APRILE, Francesco (anche detto il Lombardo)
Della famiglia di scultori Aprile, di Carona. Venne in epoca imprecisata a Roma ed entrò nello studio di Ercole Ferrata. Si hanno di lui scarsissime notizie e rare ma buone opere, tutte da collocarsi in una decade appena, nella seconda metà del '600.
Nel coro di S. Giovanni dei Fiorentini, eseguì uno dei Geni di stucco, recanti medaglioni per i ritratti dei defunti, probabilmente quello a lato della Fede, collocata dal Ferrata sulla tomba del cardinal Falconieri. P, un'immagine giovanile composta con slancio berniniano, per l'alta proporzione e per l'ampio panneggio, ma risente pure del Ferrata nell'eletta grazia. Secondo il Baldinucci, l'A. collaborò con il maestro anche nell'esecuzione delle figure del sepolcro di Giulio Del Corno al Gesù e Maria, esclusi il Tempo ed il ritratto, che sarebbero del solo Ferrata.
Si nota effettivamente un rapporto tra i putti della tomba Del Corno e i putti, pure di finissima fattura, ai lati del monumento di Pietro e Francesco Bolognetti, che è il primo a destra fra quelli che ornano la chiesa di Gesù e Maria, tutti scolpiti su disegno di Carlo Rainaldi. Il monumento, già a lui contestato da alcuni studiosi, che impropriamente poi gli attribuivano quello di fronte di Ercole e Luigi Bolognetti, opera di Michele Maglia, gli è invece chiaramente assegnato dalle antiche guide e risponde al suo stile. Il gruppo dei due personaggi, affacciati ad un palchetto e rappresentati in animata conversazione, con vivace e fine spirito e con plastica chiaroscurata e mossa, è ora da tutti considerato il suo capolavoro; notevole ne è anche il bozzetto conservato al Victoria and Albert Museum di Londra.
Non è invece sua che nell'impostazione e nell'abbozzo la S. Anastasia morente in S. Anastasia, ispirata alla S. Cecilia del Maderno ed alla Beata Ludovica Albertoni del Bernini: la statua fu infatti lavorata ed ultimata dal Ferrata, dopo la morte dell'Aprile.
Pur essendo assai dotato, egli non poté dare piena esplicazione al suo talento, e morì in giovane età, probabilmente di mal sottile, qualche tempo prima del suo maestro, nel 1685.
Bibl.: U. Donati, Artisti ticinesi a Roma, Bellinzona 1939, pp. 507 s.; A. Riccoboni Roma nell'arte, Roma 1942, pp. 226 s.; H. D. Molesworth, Victoria and Albert Museum, Baroque Rococo and Neoclassical Sculpture, London 1954, p. VI; I. Faldi, La scultura barocca in Italia, Milano 1958, pp. 71 s. e 129 s.; R. Wittkower, Art and Architecture in Italy, 1600 to 1750, London 1958, pp. 209, 363; U. Thieme-F. Becker, Allgem. Lexikon der bildenden Küstler, II, p. 46 (con altra bibl.).