ADORNO, Francesco
Insigne religioso della Compagnia di Gesù, nato in Genova il 13 settembre 1533. Diciassettenne (1549 o 1550), trovandosi in Portogallo, dove i suoi congiunti Francesco, Giuseppe e Paolo Adorno (solerti e fortunati colonizzatori del Brasile), tenevano stretta relazione con la corona (cfr. Peragallo, in Miscellanea di Stor. Ital., s. 2ª, IX, 1904, pp. 387-389) venne a conoscere la Compagnia di Gesù non ancora stabilita in Genova, e ne abbracciò l'istituto in Coimbra, dove fece il noviziato. Il quaresimale in lingua portoghese tenuto in Montemayor (1559) gli conciliò grande stima ed affetto; e fu difficile ai superiori maggiori ricondurlo in Italia, stante l'intercessione dell'infante Enrico cardinale e arcivescovo di Evora (cfr. Lainio, Mon., IV, 278, 294). Tornato in patria nell'aprile del 1559 fu subito addetto al governo dei confratelli, e alla predicazione; ministeri nei quali gli trascorse tutta intera la vita. Ché dal 1560 al 1567 resse il collegio di Padova; indi, sino al 1570, e di nuovo dal 1573 al 1578, la provincia di Lombardia, per di più predicando sempre nelle prime città d'Italia con fama di valentissimo tra gli oratori italiani della Compagnia. Nominato rettore del collegio di Brera (1581) divenne, più ancora che per l'addietro, l'uomo di fiducia di S. Carlo Borromeo. Sostenne una parte importante nell'acre controversia dei pubblici spettacoli, una missione diplomatica presso Carlo Emanuele II (1581), un'altra, apostolica, tra gli eretici della Valtellina (1584). All'istruzione del clero concorse con lezioni su casi di coscienza, e di storia ecclesiastica; con innumerevoli voti o pareri sopra le più disparate questioni aiutò, nella sua prodigiosa attività, il Borromeo. Il quale ebbe così caro questo suo direttore di coscienza, da fare uffici presso Gregorio XIII perché l'Adorno venisse eletto generale della Compagnia di Gesù. Lo volle inoltre ordinatore e compagno di parecchi dei suoi pii pellegrinaggi. Dopo la morte di S. Carlo, l'Adorno passò in Genova, dove si spense il 13 gennaio 1586.
Tra le opere sue ricordiamo un Tractatus de cambiis cum explicatione Bullae "Caenae Domini"; una dissertazione, Monitio ad Ubertum Foliettam, le edizioni delle opere spirituali del gesuita Fulvio Androzio, e delle omelie del carmelitano Angelo Castiglione; tra le inedite poi i Tractatus de Conaliis, de auctoritate decretalium epistolarum, de ieiunio e le Lectiones in decretales, manoscritti conservati nella Biblioteca Ambrosiana (H, 152 Inf.; H, 153 Inf.; D, 182 Inf.).
Bibl.: Boero, Menologia, I, Roma 1759, pp. 242-44, (non esente da inesattezze); Gorla, in San Carlo Borromeo nel terzo centenario della Canonizzazione, Milano 1910, pp. 529-531. Parecchi particolari della sua vita con alquante sue lettere si hanno nelle varie serie dei Mon. Hist. Soc. Jesu, cioè in Polanco, Complementa, II, pp. 680, 672, 713; in Monumenta Ignatiana, s. 1ª, VI, pp. 468, 474; in Litterae Quadrimestres, IV, pp. 207-218.