VANNARELLI, Francesco Antonio
– Nacque nel 1615, come risulta da uno stato delle anime della parrocchia dei Ss. Apostoli a Roma che ne attesta l’età (35 anni) nel 1650, quando il musicista vi svolgeva l’attività di maestro di cappella (Roma, Archivio storico del Vicariato, Parrocchia dei Ss. XII Apostoli, Stato delle anime 1638-1651, c. 208v).
Incerto il paese di origine, ignoti i nomi di battesimo originari. L’aggettivo «romano» che lo stesso Vannarelli spesso appose dopo la propria firma permette tuttavia di collocarne la nascita a Roma o nell’area limitrofa. Bonaventura Theuli, in un’ampia indagine sull’apparato minoritico della provincia di Roma (1648, 1967, pp. 23, 77, 580), dichiara Vannarelli figlio del convento francescano di Capranica, al quale il religioso sarebbe stato affiliato e dove avrebbe compiuto il noviziato. Vannarelli appartiene al tipo, non raro in quest’epoca, del frate musicista soggetto a un frequente nomadismo, di cappella in cappella, laddove le tappe più ambite per un minore conventuale erano le tre grandi sedi dell’Ordine, ad Assisi il Sacro Convento, a Roma la basilica dei Ss. Apostoli, a Padova il Santo. Tra l’una e l’altra di queste tappe Vannarelli fu attivo in svariate chiese collegiate o cattedrali del centro Italia: alla serie qui di seguito documentata sulla base delle opere superstiti va aggiunta Montefiascone (cfr. Pitoni, 1713-1730 circa, 1988).
Tra il 1638 e il 1649 Vannarelli fu attivo, seppur in maniera discontinua, nel Sacro Convento di Assisi, prima come organista, poi come maestro di cappella (Assisi, Centro di documentazione francescana, Libro giornale dal 1638 sino al 1644, reg. 136; Libro della cassa dell’Erario dell’Elemosine; Erario de’ Religiosi B, passim).
È citato per la prima volta nei documenti dell’archivio del convento assisiate in un codice manoscritto acefalo contenente, accanto ai suoi, brani di Costanzo Porta, Francesco Maria Angeli, Giovanni Battista Buonamente, Giovanni Matteo Asola, Geronimo Ferrari, detto il Mondondone, Antonio Cossandro e Giacomo Carissimi (Assisi, Centro di documentazione francescana, Mss., 5). Nella miscellanea figurano quattro sue Passioni a quattro voci: in capo alla prima si legge: «Del Vanarelli Romano organista del Sacro Con.to | 1638» (p. 33) e in calce all’ultima «Finis Passionum Passione maxima | Elaborata a frate Fran.co Rom.o | Anno Dni 1639 die 22 Aprilis» (p. 65).
Il 10 settembre 1639 venne eletto organista nella collegiata di S. Maria Maggiore di Spello: poiché nell’ottobre successivo l’incarico passò all’assisiate Giovanni Battista Tosti, è lecito presumere che non l’accettò o che lo mantenne per un solo mese (Pomponi, 1940). Considerato «persona di massimo valore e sufficiente a tal carica», nell’ottobre 1640 fu investito del ruolo di musices moderatore nel duomo di Narni (Rapaccini, 1983-84, pp. 17-19).
L’anno successivo l’incarico passò al perugino Agostino Diruta, religioso agostiniano e nipote del più celebre Girolamo. Le di lui Poesie heroiche morali e sacre a una-cinque voci (Roma 1646), dedicate al cardinale Camillo Pamphili, contengono la musica di un componimento morale a due voci «Sopra l’arme d’Innocenzio decimo» di Vannarelli, «amico dell’autore».
La fortunata Selectio concentica psalmorum quinque vocibus del minore conventuale Bartolomeo Cappello (Napoli 1645, con tre ristampe in cinque anni), dedicata al cardinale Ascanio Filomarino arcivescovo di Napoli, annovera – accanto a brani di altri compositori, minoriti o no – tre composizioni di Vannarelli (Laudate pueri, In convertendo, De profundis). Il 14 maggio 1646 egli ottenne il titolo di magister musices (Casimiri, 1939). Il suo nome, accompagnato dalla qualifica di maestro di cappella ai Ss. Apostoli, sede della curia generalizia dell’Ordine, compare nel Floridus modulorum hortus (Roma 1647) di Florido De Silvestri, una collettanea di maestri di cappella attivi in Roma e nel Lazio, che accoglie il suo mottetto a tre voci e basso continuo O pretiosum et admirandum convivium.
Nel febbraio del 1649 Vannarelli, venuto a conoscenza dell’imminente partenza di Domenico Borgiani, maestro di cappella a Spoleto, avanzò richiesta al capitolo del duomo per subentrargli (Spoleto, Archivio capitolare, Libro capitolare terzo, pp. 228 s.). Considerando che il 20 ottobre venne remunerato per i primi quattro mesi di servizio, si può desumere che assunse l’incarico in giugno (Spoleto, Archivio capitolare, Libro V-VI, Entrate-Uscite della Cappella della Santissima Icone, sub data). Negli stessi mesi fu anche tra gli stipendiati del convento di Assisi (il 30 agosto ricevette 29 paoli e mezzo e il 9 novembre uno scudo per il vestiario; cfr. Assisi, Centro di documentazione francescana, Libro nel quale si notaranno li vestiarii che si daranno a’ padri e frati, sub data). La parentesi spoletina fu comunque breve: nel 1650 Vannarelli passò infatti alla testa della cappella del duomo di Terni, che mantenne fino al 1656. Nel settembre del 1650 il vescovo ternano, cardinale Francesco Angelo Rapaccioli, pose fine alla controversa questione della retribuzione del maestro di cappella del duomo – la sua presenza era stata fino a quel momento saltuaria – addossandone l’onere alle due primarie confraternite della città, quella di S. Nicandro (che avrebbe dovuto versare annualmente 20 scudi) e quella di S. Antonio (16 scudi). Del provvedimento voluto dal porporato (Terni, Archivio storico del Monte di Pietà e delle antiche Confraternite di Terni, Confraternita di San Nicandro, bb. 27-28) Vannarelli fu il primo a fruire: ogni anno in febbraio il compositore riceveva quattro scudi (cinque nel caso avesse anche suonato l’organo) per la musica fatta nella festa della Purificazione di Maria (2 febbraio) e la celebrazione delle Quarantore in S. Nicandro.
Non per caso dunque sul frontespizio della Messa et salmi concertati a tre voci stampata a Napoli nel 1653 Vannarelli è qualificato come «maestro di cappella dell’eminentissimo signor cardinale Rapaccioli» (l’edizione fu curata dal citato Cappello, che accompagnò una messa per due soprani e basso, cinque salmi vespertini e un Magnificat di Vannarelli con brani di altri due francescani, Felice Antonio Arconati ed Egidio Maria Biffi). Frattanto un altro minore conventuale romano, Francesco Maria Melvi, maestro di cappella a Gubbio, incluse nelle proprie Cantiones sacrae (Venezia 1650) un mottetto per due soprani (Si bona suscepimus) e tre a tre voci miste (Super muros tuos, Celebrate populi, Tribulationes) di Vannarelli.
Dal 26 marzo 1656 Vannarelli tornò a reggere la musica nel duomo di Spoleto, percependo un compenso annuo di 48 scudi con l’incombenza di mantenere a proprie spese un soprano (Spoleto, Archivio capitolare, Libro V-VI. Entrate-Uscite della Cappella della Santissima Icone, sub data). Nonostante frequenti trasferte ad Assisi (Assisi, Centro di documentazione francescana, reg. 139 (1656-1661), cc. 95r, 117v, 130v, 161r; reg. 140 (1664-1675), c. 193v) e qualche temporaneo avvicendamento con altri maestri di cappella, mantenne l’incarico fino al 1666, quando si spostò nel duomo di Orvieto (Orvieto, Archivio dell’Opera del Duomo, Riformanze 1666, Provisionati, Libro giornale, anni 1666-1669, passim). Gli successe il confratello Bonaventura Melaranci di Castel Sant’Angelo di Visso (oggi Castelsantangelo sul Nera), eletto nella seduta capitolare del 30 aprile 1666 (Fausti, 1916, pp. 42 s.; Innocenzi, 2007, p. 76).
Nel 1661 andò in scena nel teatro Nobile di Spoleto La Fedra, dramma musicale di Domenico Montio (Monti), dedicato al cardinale Cesare Facchinetti; il nome del compositore figura sul frontespizio del libretto. Il poeta, affiliato all’Accademia spoletina degli Ottusi, diede alla trama un inaspettato lieto fine. La partitura adespota custodita in Napoli (Conservatorio di S. Pietro a Majella, Rari 6.5.14; ed. in D.T. Rogers, “Fedra ed Hippolito” by Francesco Vannarelli. A critical edition, Master of Arts, Brigham Young University, Provo, Utah, 2009) contiene una versione del testo drammatico che solo in parte collima con quella del libretto.
Nel 1667 l’editore romano Giovanni Battista Caifabri affidò alle stampe di Amedeo Belmonte una Scelta de’ mottetti a due e tre voci: vi compare un Iesu dulcis memoria di Vannarelli. L’anno dopo lo stesso Vannarelli pubblicò presso lo stesso tipografo il Decachordum Marianum, una raccolta di litanie e antifone. La dedicò al domicello urbevetano Alessandro Avveduti, del quale si dichiarava debitore sia per la benevola protezione accordatagli sia per averlo accompagnato durante gli studi umanistici. L’antologia testimonia inoltre il legame con alcuni musici del duomo urbevetano: l’Ave Regina caelorum a cinque voci è intitolata all’organista Lattanzio Silvestrucci, Alma redemptoris a quattro al basso Nicolò Lami (tali dediche parziali sono omesse nella ristampa postuma, Roma 1683, indirizzata al matematico e medico boemo Giacomo Venceslao Dobrzensky, professore nell’Università di Praga).
Vannarelli lasciò Orvieto a fine 1668; gli successe Angelo Vitali, eletto maestro di cappella il 19 gennaio 1669 (Orvieto, Archivio dell’Opera del Duomo, Riformanze 1666, sub data). Concluse la propria vicenda terrena a Padova. Maestro di cappella della basilica antoniana dal settembre 1674 (Rovigo, Biblioteca Concordi, S. Francesco di Rovigo, reg. 86, sub data; cit. in Sartori, 1983-1989, IV, p. 460), successore di Antonio Dalla Tavola (che aveva tenuto la carica dal 1635), il 30 dicembre 1677 venne confermato «per anni tre con oblighi come nella sua condotta» (Padova, Archivio storico della Veneranda Arca di S. Antonio, reg. 23, c. 42).
Morì nell’agosto del 1679 (il necrologio è del 22 agosto; cfr. Sartori, 1983-1989, III, 2, pp. 1285, 1319). Gli successe il confratello Felice Antonio Arconati.
Due composizioni a tre voci di Vannarelli (Benedicam Dominum per contralto, tenore e basso e Sustinuimus pacem per due soprani e basso) comparvero postume in una collettanea curata da Armando Silleari (Bologna 1675), Sacri concerti a due e tre voci.
Nel 1699 nel teatro Ducale di Milano venne rappresentata la Prosperità di Elio Seiano, adattamento del vecchio dramma musicale di Nicolò Minato (Venezia 1667, musica di Antonio Sartorio): il libretto dice che i tre atti furono musicati rispettivamente da Francesco Antonio Vannarelli, dal bolognese Giacomo Perti e dal pavese Francesco Antonio Martinenghi. Il Vannarelli in questione non è il frate romano, morto vent’anni prima, bensì un suo nipote, anch’egli minore conventuale. Lo testimonia un documento vergato il 5 ottobre 1674 in occasione della prova sostenuta dal giovane Vannarelli per accedere alla cappella musicale del convento di Padova in qualità di cantore: «Fu proposto parte di condur il Franceschino, nipote del p. maestro di cappella, alla parte del soprano, fatta la prova conforme l’ordinario alla presenza della ven. congregatione riuscita con aplauso per la sua rara dispositione con salario de ducati quaranta boni, ad libitum, che li dovrà cominciar il giorno che ’l principierà a cantar» (Sartori, 1983-1989, I, p. 1351). Di quest’altro Vannarelli francescano e musico è documentata la presenza e l’attività in varie chiese di Genova e nel palazzo dogale, in qualità di cantore (con voce di basso), almeno dal 1697 al 1706 (cfr. Moretti, 2003).
Fonti e Bibl.: La bibliografia pregressa è compendiata in I. Bettin, F.A. V. La vita e il catalogo tematico delle opere, in Barocco padano e musici francescani, II, L’apporto dei maestri conventuali, a cura di A. Colzani - A. Luppi - M. Padoan, Padova 2016, pp. 437-484, al quale si rimanda anche per il catalogo dettagliato delle opere. Qui si registrano i contributi essenziali e i più aggiornati. B. Theuli, Apparato minoritico della provincia di Roma (1648), a cura di M.A. Coccia, Roma 1967; G.O. Pitoni, Notitia de’ contrapuntisti e compositori di musica (1713-1730 circa), a cura di C. Ruini, Firenze 1988, p. 328; L. Fausti, La cappella musicale del Duomo di Spoleto, Perugia 1916, pp. 41 s.; R. Casimiri, Musicisti dell’Ordine Francescano dei Minori Conventuali dei sec. XVI-XVII, in Note d’archivio per la storia musicale, XVI (1939), p. 196; L. Pomponi, Memorie musicali della collegiata di S. Maria Maggiore di Spello, ibid., XVII (1940), p. 212; A. Rapaccini, La cappella musicale della cattedrale di Narni dal 1566 al 1666, tesi di laurea, Università di Bologna, a.a. 1983-84, pp. 17-19; A. Sartori, Archivio Sartori. Documenti di storia e arte francescana, I-IV, a cura di G. Luisetto, Padova 1983-1989; F. Passadore, I musicisti del Santo e della cattedrale di Padova in antologie sacre dei secoli XVI e XVII, in Contributi per la storia della musica sacra a Padova, a cura di G. Cattin - A. Lovato, Padova 1993, pp. 191-212 (in partic. p. 208); M.R. Moretti, Musicisti per le incoronazioni dogali di primo Settecento a Genova, in Studi in memoria di Giorgio Costamagna, a cura di D. Puncuh, Genova 2003, pp. 634-639, 651-657; A. Innocenzi, Il fondo musicale del duomo di Spoleto, Spoleto 2007, p. 75; F.A. Vannarelli, Musiche per i vespri, a cura di I. Bettin, Padova 2017; M. Luisi, La cappella musicale della cattedrale di Narni dal 1588 al 1668, Roma 2020, ad indicem.