponibili su Google 1.000.000
guadagno quotidiano nel 2012 per le applicazioni Apple 15 mln $
guadagno quotidiano nel 2012 per le applicazioni Google 3,5 mln $