REPACI, Francescantonio
RÉPACI, Francescantonio (Francesco Antonio). – Nacque a Palmi (Reggio Calabria) il 23 dicembre 1888 da Antonino e da Carmela Saffioti; ebbe due fratelli e una sorella. Il 21 dicembre 1939, a Torino, sposò Silenide Pizzighini; non ebbe figli.
Il terremoto calabro-siculo del dicembre 1908 lo sorprese a Palmi, al termine degli studi liceali.
Nel gennaio del 1909, ritenendo di essere di peso per la famiglia, «partì da solo alla ventura» e raggiunse Torino, dove il comitato dei profughi gli propose l’ospitalità del convitto nazionale di Aosta per completarvi gli studi presso il liceo Vittorio Emanuele principe di Napoli (Omaggio a un economista della finanza: Francesco Antonio Répaci, a cura di D. Ferraro, Reggio Calabria 1978, pp. 27, 53). Alla fine dello stesso anno iniziò a frequentare la facoltà di giurisprudenza dell’Università di Torino come studente lavoratore – era stenografo presso l’Agenzia Stefani – e si laureò nel 1913 con una tesi in scienza delle finanze sulle giurisdizioni fiscali, relatori l’economista Luigi Einaudi e il giurista Antonio Castellari.
Dal settembre 1913 svolse il servizio militare, partecipando poi alla prima guerra mondiale. Nel novembre del 1919 tornò a Torino «un po’ sbandato», in cerca di occupazione, ma nei primi mesi del 1920 divenne segretario di Einaudi e da allora quel contatto fu strettissimo: «una consuetudine di vita […] che durò quasi cinquanta anni e andò oltre quello che era il comune interesse per le scienze economiche, per investire anche i rapporti personali di amicizia e di familiarità» (S. Salerno, A Leonida Répaci. Dediche dal ’900, prefazione di R. Nigro, Soveria Mannelli 2003, p. 179).
Dal maggio 1920 iniziò a collaborare con La riforma sociale. Rivista critica di economia e finanza, diretta da Einaudi, sino alla soppressione disposta nel 1935 dal prefetto di Torino; fu quindi redattore della Rivista di storia economica, fondata e diretta dallo stesso Einaudi, dal 1936 sino alla chiusura nel 1943.
Sempre nel 1920, ebbe l’incarico dal Comune di Torino di dirigere l’Ufficio di statistica e il relativo Bollettino mensile del lavoro e della statistica, incarichi che mantenne sino al 1926. Libero docente in scienza delle finanze e diritto finanziario già nel 1925, fu «ternato» al concorso di scienza delle finanze del 1926 presso la facoltà di giurisprudenza dell’Università di Cagliari e, chiamato nello stesso anno per quell’insegnamento, come professore «non stabile», presso la facoltà di giurisprudenza dell’Università di Bari, vi restò sino al 1935.
Da una relazione del 1933 per il ministero dell’Educazione nazionale, redatta dal preside di giurisprudenza, si evince che Répaci, pur avendo aderito a suo tempo al manifesto degli intellettuali antifascisti di Benedetto Croce, era intenzionato a presentare domanda di adesione al Partito nazionale fascista (PNF) in corso d’anno; nel 1947, in una lettera a Einaudi, scriverà di essersi «iscritto per necessità di vita».
Répaci fu quindi ordinario di economia politica nella facoltà di giurisprudenza dell’Università di Modena dal 1935 e in quella di Padova dal 1938. Tra il 1938-39 e il 1940-41 fu incaricato di scienza delle finanze nella facoltà di giurisprudenza dell’Università di Bologna e di economia e finanza corporativa presso la locale scuola di perfezionamento nelle discipline corporative.
Negli anni tra l’armistizio dell’8 settembre 1943 e la Liberazione non sono disponibili notizie.
Nel 1949 subentrò a Einaudi nella cattedra torinese di scienza delle finanze e diritto finanziario e fino al 1964 diresse il Laboratorio di economia politica Cognetti de Martiis, quando lasciò l’insegnamento per raggiunti limiti di età.
Fu socio dei Lincei e di altre istituzioni come l’International Fiscal Association di Amsterdam, e i parigini Institut international des finances publiques e Société d’économie politique.
Negli anni 1920-26 la sua attività professionale e di ricerca fu distribuita tra l’Ufficio statistico del Comune di Torino, il Bollettino mensile del lavoro e della statistica e la redazione della Riforma sociale.
Il primo numero del Bollettino uscì nel gennaio del 1921, con un programma che manifestava l’interesse della direzione per i temi economici, finanziari e sociali, con la pubblicazione delle relative statistiche, senza perdere il legame del locale con il generale.
La riforma sociale (d’ora in poi RS), fondata nel 1894 da Francesco Saverio Nitti e Luigi Roux, affrontava tematiche vicine al momento distributivo e dell’equità, mentre la seconda serie, diretta da Einaudi, fu legata all’aspetto della produzione e dell’efficienza. Il comitato direttivo includeva Giuseppe Prato, redattore capo, Alberto Geisser e Pasquale Jannaccone, con Répaci segretario di redazione dal 1922 e redattore responsabile dal 1924.
L’ambiente scientifico della RS caratterizzò il suo impegno di studioso, che si concentrò sia su temi di economia applicata e di finanza pubblica, sia su un atteggiamento pragmatico con metodologie statistiche.
Il primo elemento di interesse del sessennio torinese riguardò due pubblicazioni sulla RS, nel 1922-1923, del Gruppo libero scambista italiano, prefate da Prato ed Einaudi. Il secondo fu quello della finanza locale, per il quale vanno menzionati i lavori nel Bollettino sui bilanci dei Comuni durante il primo conflitto mondiale (1921) e la pressione tributaria dei grandi Comuni (1923), nonché, sulla RS, le rassegne di documenti del ministero delle Finanze in cui auspicava il potenziamento delle informazioni sulla finanza degli enti territoriali (1927). Il terzo elemento di interesse fu costituito, sempre sulla RS, dall’analisi della gestione finanziaria e delle ragioni degli elevati disavanzi delle Ferrovie dello Stato (1922-25). Da aggiungere, alcune note critiche sul calcolo, ritenuto insoddisfacente, dell’indice del costo della vita da parte degli uffici statistici comunali.
Esaurita la collaborazione al Bollettino con l’inizio dell’attività presso l’Università di Bari, proseguì invece con notevole intensità quella con la RS, con argomenti in linea con quelli del precedente periodo: la gestione finanziaria delle Ferrovie dello Stato, con valutazione critica dei bilanci sino al 1934; i tributi locali, con recensioni di opere del ministero delle Finanze (1926-34); il peso della burocrazia e dei pensionati dello Stato, con rielaborazioni dei dati della Ragioneria dello Stato (1932-34).
In quest’ultima fase potenziò la linea di ricerca sui bilanci dello Stato (1934), che proseguì anche dopo il trasferimento a Modena e a Padova (1937, 1939). Accanto all’interesse per la finanza centrale, il volume sulle finanze degli enti locali e corporativi (1936) fu certamente innovativo, riportando i dati delle spese, delle entrate e dei mutui passivi.
Dopo l’iscrizione al PNF nel 1934, i titoli, le espressioni, la collocazione editoriale delle pubblicazioni di Répaci mostrano un suo avvicinamento al fascismo. Accanto al volume La finanza italiana fascista (Padova 1939) è significativa la sua partecipazione al Dizionario di politica (I-IV, Roma 1939-1940), opera, voluta dallo stesso Benito Mussolini, che «raccolse molte intelligenze, incluso qualche intellettuale eretico come Federico Chabod, Arturo Carlo Jemolo, [ecc.]», e per la quale Répaci scrisse molte voci di finanza pubblica e fu di fatto responsabile per le sezioni accese all’economia e alla finanza (A. Pedio, La cultura del totalitarismo imperfetto. Il Dizionario di politica del Partito nazionale fascista, Milano 2000, pp. 30-32).
Negli anni tra la caduta del fascismo e la fine del conflitto lavorò su un tema minore dell’entrata fiscale, quello del gioco del lotto.
Nel secondo dopoguerra si occupò del costo finanziario dei due conflitti mondiali e delle guerre in Etiopia, Spagna e Albania (1960).
Dopo la collaborazione alla quarta edizione del Sistema tributario italiano di Einaudi (Torino 1939; prima ed. 1932) e la pubblicazione delle sue Lezioni di scienza delle finanze (Padova 1946), le riforme di Ezio Vanoni richiesero profondi aggiornamenti nella manualistica e così lo stesso Einaudi volle – e di questo Répaci andò particolarmente fiero – che la quinta edizione del suo manuale portasse il nome di entrambi (Torino 1954).
Di rilievo è la storia delineata in La finanza pubblica italiana nel secolo 1861-1960 (Bologna 1962), nella quale Répaci trattò di questioni di metodo per rendere comparabili i rendiconti ufficiali, nonostante i cambiamenti degli ordinamenti contabili e le deroghe dalle norme, mediante la ricostruzione contabile dei dati ufficiali, fornendo in questo modo una riflessione su usi e abusi delle regole nella formazione dei bilanci e sul controllo del cittadino sulla cosa pubblica e sulla classe politica. Le sue ricerche sulla storia quantitativa della finanza centrale e locale sono ancora quelle più note e utilizzate dai cultori della materia.
Répaci svolse analisi di tipo quantitativo e quindi la sua produzione comprende pochi lavori di teoria. Tra questi vanno citati, oltre ai già ricordati due scritti del Gruppo libero scambista italiano (1922-1923), i saggi Francesco Ferrara uomo politico (in Giornale degli economisti e Annali di economia, n.s., XXXIII (1974), 5-6, pp. 361-376) e La teoria dell’imposta economica: prolusione al corso di scienza delle finanze e diritto finanziario letta il 20 gennaio 1950 nella Università di Torino (Milano 1950). Mentre i primi lavori hanno un contenuto descrittivo, il saggio sull’imposta economica «merita di essere ricordato per la sua coerente delineazione della teoria economica dell’imposta in un sistema di mercato» (F. Forte, Attilio Garino Canina, Antonio Calandra e Francesco Antonio Répaci, studiosi di politica economica e scienze delle finanze, in La scuola di economia di Torino. Co-protagonisti ed epigoni, a cura di R. Marchionatti, Firenze 2009, p. 186). Tuttavia, come è frequente tra gli economisti applicati, l’analisi della finanza pubblica di Répaci ha per lo più valenza descrittiva.
Morì il 26 luglio 1978 nella sua città di adozione, presente sino alla fine nella sua stanza del Laboratorio di economia politica Cognetti de Martiis.
Opere. Oltre alle opere citate nel testo si ricordano: La difesa del contribuente in materia di tributi, Torino 1924; I risultati finanziari della gestione delle Ferrovie dello Stato, 1905/06 - 1923/24, Torino 1925; La finanza italiana nel ventennio 1913-32. La gestione del bilancio, del patrimonio e della tesoreria dello Stato, Torino 1934; Le categorie del bilancio dello Stato e la confrontabilità dei rendiconti, in Studi in onore di Federico Flora, Bologna 1937; Le spese delle guerre condotte dall’Italia nell’ultimo quarantacinquennio (1913/14 - 1957/58), in Rivista di politica economica, s. 3, L (1960), 4, pp. 695-713; Scritti di economia e finanza (I, Problemi tributari. Tariffe doganali e commercio internazionale. Trasporti terrestri e marittimi, Milano 1967; II, Economia e finanza locale. La finanza degli enti corporativi, Milano 1970; III, I giochi d’azzardo in Italia. Prezzi e consumi, Milano 1970); Ricordo di Luigi Einaudi attraverso alcune lettere, in Giornale degli economisti e annali di economia, n.s., XXXII (1973), 5-6, pp. 281-304; Accanto a Luigi Einaudi, in Annali della Fondazione Luigi Einaudi, VIII (1974), pp. 53-58.
Per la bibliografia di Répaci si veda inoltre F. A. R., in Statistica, XVI (1956), 2, pp. 300-305; Omaggio a un economista della finanza: F. A. R., a cura di D. Ferraro, Reggio Calabria 1978, pp. 73-88.
Fonti e Bibl.: Torino, Fondazione Luigi Einaudi (FET), Fondo Luigi Einaudi, sez. 2-3, 1919-61; Roma, Banca d’Italia, Archivio storico, Direttorio Einaudi, n. 24, f. 5, sottof. 6; Università di Torino, Archivio storico, Registro di matricola delle Facoltà di Giurisprudenza e di Lettere e filosofia.
A. Fraccacreta, I primi anni della Facoltà giuridica a Bari, in Studi in onore di Michele Barillari, Bari 1936, ad ind.; L. Einaudi, Del fare statistiche finanziarie, in Id., Nuovi saggi, Torino 1937, pp. 362 s.; Omaggio a un economista della finanza: F. A. R., a cura di D. Ferraro, Reggio Calabria 1978, pp. 53-72; G. Demaria, R. e il pensiero economicistico piemontese, in Rivista internazionale di scienze economiche e commerciali, XXVII (1980), 6, pp. 501-506; F. Forte, Ricordo di R., Società italiana degli economisti, 1980 (rist. in La simmetria imperfetta. L’insegnamento della finanza pubblica nell’Università di Bari, a cura di N. d’Amati - C. Coco - A. Uricchio, presentazione di C. Petrocelli, Bari 2009, pp. 61-66); Una rivista all’avanguardia. La “Riforma Sociale”, 1894-1935. Politica, società, istituzioni, economia, statistica, a cura di G. Bravo - C. Malandrino, Firenze 2000 (in partic. C. Malandrino, Introduzione, pp. XV-XIX; D. Marucco, I numeri di una società dinamica. La scienza statistica e i suoi cultori, pp. 277-296); R. Faucci, La scuola di Torino e il pensiero economico italiano, in La scuola di economia di Torino. Da Cognetti de Martiis a Einaudi, a cura di G. Becchio - R. Marchionatti, Pisa-Roma 2005, pp. 48-54; F. Forte, Attilio Garino Canina, Antonio Calandra e F. A. R., studiosi di politica economica e scienze delle finanze, in La scuola di economia di Torino. Co-protagonisti ed epigoni, a cura di R. Marchionatti, Firenze 2009, pp. 178-194; R. Marchionatti - F. Cassata - G. Becchio - F. Mornati, “Quando l’economica italiana non era seconda a nessuno”. Luigi Einaudi e la Scuola di economia di Torino, in Luigi Einaudi nella cultura, nella società e nella politica del Novecento. Atti del Convegno, Torino ... 2009, a cura di R. Marchionatti - P. Soddu, Firenze 2010, pp. 57-63.