Alighieri, Francesco
Figlio di Bellino, unico maschio dei sei figli che questi ebbe da sua moglie Guccia di Guccio dei Farolfi da Monte S. Savino. Morendo tra il 16 settembre e il 12 dicembre 1299 a S. Giovanni in Persiceto dove si era trasferito a esercitare il prestito del danaro, il padre lo lasciò erede nel suo testamento, e insieme con le cinque femmine (tutti in tenera età) sotto la tutela congiunta della madre e del vecchio amico fiorentino trasferitosi pur esso a Persiceto: Vanni di Importuno degli Importuni, suo socio in affari. Guccia si affrettò a farsi confermare la tutela dagli organi competenti, Vanni invece attese il 24 ottobre 1300 per chiedere la conferma giudiziaria della tutela dei figli del suo defunto socio e amico, e subito dopo procedette alla compilazione dell'inventario dei mobili e delle sostanze del pupillo. Nell'attivo vi era anche un credito nei suoi stessi. riguardi di 1.680 lire in bolognini, quale quota di Bellino nella società.
Sembra che Francesco calcasse le orme paterne, mantenendo almeno per un certo numero di anni la residenza a Persiceto per esercitarvi il mestiere di prestatore; dimorava infatti in quel paese emiliano il 10 ottobre 1313, quando compì un'operazione di prestito. In questa sua attività di prestatore, dové essere molto avvantaggiato dall'eredità paterna. Forse egli alternava la dimora e l'attività bancaria tra Persiceto e Bologna, con il progetto di trasferirsi un giorno, definitivamente, a Bologna. Sembra inserirsi in questo piano la vendita che egli fece nell'aprile 1320 della metà dell'indiviso, con la sorella Elisabetta, di una casa in Persiceto. Dal documento pare che Betta avesse affittata la sua metà a Pietro del fu Guido, merciaio, e che poi una delle metà andasse a finire nelle mani della madre loro Guccia, mentre l'altra metà, forse quella alienata da Francesco, andò nelle mani di un Cresci, medico, proveniente da Fabriano. Fatto sta che nel dicembre 1324 i due comproprietari, che dimoravano in Persiceto ed erano a un tempo cittadini bolognesi della Cappella di S. Bartolo in Palazzo, e Francesco come erede di sua madre Guccia, vendettero la casa, la quale dai confini risulta essere la stessa di cui si trattò nel 1320. Questo è l'ultimo ricordo e l'ultima traccia di rapporti tra il ramo degli Alighieri del Bello trasferitosi a S. Giovanni in Persiceto e questa località.
Bibl. - G. Livi, D. in Bologna, Bologna 1918, IV, cap. IV; ID., D. e Bologna, ibid. 1921, II, cap. II; Piattoli, Codice 65, 67, 68, 77, 112, 122, 143.