FRANCESCO ANTONIO da Rivarolo
Nacque, presumibilmente nell'ultimo decennio del XVII secolo, forse in Piemonte. Lo troviamo, dopo la vestizione, nell'Ordine dei francescani minori riformati nel convento della Madonna del Bosco a Rivarolo Canavese.
Il suo nome rimane legato all'attività svolta nelle missioni francescane in Egitto e in Etiopia e alla politica della congregazione di Propaganda Fide per la diffusione del cattolicesimo in Africa e Medio Oriente. In particolare F. si fece promotore di un ulteriore tentativo di penetrazione in Etiopia, dove il processo di evangelizzazione era stato iniziato dai gesuiti nel 1546, al seguito dei Portoghesi.
Il 17 nov. 1718, F. fu destinato alla missione d'Egitto, eletta prefettura nel 1697, che comprendeva anche l'Etiopia, la Nubia, il Sudan, e l'isola di Socotra nell'oceano Indiano. F. giunse con altri confratelli in Egitto nel 1719 e nel 1722 fu destinato, dal prefetto della missione p. Benedetto da Teano, con il confratello Marcello da Nicia a Mokha, centro commerciale del Mar Rosso situato sulle coste della penisola arabica. Avendo avuto notizia della presenza del frate il re dell'Etiopia Bakâfâ Adbar Sagad II, successo a David III nel 1721, invitò nel giugno 1723 F. a recarsi a Gondar, comunicandogli che oltre ai missionari desiderava che giungessero nel paese medici e ogni sorta di artigiani per istruire i giovani. Come Jostôs anche Bakâfâ perseguiva una politica filoeuropea e aspirava a creare contatti attraverso i missionari con i sovrani cristiani per sconfiggere i Turchi che tentavano di sopraffarlo.
Nel marzo 1724 F. informò dell'invito la congregazione di Propaganda Fide, dal momento che vigeva un'assoluta proibizione ai missionari di occuparsi di politica senza formale autorizzazione. Dapprima i cardinali della congregazione pensarono di attendere lettere provenienti direttamente dall'imperatore etiope ma, pressati da altri dispacci di F., decisero di dargli il mandato di recarsi in Etiopia per le negoziazioni col negus. A tal fine, il 28 genn. 1727, F. fu nominato prefetto della missione di Etiopia con pieno mandato, e il 15 febbraio fu nominato successore di Benedetto da Teano anche per la prefettura di Egitto. Elezione che risultò a più d'uno male accetta.
In una lettera dal Cairo del 1° maggio 1727 il missionario apostolico Giacomo Rzimarz da Cremsir, poi successore di F. alla prefettura egiziana, segnalava alla congregazione la sua disapprovazione per la scelta, informandola di pratiche esercitate da F., come l'arte della medicina e interessi "di alchimia, oro e argento", a suo parere non adatte a un missionario.
Nominato prefetto ad interim della missione d'Egitto Cirillo Partusch, che morì l'anno successivo, F. si predispose alla partenza lasciando Mokha alla volta di Gondar il 4 ott. 1727. Nel suo viaggio fu accompagnato, tra gli altri, dai missionari Bonaventura da Morone, Angelo Maria da San Giorgio e Francesco da Saorgio (ma questi due ultimi vennero respinti) e dal conte Nicolas de la Feuillée, ex direttore della Compagnia francese di Mokha, interessato a una penetrazione commerciale in Etiopia con la mediazione dei missionari. Superate varie difficoltà, soprattutto per la presenza turca a Massaua, la spedizione giunse a Gondar accolta dal sovrano etiope, il cui progetto era di allontanare definitivamente il pericolo musulmano. A tal fine egli era disposto a offrire, tramite F., a qualche potenza cattolica, oltre ai privilegi commerciali, Massaua e i porti del Mar Rosso in quel momento sotto il controllo turco. Nel frattempo, divulgatasi la notizia della conquista portoghese sui Turchi a Bombasa e a Patte, l'imperatore etiope chiese a F., che accettò, di recarsi a Goa come latore di alcune lettere al viceré portoghese Giovanni Sudahana di Gama per indurlo a impadronirsi di Massaua. Rientrato a Mokha il 26 maggio 1728, F. comunicò alla congregazione (lettera dell'8 giugno) i desideri del negus, prospettando le grandi possibilità di evangelizzazione e di commercio presenti in Etiopia. Ma, imbarcatosi con alcuni confratelli su una nave portoghese alla volta di Goa, durante una sosta nel porto di Ghirien, la nave fu catturata da un corsaro vassallo del Gran Mogol e i frati furono ridotti alla condizione di schiavi. Nessun successo ebbe il tentativo del viceré di Goa, sollecitato dalla corte di Lisbona (su cui premeva il nunzio pontificio, avvertito dalla congregazione), di liberare i francescani. Vi riuscì comunque F., grazie alla sua pratica medica, guarendo il corsaro e le sue donne da un'affezione venerea (che egli qualificò "mal gallico"). Direttosi poi in Etiopia, dopo varie traversie F. riuscì comunque a raggiungere Goa, ma il viceré portoghese, pur attratto dalle proposte del negus, si disse indisponibile alla conquista di Massaua avendo perso, in una grave sconfitta contro i Turchi, le stesse posizioni di Bombasa e Patte. E, nel timore che F. negoziasse l'offerta con qualche altra nazione, il viceré lo trattenne presso di sé a Goa, impedendone la partenza fino al 1730.
È in questo periodo che F. compilò una accurata relazione sulle vicende etiopiche a partire dal 1704. Una copia del manoscritto è conservata presso la Biblioteca del Palácio nacional di Ajuda a Lisbona, nella collezione Symmitica Lusitanica ex Manuscriptis codicibus Bibliothecae Apostolicae Vaticanae aliarumque Urbis. Esso è composto di 39 fogli dal titolo: Fr. Francisci de Rivarolo praefecti missionum Aegypti Ordinis minorum reformatorum s. Francisci. Relazione compediosa del suo viaggio per l'Etiopia e del suo negoziato quivi a pro della religione cattolica, presentata dal medesimo alla sacra congregazione de Propaganda Fide l'anno 1730. Una versione conforme a quella presentata nel 1730 da F. alla congregazione di Propaganda Fide e inviata per conoscenza al padre generale dei francescani è conservata in una copia di 24 fogli dattiloscritti presso l'Archivio generale dell'Ordine a Roma (mc. 25/7). Se il testo permette di seguire le vicende di F. fino a questa data, gli eventi successivi si possono dedurre dalla corrispondenza conservata nell'archivio della congregazione di Propaganda Fide a Roma.
F. poté allontanarsi da Goa solo quando, sostituito nella carica di viceré, Giovanni Sudahana di Gama lo volle portare con sé a Lisbona per esporre direttamente il progetto al re del Portogallo, Giovanni V. La cosa non ebbe successo, e lo stesso avvenne con la corte di Madrid, cui F. si rivolse nel maggio 1734. In realtà, era ferma convinzione del frate che la missione dovesse essere promossa direttamente dalla Curia papale e a tale scopo raggiunse Roma nel novembre 1734, dove fece un dettagliato resoconto alla congregazione ribadendo le possibilità di successo di evangelizzazione nel caso in cui l'iniziativa fosse partita dall'Italia. F. dovette trovare udienza, dal momento che, ottenuti ulteriori privilegi e sussidi, fu riconfermato come prefetto della missione d'Egitto e rinviato al Cairo, dove giunse nel novembre 1735. Nel mese di maggio del 1737 visitò le missioni di Akhmin, Girge e Farsciunt. Continuarono nel frattempo le comunicazioni con la Santa Sede, cui F. chiese, ottenendole, credenziali per trattare la questione etiopica con i cavalieri di Malta. Ma all'impresa si era interessato nel frattempo anche un avventuriero francese di dubbia fama, P.G. Le Roux conte d'Esneval, che si proclamava ammiraglio del re di Danimarca (si sarebbe invece rivelato poi un pirata). Sia negli archivi della congregazione sia in quelli di Spagna, risultano, infatti, documenti che attestano trattative condotte dall'Esneval con la Spagna, il Portogallo e i cavalieri di Malta per la fondazione in Italia di una compagnia commerciale per l'Etiopia, la cui spedizione venne autorizzata da Clemente XII. La congregazione stessa affiancò il conte nell'impresa, incaricando al riguardo il padre Michelangelo da Vestigné, procuratore generale delle missioni. Il 23 febbr. 1737 questa comunicava a F. il suo esonero dalla prefettura (fu sostituito da Giacomo da Cremsir), per potersi dedicare completamente alla missione etiopica, e l'imminente arrivo al Cairo, in qualità di autorevoli accompagnatori, del conte d'Esneval e del procuratore Michelangelo da Vestigné. Alla medesima lettera venne allegato anche un breve papale da consegnare all'imperatore etiope.
Nel giugno 1737 il procuratore e il conte giunsero ad Alessandria e contattarono F. per organizzare la spedizione: predisposta fin dal 15 luglio, fu rimandata varie volte. Nel mese di ottobre F. si ammalò e fu invitato dalla congregazione ad attendere il rientro in Europa, mentre la missione fu affidata a Michelangelo da Vestigné. La partenza avvenne nel febbraio 1738 e per evitare la presenza turca del Mar Rosso fu scelto di risalire il Nilo, ma, nel giugno, la spedizione era già di ritorno, non essendo riuscita a proseguire oltre la seconda cataratta per i crescenti rischi e per una malattia dell'Esneval, e, in settembre, faceva ritorno a Napoli. A causa della sua infermità F. rientrò in Piemonte, senza più occuparsi della vicenda etiopica. Ma non mancarono strascichi polemici e accuse, da parte di alcuni confratelli, di avere mal condotto l'impresa e inutilmente dissipato i fondi della congregazione. Un fallimento, tuttavia, costato a F. sacrifici enormi, prigionie, schiavitù, viaggi lunghissimi. Ormai logorato nella salute e ritiratosi nella sua provincia d'origine, F. morì a Trino, presso Vercelli, il 25 nov. 1744.
Fonti e Bibl.: F. Minutilli, Un progetto spagnolo per la conquista di Massaua nel sec. XVIII, in Nuova Antologia, 16 nov. 1887, pp. 227-237; Marcellino da Civezza, Saggio di bibliografia geografica storica etnografica sanfrancescana, Prato 1897, p. 498; Id., Storia universale delle missioni francescane, VII, pt. III, Firenze 1894, pp. 243 s.; C. Beccari, Notizie e saggi di opere e documenti inediti riguardanti la storia di Etiopia durante i secoli XVI, XVII e XVIII, con otto facsimili e due carte geografiche, Roma 1903, ad Ind.; A. Kleinhans, Historia studii linguae Arabicae et collegii missionum Ordinis fratrum minorum, in Biblioteca bio-bibliografica della Terra Santa e dell'Oriente francescano, XIII (1930), pp. 281-283; G.M. Montano, Un profeta francescano dell'Impero italiano d'Etiopia p. F. da R., in Aevum, X (1936), pp. 453-466; G. Giambernardini, Lettere dei prefetti apostolici dell'Alto Egitto nel sec. XVIII, Il Cairo 1960, ad Ind.; Ildelfonso da Palermo, Cronaca della missione francescana dell'Alto Egitto, 1719-1739, Il Cairo 1962, ad Ind.; B. Fedele, Missionari francescani, L'Aquila 1966, pp. 141, 303; A. Benigar, Aethiopia, in Historia missionum O.F.M., Africa, II, Roma 1967, p. 128.