ACCOLTI, Francesco (detto Francesco Aretino o, per antonomasia, l'Aretino)
Figlio di Michele e di Margherita Roselli, nato ad Arezzo tra il 1416 e il '17, fu scolaro di Francesco Filelfo a Siena tra il 1434 ed il 1438 (ma forse l'aveva potuto ascoltare già a Firenze). Vi ebbe anche maestri di diritto Antonio Mincucci da Pratovecchio e Ludovico Romano; assai dubbio, invece, è un soggiorno a Bologna, ricordato dal Panciroli. Nel 1442 a Firenze scrisse un carme per quel certame coronario dell'Alberti, poi non avvenuto; due anni dopo era a Ferrara, e inviava sue rime a Isotta d'Este, vedova di Oddantonio da Montefeltro. Professore all'università di Ferrara, nel 1450 gli venne affidato l'insegnamento del diritto civile (ma il decreto di Lionello d'Este accennava ai molti anni già di magistero), confermatogli il 20 genn. 1451 da Borso d'Este, successo a Lionello. Poco dopo l'A. si trasferì a Siena come lettore straordinario; il concistoro, qualche mese dopo, lo nominava lettore ordinario di diritto canonico (ag. 1451) con decorrenza dal 18 ottobre dello stesso anno. Nonostante un tentativo di Borso d'Este di riavere a Ferrara l'A. (tentativo respinto con cortese fermezza dai priori di Siena), questi insegnò ininterrottamente fino al 1457, quando, il 19 agosto, venne da Borso d'Este nominato professore di diritto canonico e civile a Ferrara; gli era inoltre confermata la carica di consigliere del duca, con l'autorizzazione ad intervenire al Consiglio quando gli piacesse e con l'obbligo, per gli altri consiglieri, di seguire il parere dell'A. nei casi dubbi. Al servizio del duca, partecipò così ai negoziati per la determinazione dei confini tra gli Estensi e Venezia (1459). Scaduti i suoi impegni, nominato consigliere segreto di Francesco Sforza il 22 maggio 146 I, si trasferì a Milano, ad insegnarvi nello Studio. Nel 1464 lo Sforza lo inviava a Roma per pronunciarvi, a suo nome, l'orazione gratulatoria al nuovo pontefice Paolo II e nel 1465 gli concedeva la liberazione di Francesco Filelfo, incarcerato dal cardinale Niccolò Forteguerri, a punizione dei mordaci epigrammi scritti contro Pio II, subito dopo la sua morte. Morto lo Sforza (4 marzo 1466), l'A., forse non del tutto contento del nuovo duca Galeazzo Maria, tornò a Siena, come professore di diritto civile (e canonico, per uno dei due anni della nomina); insegnò dal 1466, fino alla primavera del 1479. Passato a Pisa, vi fu professore fino al 1484, quando, stanco ed ammalato, lasciò lo Studio, per ritirarsi a Siena, ove morì nei primissimi giorni di maggio del 1488. La salma, trasportata ad Arezzo, fu tumulata nella chiesa di S. Francesco, dove era la cappella di famiglia. Il 7 maggio 1488 il Comune decretò solenni esequie al cittadino, "ob cuius virtutes civitas toto orbe illustrata erat in aeternum".
Giurista di notevole fama, fu anche letterato e poeta, per cui ebbe l'amicizia e la stima dei contemporanei; Poggio Bracciolini gli dedicò il suo dialogo Contra hypocritas.
Delle sue opere sul diritto civile si ricordano le lezioni Super secunda parte Digesti veteris (Edit. princeps: Papiae 14 nov. 1497), Super prima parte Infortiati (Edit. princeps: Senis 15 jul. 1486), Super secunda parte Infortiati (Edit. princeps: Senis IV non. sept. 1484) e sul Digestum novum, Super titulis "De verborum obligationibus"et "De duobus reis constituendis"(Pisciae 1 aug. 1486), Super titulo "De accusationibus, inquisitionibus et denunciationibus"(Pisciae 21 oct. 1486), Super titulo "De adquirenda vei omittenda hereditate"(Pisciae 10 dec. 1489), Super titulo "De adquirenda vei omittenda possessione"(Pisciae 4 ian. 1486), Super titulo "De vulgari et pupillari substitutione"(Bononiae 20 dec. 1498). Delle lezioni di diritto canonico sono a stampa quelle: Super secundo libro Decretalium (Bononiae 20 dic. 1481), Super aliquibus titulis Decretalium (Venetiis 14 sept. 1495), Super titulo "De accusa tionibus, inquisitionibus"(Pisciae 21 oct. 1486).
Di lui si sono anche raccolti i Consilia seu Responsa iuris (Pisis 23mart. 1482) e delle Repetitiones (Papiae 17 dec. 1494).
Bibl.: G. Panciroli, De claris legum interpretibus,Lipsiae 1721, pp. 200-203; P.C. v. Savigny, Storia del diritto romano nel Medio Evo,II, Torino 1857, pp. 717-723; J.F. v. Schulte, Die Geschichte der Quellen und Literatur des canonischen Rechts,II, Stuttgart 1877, n. 140, pp. 333 s.; L. Landucci, Un celebre scrittore aretino del sec. XV,in In onore della Soc. geologica ital. Pubblicazione della R. Acc."Petrarca" di scienze lettere ed arti in Arezzo,Arezzo 1885, pp. 19-60; C. Santoro, Gli uffici del dominio sforzesco,Milano s.d. [ma 1948], p. 6; M. Messina, F.A. di Arezzo,in Rinascimento,I (1950), pp. 292-321 (con indicazione delle opere); Id., Le rime di F.A. di Arezzo, umanista e giureconsulto del sec. XV,in Giorn. Stor. d. letter. ital.,CXXII (1955),pp. 173-233; C. Corso, F.A. d'Arezzo lettore di diritto nello Studio di Siena,in Bullett. senese di storia patria,LXII-LXIII (1955-56), pp. 22-78 (con copiosa bibl. e docum. ined. degli archivi senesi).