ALGAROTTI, Francesco
Nacque in Venezia l'11 dicembre 1712; studiò lettere e scienze a Roma, a Bologna e a Firenze sotto maestri celebrati: Eustachio Manfredi, gli Zanotti, il Beccari, il Caldani, A.M. Ricci, i quali bene educarono un ingegno nativamente svegliato e agevolmente assimilatore. Uno dei primi saggi che ne diede, poco più che ventenne, fu Il Neutonianismo per le dame (più tardi: Dialoghi sopra l'ottica neutoniana), già improntato delle qualità più simpatiche della sua opera letteraria, la limpidezza e la grazia nel discorrere anche di materia scientifica; onde il grande successo oltremonte (in Italia vide la luce nel 1737). Viaggiò moltissimo in Francia, Inghilterra, Russia e Germania, conquistandosi le più alte amicizie; singolari fra tutte quelle del Voltaire, di Augusto III di Polonia, di Benedetto XIV e del grande Federico di Prussia, che lo fece conte, gli diede uffici ragguardevoli e non mancò mai di stimarlo anche lontano, quando nel 1753 la debole salute lo costrinse a chiedere ristoro al clima della patria, sempre viva nei suoi affetti, e, dopo alcune soste a Venezia e a Bologna, a ridursi in Pisa, ove morì il 3 maggio 1764. A Pisa fu sepolto nel celebre Camposanto, e il suo regale amico l'onorò in un elegante monumento con gli epiteti di Ovidii aemulus et Neutoni discipulus. Vita breve, ma operosa, anche se non rivelatrice d'un pensiero nuovo. Molti e varî argomenti trattò l'A.; scrisse Saggi sopra l'Architettura, la Pittura, l'Opera in musica, la necessità di scrivere nella propria lingua, la Vita d'Orazio, il Commercio, la Durata de' regni de' re di Roma, gl'Incas, la Giornata di Zama, ecc.; Lettere di Polianzio ad Ermogene intorno alla traduzione dell'Eneide del Caro, Lettere sulla Russia (ma originariamente: Viaggi di Russia che è l'opera più pregiata comunemente, giusta anche il pensiero dell'autore), e le Lettere militari. Eppoi, oltre le rime giovanili edite non da lui nel 1733, le Epistole, primamente apparse a sua insaputa nella famosa raccolta bettinelliana del 1758, Versi sciolti di tre eccellenti moderni autori, e poi rivedute e aumentate l'anno stesso per l'edizione dedicata a Madame du Bocage. In tutto, nella stampa del Polese di Venezia (1791-94), 17 volumi, e potrebbero essere anche venti, se si raccogliessero (ed è da fare) le molte lettere ancora sparse in collezioni private (altre edizioni settecentesche: Livorno 1763, a cura dell'autore, in 8 voll.; Cremona 1778, in 10 voll.; una scelta a cura di G. Gherardini con biografia dell'Algarotti, Milano 1823, 3 volumi).
L'A. ebbe mente agile e duttile, una cultura varia e spesso di spolvero, che gli permetteva di conciliare erudizione e mondanità, e gli procacciava l'ammirazione sì dei salotti come delle accademie. Vide giusto, se anche barbaramente si espresse, chi disse di lui: "uomo di bello ingegno, ma poeta poco più di chi non lo è." Piuttosto che filosofo, nel senso che oggi ha la parola, fu un probo e preciso spositore di "cose viste" o comunque apprese; oggi diremmo: un divulgatore. Come tale, sembra ingenuità fargli carico di lingua non pura; è la necessaria qualità del suo stile, ossia del suo dilettantismo cosmopolitico, ricco di disinvoltura con qualche vena di scetticismo che gli conferisce grazia e naturalezza; su certe pagine dell'Elegante curioso brilla un sorriso di finezza tutta latina e settecentesca. Immagine dunque del tempo suo l'Algarotti; ma di maggior valore storico che non si creda. Ché egli è del primo Settecento, e continua una tradizione di cultura già avviata nel Seicento; nacque l'anno che moriva il Magalotti, dal quale si direbbe che ereditasse il gusto del viaggiare, la tendenza all'enciclopedismo e l'abito del discorso piacevole; antesignani ambedue di correnti ideali che staccandosi dal passato (si veda dell'Algarotti la Sinopsi della Nereidologia, satira gustosa della vanità accademica) a grado a grado ricreano sotto il nostro cielo spiriti e forme, opportunamente intonando la loro voce alla vita che s'agita attorno, e senza detrarre alcunché alla propria nazionalità. Di questa l'Algarotti ebbe chiara coscienza; sentì il destino dell'unità italiana, e l'auspicò con parole commosse scrivendone al Voltaire "storiografo di Francia".
Oh! sieno ancóra. Italia mia, le belle
e disperse tue membra in uno accolte,
né l'itala virtù sia cosa antica.
Ma il quando chi 'l vedrà? forse il vedranno
anche un giorno i nepoti...
(i quali, tra parentesi, sono buoni endecasillabi, e ne deve far conto chi studii l'arte del Foscolo e del Leopardi). Aliti freschi e sani, annunziatori di fervida vita avvenire; e ne sia lode al borghese nobilitato per virtù d'ingegno, che primo il Baretti e poi i posteri con ingenerosa ironia chiamarono il contino Algarotti, e che invece fu buon araldo d'un'Italia sempre alacre e pronta nel perenne suo rinnovarsi.
Fra gli scritti dell'Algarotti che riguardano le arti, più importanti dei Saggi sopra l'architettura e sopra la pittura sono le Lettere sulla pittura (Venezia 1792), ricca fonte d'informazioni e di buoni giudizî, che il Lanzi stesso ama ripetere nella sua Storia pittorica. Abbandonata la pura dissertazione teorica, di evidente influsso neoclassico, che informa i Saggi, l'artista si affida nelle Lettere al suo felice intuito, e la vivacità delle sue descrizioni, la comprensione delle più diverse personalità artistiche rivelano l'ampia, visione e la raffinata sensibilità dell'A., non impacciato in questi scritti da indirizzi dottrinali, ma ammiratore incondizionato del bello. Non solo egli scrisse d'arte, e a questo lavoro dedicò gli ultimi suoi anni in Pisa, ma fu egli stesso disegnatore e intagliatore, ideatore di vasi sul tipo antico, e i suoi disegni servirono per incisioni. Patrono degli artisti, fu anche loro consigliere e ispiratore. Perfetto conoscitore del patrimonio artistico italiano, ricevé da Augusto III di Sassonia l'incarico di fare acquisti in Italia per la Galleria di Dresda. Il devoto amico Mauro Tesi lo aiutò nel disegno e nell'intaglio.
Bibl.: G. M. Mazzuchelli, Scrittori d'Italia, I, s. v.; D. Michelessi, Memorie di F. A., che precedono le Opere, Venezia 1791-94; De Tipaldo, Biografia degli italiani illustri del sec. XVIII, VI; A. Neri, F. A. diplomatico, in Arch. storico ital., 4ª s., XVIII (1886); P. Toldo, L'A. oltr'Alpi, in Giorn. stor. della letteratura italiana, 1918; F. Viglione, L'A. e l'Inghilterra, in Studî di letteratura italiana, 1919, XIII; C. Berardi, Dell'opera poetica di F. A., Bozzolo 1902; A. Ambrogio, L'estetica di F. A., Siracusa 1925; I, Frances Treat, Un cosmopolite italien du XVIII siècle (F. A.), Trévoux 1913. Un buon Saggio di bibliografia algarottiana in fine della recente ed. dei Viaggi di Russia, curata da P. P. Trompeo, Roma 1924; L. Ferrari, Gli acquisti dell'Algarotti per la Galleria di Dresda, in L'Arte, III, Roma 1900; M. Siccardi, L'A. critico e scrittore di belle arti, Asti 1911.