FASANI, Francesco Antonio (al secolo Donato Antonio)
Nato a Lucera (Foggia) il 6 ag. 1681da Giuseppe e Isabella Della Monaca, entrò giovanissimo nel convento di S. Francesco a Monte Sant'Angelo.
Nel primo periodo di noviziato, il F., così almeno concordano i ricordi agiografici ricavabili dal processo di beatificazione, visse con entusiasmo le prime esperienze da francescano all'interno della comunità dei minori conventuali, affiancando all'educazione religiosa una prima formazione di studi classici. Da Monte Sant'Angelo si spostò nel convento di Venafro, dove si era andato formando il collegio per gli studi di retorica e di umanità. Durante questo soggiorno ebbe modo probabilmente di approfondire i suoi studi e di fare le prime esperienze di predicazione. Dopo brevi periodi trascorsi nei collegi di Alvito presso Cassino e di Montella nell'Irpinia, seguì i corsi di filosofia scolastica ad Aversa dal 1699 al 1701. Il primo biennio teologico fu ad Agnone (od. prov. di Isernia); il secondo nel convento di Assisi, dal 1703 al 1705, sotto la guida di Giuseppe Antonio Marcheselli. Furono questi gli anni più importanti nella formazione spirituale del Fasani. Le cure ricevute dal Marcheselli, autore di un trattato in sei volumi sulla vita del perfetto cristiano (Ilcristiano devoto, Venezia 1740) portarono a compimento la sua formazione spirituale. L'ordinazione sacerdotale avvenne il 19 sett. 1705 ad Assisi nel convento delle clarisse. Dopo un anno trascorso a Roma, nel 1706, ed uno ad Assisi, nel 1707, fece ritorno a Lucera, dove per trentaquattro anni, sino agli ultimi giorni della sua vita, si dedicò alla vita conventuale.
Reggente del collegio di filosofia, guardiano e maestro dei novizi, egli divenne infatti, con un breve apostolico di Clemente XI, ministro provinciale dei francescani dal 1º giugno 1720 al maggio del 1723. Il F. dimostrò negli anni del suo impegno come superiore dell'Ordine una grande disponibilità di apostolato rivolta soprattutto al popolo, a tutta quella massa di fedeli che viveva ai limiti della sussistenza. Nelle risposte rese durante gli interrogatori super fama, che fanno parte del processo di beatificazione cominciato nel 1746 e portato a termine nel 1765, tutti i testimoni, esaltando le sue cristiane virtù, si soffermavano a considerare la carità da lui dimostrata nei confronti della povera gente, come la prova più certa di un'esperienza religiosa vissuta secondo la più autentica spiritualità francescana.
Le trasformazioni legate ai provvedimenti tridentini prima, e alla riforma innocenziana in seguito, avevano mutato alcune caratteristiche del ruolo e della funzione degli Ordini monastici. L'Ordine dei frati minori non somigliava più a quella schiera di cavalieri della Madonna Povertà, tutti eguali fra loro, che aveva avuto come scopo la realizzazione del Vangelo, con gli esempi continui della carità e dell'umiltà. Queste trasformazioni si avvertirono soprattutto nella seconda metà del sec. XVII e in particolare modo nel rapporto tra le comunità religiose e il tessuto cittadino. Se ancora esistevano, le forme del primo spirito francescano si manifestavano e si accrescevano nei grandi conventi delle città. I conventuali erano divenuti, adattandosi alle esigenze della Chiesa, un Ordine di chierici. I religiosi prestavano la loro assistenza all'interno delle carceri, degli ospedali. Nei quartieri più poveri delle città si instauravano relazioni di solidarietà con quella parte della popolazione che viveva in condizioni di estrema miseria. La predicazione, il valore degli esempi di vita cristiana proposti, diveniva uno dei pochi mezzi a disposizione del religioso per trasmettere l'insegnamento evangelico. L'incisività del racconto, la semplicità della trama narrativa permetteva infatti di rivolgersi ad un pubblico quasi mai omogeneo. Nelle prediche il povero al pari del ricco acquistava una sua dignità; nelle sue sofferenze, nella sua miseria si affermava il valore della vita di Cristo.
Ancora più significativa può apparire la presenza dell'uomo di Chiesa in una realtà geografica particolarmente depressa, dove il confine tra il vivere quotidiano e l'indigenza degli abitanti andava lentamente scomparendo.
Il F. compilò una raccolta di excerpta, che, anche non avendo le caratteristiche proprie di un manuale di predicazione, suggeriva quei temi che il religioso avrebbe dovuto tenere sempre presenti nella sua attività pastorale. L'opera non ha un carattere originale, ma si presenta piuttosto come un rifacimento della vasta lettura sugli exempla. Nei brevi racconti le tappe della vita di s. Francesco sono presentate nel valore più autentico dell'esperienza di umiltà e povertà.
Un'incredibile folla si accalcava sempre per ascoltare le prediche del Fasani. E ancora dalla lettura delle testimonianze rese nel primo processo per la beatificazione si può seguire il rapporto che s'instaurava tra il predicatore e i fedeli. Dopo aver raccontato, ad esempio, quali fossero i vizi e i peccati su cui il F. tornava ripetutamente nelle sue prediche, una donna chiamata a testimoniare sulla capacità di convincimento che avevano le parole del religioso, annotava come egli "s'infervorava tanto parlando di Cristo che pareva di uscire di se stesso". La capacità di coinvolgere emotivamente gli uditori era certamente una delle qualità necessarie al predicatore. Nel caso del F. è sorprendente notare il grado non solo di ascolto che egli aveva, quanto la capacità di vivere un'esistenza costruita in modo esemplare nell'imitazione della vita di Cristo.
Il F. morì a Lucera il 29 nov. 1742.
Gli Excerpta e Sacra Scriptura, praedicatoribus Verbi Dei valde utilia, I Discorsi di varia devozione francescana, il Mariale e le note e i commenti in margine al Magnificat sono tuttora inediti. Le opere, tutte in forma manoscritta, sono conservate presso l'Archivio segreto Vaticano in tre fascicoli appartenenti alle carte del processo di beatificazione nella congregazione dei Riti (Scripta, 4257).
Fu beatificato da Pio XII il 15 apr. 1951. Il processo di beatificazione, diviso nelle differenti fasi in cui ebbe luogo, è così ordinato: ms. 1471 Proc. ord. s. fama, 1746-1765; ms. 1470 Proc. ord. s. non cultu, 1765; ms. 4220 Proc. apost. s. scriptis, 1884; ms. 4597 Proc. apost. s. miro, 1945-1946; ms. 4598 Proc. apost. s. miro, 1948.
Bibl.: T. M. Vigilanti, Vita del ven. servo di Dio fr. F. A. F., predicatore, maestro e provinciale dell'Ordine dei minori conventuali di S. Francesco, Lucera 1848; G. Fratini, La vita del venerabile servo di Dio fr. F. A. F. da Lucera, Foligno 1893; G. Polatucci, Il venerabile servo di Dio F. A. F., Ravello 1927; A. Orlini, Appunti su la biografia del venerabile F., Roma 1950; L. Berardini, Il beato F. A. F. dei frati minori conventuali, Roma 1951; G. Stano, in Bibl. sanctorum, V, Roma 1964, coll. 468 ss.; A. Blasucci, in Dict. d'hist. et de géogr. ecclés., XVI, Paris 1967, coll. 669 s.