BLASIS, Francesco Antonio de
Nacque a Napoli nel 1765, figlio di un vice ammiraglio della marina spagnola. Avviato alla carriera navale, l'abbandonò presto per dedicarsi allo studio della musica. Frequentò così il conservatorio S. Maria di Loreto a Napoli, dove fu allievo prediletto di F. Fenaroli e diede prova di buone doti musicali, emerse, fra l'altro, dalla composizione di molti brani della Didone metastasiana. Nel 1784, conseguito il titolo di maestro, scrisse la sua prima opera buffa, Il geloso ravveduto,o sia I pazzi, che fu accolta con tanto successo da essere nel 1785 "messa in scena per la terza volta in Napoli... nel Teatro Nuovo", come il B. stesso indicò sulla partitura autografa (conservata presso la Biblioteca del conservatorio L. Cherubini di Firenze, segnatura B.46), e qui ripetuta nel carnevale 1797 e 1801. Nello stesso anno 1784 fu invitato ad occupare il posto di direttore del conservatorio S. Maria dei Derelitti (detto "Ospedaletto") a Venezia, importante ufficio che già era stato di A. Sacchini e di altri maestri, fra i quali anche P. Anfossi.
A Venezia il B. compose diversa musica sacra, due oratori, Amnon ab Absalone proditus e Abimelech, eseguiti entrambi nel 1790 all'Ospedaletto e al conservatorio S. Lazaro dei Mendicanti, e l'opera Arminio, rappresentata al Teatro S. Samuele per la fiera dell'Ascensione 1790.
La messa in scena di una nuova opera del B., L'isola di Bellamarina, al Teatro Nuovo di Napoli nel carnevale 1791-92 e la data "Napoli magg. 1794", posta sulla partitura autografa della Messa concertante a due cori obbligati con violini,oboe,clarinetti,fagotti,corni e trombe (Firenze, Biblioteca del conservatorio L. Cherubini, segnatura B.723), inducono a ritenere con certezza che in quegli anni il B. fosse ritornato a Napoli, dove nacquero, infatti, i suoi figli Carlo e Teresa.
Secondo una notizia apparsa il 2 genn. 1868 sul periodico La Scena di Venezia, il B. si sarebbe poi allontanato dalla sua città nell'estate 1799, in seguito alla caduta della Repubblica napoletana e alla reazione borbonica, approfittando anche di un provvidenziale invito al Teatro Italiano di Londra. Fatto prigioniero da pirati francesi durante il viaggio, gli fu permesso di fermarsi a Marsiglia, dove si trattenne diversi anni, insegnando musica e componendo, e dove poi lo raggiunse la famiglia. L'esperienza francese si rivelò abbastanza fortunata per il B.: trasferitosi nel 1811 a Bordeaux, nel 1815 vi veniva nominato direttore della Sessione filarmonica del Museo d'istruzione pubblica (Strenna teatrale europea); le sue composizioni avevano ottenuto successo, specie quelle per il teatro, fra cui opere-balletto (musicò l'Omphale di un certo Barincou e nel 1817 fu scelto dallo stesso autore per comporre la musica di un'altra opera-balletto, Achille). Molte sue ouvertures e sinfonie furono eseguite al Grand-Théâtre di Bordeaux, la più ammirata delle quali fu Giasone e Medea. Nel frattempo si era dedicato anche ai problemi della musica nella filosofia e agli effetti terapeutici dell'arte dei suoni sulle malattie nervose. Nel luglio 1817 si recò a Parigi per assistere al debutto del figlio Carlo come ballerino sulle scene dell'Opéra, e probabilmente vi si trattenne molti anni, almeno fino alla morte della moglie, Vincenza Coluzzi de Zurla, avvenuta nel 1832. Tornato in Italia, il B. si stabilì a Firenze dove morì il 22 ag. 1851; in suo onore fu eretto un monumento nel convento di S. Croce.
Compositore assai stimato al suo tempo, il B. scrisse un cospicuo numero di musiche di ogni genere, delle quali, però, si conosce soltanto il nome (di alcune è incerta l'attribuzione); un elenco quasi completo è nel Memoir del figlio Carlo.
Delle opere rappresentate in Italia, oltre a quelle già citate, si ricordano L'incontro inaspettato (Napoli, Teatro del Fondo, carnevale 1800) e Lo sposo in periglio (ibid., Teatro dei Fiorentini, estate 1801), e dei balletti, alcuni dei quali messi in scena dopo la sua morte dal figlio Carlo, Il finto feudatario, (Milano, Teatro alla Scala, 12 apr. 1819), The pretty Sicilian (Londra, Teatro Drury Lane, 4 febbr. 1847), Spanish gallantries (ibid., 4 marzo 1847), Manfredo ossia disperazione e illusione (con musiche anche di altri compositori, Parma, Teatro Regio, carnevale 1853-54) e Faust (nuova versione, con musiche di altri compositori, Varsavia, estate 1856). Buon teorico, lasciò studi e metodi per pianoforte e per canto, fra i quali i più apprezzati furono i Divertimenti vocali,o Soli per Soprano su parole del Metastasio,con accompagnamento di pianoforte dedicati... alle sue figlie Teresa e Virginia, 1820 (Parigi?), e un Trattato di armonia e di contrappunto, che finora risultano perduti, come la quasi totalità della sua produzione. Secondo il Fétis, scrisse anche una Storia della musica e delle Memorie politiche sulla rivoluzione di Napoli. Nei ricordi del figlio Carlo, la personalità artistica del B. si rivela formata sui principi severi della scuola classica italiana, e in particolare napoletana, di cui conservò sempre lo stile e l'espressione musicale, caratterizzati dalla finezza formale e dalla più pura e naturale melodia. Uomo di notevole cultura e di spirito illuministico, aperto e interessato ai problemi filosofici, politici e scientifici del tempo suo, il B. fece anche parte del consiglio della Società filarmonica di Firenze.
Fonti e Bibl.: Notizie, in Strenna teatrale europea, II (1839), p. 124; C. Blasis, Memoir of F. B., the elder, in Notes upon dancing,historical and practical..., a cura di R. Barton, London 1847, pp. 153-172; G. Masutto, I maestri di mus. ital. del sec. XIX..., Venezia 1882, p. 25; F. Regli, Diz. biogr. dei più celebri poeti ed artisti melodrammatici..., Torino 1860, p. 74; C. Schmidl Diz. univ. dei musicisti, I, p. 194; suppl., p. 103; R. Eitner, Quellen Lexikon der Musiker, II, Graz 1959, p. 63; F. J. Fétis, Biogr. univ. des musiciens, Suppl, I, Bruxelles 1963, p. 98; E. L. Gerber, Neues historisch-biographisches Lexikon der Tonkünstler (1812-14), I, a cura di O. Wessely, Graz 1966, col. 426; U. Manferrari, Diz. univ. delle opere melodrammatiche, I, Firenze 1954, p. 134; Encicl. dello Spettacolo, II, col. 611; Encicl. della Musica Ricordi, I, Milano 1963, p. 20.