ALBERTINI, Francesco
Sacerdote fiorentino, antiquario e studioso di cose d'arte, della cui attività si ha notizia tra il 1493 e il 1510, e che si suppone nato a Firenze nella seconda metà del sec. XV e morto a Roma tra il 1517 e il 1521. A Firenze, il Ghirlandaio lo avrebbe introdotto allo studio della pittura; un certo Antonio a quello della musica, Naldo Naldi a quello della poesia.
Nel 1493 è cappellano, nel 1499 canonico di S. Lorenzo. Nel 1502 lascia Firenze per Roma, dove, nel 1505, addottoratosi, è uno dei cappellani del cardinale di S. Sabina, Fazio Santori.
Tutto quel che si sa dell'A. consiste unicamente nelle indicazioni fornite in tre sue opere stampate nel 1510. A Firenze pubblicò un Memoriale di molte statue e pitture della città di Firenze (esiste anche una copia manoscritta alla Biblioteca Angelica di Roma, 2053). L'operetta fu edita nuovamente a Firenze nel 1863 ed è costituita da una serie di brevi notizie. A Roma, presso lo stampatore Iacopo Mazzocchi, l'A. pubblicò un Opusculum de mirabilibus novae et veteris Urbis Romae.
L'opera è divisa in due parti. La prima tratta della città antica, ma 'non è che un adattamento delle guide medievali sull'argomento. La seconda descrive la città moderna ed offre maggior interesse. Benché non sia opera di uno specialista di archeologia, l'Opusculum de mirabilibus presenta ancora importanza per le testimonianze raccolte, soprattutto per la parte contemporanea all'autore. In appendice l'A. aggiunse un De laudibus civitatum Florentinae et Saonensis. L'Opusculum de rnirabilibus fu ristampato a Roma nel 1515 e 1523, a Basilea nel 1519e a Lione nel 1523. La seconda parte fu ancora edita da A. Schmarsow, a Heilbronn nel 1886, mentre più recentemente, nel 1953, a Roma, R. Valentini e G. Zucchetti inserirono larghi estratti di tutta l'opera nel loro Codice topografico di Roma.
La terza opera, pubblicata dallo stesso Mazzocchi, fu un opuscoletto destinato a servire da guida al re Emanuele di Portogallo e apparso col titolo: Septem mirabilia Orbis et Urbis Romae et Florentinae civitatis.
Verso il 1510, stando a quanto dice lo stesso A. in una lettera che serve da prefazione alla sua piccola guida artistica di Firenze, l'A. aveva pronte per la stampa una quindicina di opere, di cui non resta alcuna traccia. Nella prefazione egli parla altresì di un'opera su Le magnificentie et bellezze di Florentia. I titoli di altre opere sono indicati da un suo amico, autore della prefazione all'Opusculum de mirabilibus. Così sappiamo che l'A. aveva scritto un De Urbis stationibus (si tratta delle stazioni della liturgia romana) et reliquiis, un De confessione,un De modo recte vivendi, un De sacramento, una Expositio super orationem Dominicam et super salutationem angelicam. Nell'Opusculum de mirabilibus, lo stesso A. parla di un De musica, di un Opusculum sententiarum pontificum et sapientium e di un De significatione et expositione arboris palmae.
Forse un'altra opera dell'A. non è completamente scomparsa.
Nel colophon dell'edizione del 1510 dell'Opusculum de mirabilibus,lo stampatore Mazzocchi annunzia la pubblicazione "infra paucos dies" di un Epytaphiorum opusculum. Il colophon è datato 4 febbr. 1510. D'altra parte, il titolo della piccola guida destinata ad Emanuele di Portogallo termina con l'indicazione -- che non trova rispondenza nell'opuscolo -- "cum Epytaph. pul." che si può leggere "Epytaphiis pulchris" o correggere in "Epytaphiorum opusculo"; e la guida porta la data del 7 febbr.1510. Infine, nell'Opusculum de mirabilibus sono numerosi i rinvii agli Epitaphia (si noterà che una volta l'A. dichiara di essersi servito della raccolta epigrafica di un volterrano, Giovanni Vettori, non altrimenti conosciuto), che riguardano insieme le iscrizioni antiche e le iscrizioni contemporanee all'A., come l'Opusculum de mirabilibus trattava insieme della Roma antica e della città di Giulio II.
Di fronte a questi dati, si è indotti a credere che non solo l'A. aveva, nel febbraio 1510, composto la sua raccolta di iscrizioni, ma anche che quest'opera era in stampa presso il Mazzocchi. Ora, se quest'opera dell'A. non è mai apparsa, si dà nondimeno il caso che lo stesso stampatore abbia pubblicato nel 1521 degli Epigrammata antiquae Urbis anonimi e che, ristampando, nel 1515, l'Opusculum de mirabilibus,abbia ristampato anche il colophon che annunziava la prossima apparizione dell'Epytaphiorum opusculum;che d'altra parte, il privilegio di stampa degli Epigrammata sia datato 1517; e che infine l'opera dell'A., secondo quanto ci riferisce l'autore, e gli Epigrammata del 1521 presentino analogie di piano. È legittimo perciò credere, sulla base di questi elementi, che l'opera dell'A., nella sua parte antica, abbia servito almeno da nucleo agli Epigrammata anonimi del 1521.
Ma, se nel 1517 il Mazzocchi si decide a stamparla, o almeno se nel 1521 la pubblica effettivamente, si può pensare che l'A. fosse allora già morto. Si noti, però, che questi sono i soli motivi che ci fanno supporre che l'A. sia morto tra il 1517 e il 1521.
Bibl.: Il migliore studio sull'A, è la prefazione di A. Schmarsow alla sua edizione del De mirabilibus novae urbis Romae,Heilbronn 1886; R. Valentini e G. Zucchetti, Codice topografico di Roma,IV, in Fonti per la Storia d'Italia,XCI, Roma 1953, pp. 457-546, danno larghi estratti dell'Opusculum de mirabilibus,facendolo precedere da una breve introduzione che si rifà a Schmarsow. Analogamente C. Olschki, F. A., in Roma,II (1924), pp. 483-490 (dove si troverà tuttavia un'importante correzione a Schmarsow a p. 487 n. 2). Si veda pure Corpus Inscriptionum Latinarum,VI, 1, Berlin 1876, pp. XLVI-XLVII, n. XXI (notizia su F. A.).