CALEGARI, Francesco Antonio
Nacque a Venezia nel 1656. Seguita la vocazione francescana, fu alunno nel convento di Palmanova nel Friuli e, terminato il noviziato, si dette allo studio della filosofia, che interruppe ben presto per dedicarsi al canto (aveva voce di basso). Allievo di A. Lotti per il contrappunto, il 1ºsett. 1700 fu nominato maestro di cappella nella chiesa di S. Francesco a Bologna e per la festa del santo in quell'anno fece eseguire una messa a 4 voci, il cui manoscritto si conserva nella Biblioteca del conservatorio di Bologna. Nel 1701 si trasferì a Venezia, sempre con la carica di maestro di cappella, nella chiesa di S. Maria dei Frari, dove rimase tre anni. Il 3 maggio 1703 ottenne la stessa carica a Padova nella basilica di S. Antonio. Qui cominciò ad applicarsi a studi di teoria musicale che lo portarono a formulare dottrine analoghe a quelle che Ph. Rameau stava elaborando in Francia.
In sostanza egli indagò sul problema dell'applicazione del basso fondamentale come base del movimento delle parti e sulle relative conseguenze. C'è da sottolineare che il trattato di armonia del Rameau, pubblicato nel 1722 a Lione, fu conosciuto in ambiente padovano non prima del 1737. Inoltre è un fatto che il C. cominciò a comporre nel nuovo stile, implicato dalle sue ricerche, molto prima del 1722. Va notato, infine, che il carattere della sua ricerca era essenzialmente speculativo, con esclusione totale di componenti di carattere matematico o fisico; il C. studiò le possibilità costruttive dell'accordo consonante e dei due rivolti fondamentali (è questo il punto che più lo avvicina al Rameau). A questo fine si basò soprattutto sull'analisi delle composizioni sacre del Palestrina. Studiò anche il rivolto dell'accordo di settima, negando nell'ultimo rivolto il carattere di dissonanza al secondo grado. Si interessò anche dello studio dell'intavolatura, indagando sulle possibilità che hanno le parti medie ed acute di passare al basso (sviluppando qui le dottrine dello Zarlino). Svolse infine indagini sul problema della sede naturale del tono minore.
Il 5 apr. 1727 il C. rinunciò alla carica in Padova (è dubbio se spontaneamente o meno) per tornare a Venezia, dove riprese la sua attività di maestro di cappella ai Frari. Nel 1732 il padre G. B. Martini gli propose una sua soluzione di un canone di G. Animuccia; ne seguì una fitta corrispondenza da cui risulta che l'esatta soluzione del canone fu offerta, appunto, dal C. (la dissertazione manoscritta che conteneva la sua dimostrazione è datata 30 ott. 1732 e si trova presso la Biblioteca del conservatorio di Bologna). Negli ultimi anni di vita gli studi teoretici assorbirono completamente il C., che tentò di dare forma compiuta a quel trattato di armonia che aveva elaborato per quarant'anni. Il padre Martini cercò allora di entrare di nuovo in contatto con lui, ma senza successo. In realtà, il C. aveva sempre mostrato carattere difficile e sprezzante - era convinto, per esempio, che nulla ci fosse da imparare dai teorici antichi -, esasperando tale caratteristica con il passare degli anni. Oggetti principali del suo studio in questo periodo furono: distinzione tra numero sonoro e numero armonico, opposizione tra armonia maggiore - armonia minore e contrappunto, origine dei toni (che egli calcolava in 32) dai due toni fondamentali. Il C. morì a Venezia l'11 nov. 1742 senza essere riuscito a dare alle stampe il suo trattato.
L'insegnamento del C. ebbe vasto e durevole influsso sull'ambiente padovano. Le sue teorie, che implicavano un sano equilibrio tra la dotta maniera - contrappuntistica e la dottrina armonica moderna, trovarono una splendida attuazione nei Salmi di B. Marcello, che furono dal C. molto lodati. Fra i suoi allievi diretti si ricordano L. A. Sabbatini, P. A. Vallotti, B. Asoli e G. Tartini, quest'ultimo dall'aprile 1721 all'estate 1723. Nonostante gli sviluppi molto diversi, èimportante notare che il Tartini, nella fase iniziai; della sua ricerca, si attenne rigorosamente alle teorie del C. almeno per quanto riguarda il piano della pratica musicale.
I trattati del C., rimasti manoscritti e incompleti, sono: Ampla dimostrazione degli armoniali musicali tuoni. Trattato teorico pratico di F. A. C.… (Bibl. dell'Accademia filarmonica di Bergamo, 1791) e Parte prima della latina e moderna musica, ouero sia concordanza, ed ordine dell'armonico numero (Bibl. del conservatori 2 di Bologna). Numerose sono le composizioni sacre. profane e strumentali - conservate in manoscritto presso diverse biblioteche italiane e straniere -, delle quali sono degne di particolare ricordo le seguenti nella Bibl. del conservatorio di Bologna: Responsori per la Settimana santa a 4 voci e basso continuo, Benedictus Dominus Deus Israel in do, a 4 voci e basso continuo, e Miserere mei Deus, feriae quintae in coena Domini, lavori scritti nel 1705 e importanti, perché documentano il suo stile prima della svolta effettuata a seguito delle indagini teoretiche.
Fonti e Bibl.: Carteggio ined. del padre G. B. Martini…, Bologna 1889, pp. 13-26; P. Canal, Osservaz. ed aggiunte alla "Biographie Universelle des musiciens… par F. J. Fétis", in Atti dell'I. R. Ist. veneto di scienze, lettere ed arti, s. 3, X (1864-1865), p. 1277 (adunanza del giorno 17 luglio 1865); G. S. Mayr, Biografie di scrittori e artisti bergamaschi, Bergamo 1875, p. 25; G. Gaspari, Catal. della Bibl. del Liceo musicale di Bologna, I, Bologna 1890, pp. 72, 199 s., 277, 300; L.Busi, Il padre Martini musicista e letterato del sec. XVIII, Bologna 1891, pp. 297-311; G. Tebaldini, Arch. musicale della Cappella Antoniana in Padova, Padova 1895, pp. 39-43, 100 s., 129 s.; P. Petrobelli, Tartini, le sue idee e il suo tempo, in Nuova riv. musicale ital., novembre-dicembre 1967, pp. 658 s.; R. Eitner, Quellen Lexikon der Musiker, II, pp. 280 s.; Encicl. della musica Ricordi, I, Milano 1963, p. 367; La Musica, Diz., I, Torino 1968, p. 326.