ARCELLI, Francesco
Nato nella seconda metà del sec. XVII dal conte Ottavio, feudatario di Corticelli, fu chierico regolare teatino. Una notevole testimonianza della sua attività religiosa si conserva nella Biblioteca comunale di Piacenza: un manoscritto contenente trentacinque prediche e panegirici. Poche notizie biografiche si hanno, però, su di lui al di fuori di quelle ricavabili dalle carte famesiane dell'Archivio di Stato di Napoli e dagli altri documenti di una sua missione diplomatica in Russia che si trovano presso l'Archivio di Simancas (cfr. Fr. Hausmann, Repertorium der diplomatischen Vertreten aller Laender seit dem Westfaelischen Frieden [1648], II, Zürich 1950, pp. 270, 392). L'A. fu dapprima inviato dal duca di Parma Francesco Farnese a Praga e a Varsavia. Nella capitale polacca conobbe il principe Gregorio Delgorukij, ambasciatore dello zar Pietro I, frequentò la sua casa, divenne precettore dei suoi figli e, ben presto, suo confidente politico. La famiglia del principe, che mostrerà più tardi decisiva influenza sulle cose dello stato, era già potentissima al Cremlino: il principe godeva della massima fiducia dello zar, da quando, anni prima, dietro suo incarico aveva rintracciato a Napoli e ricondotto a Mosca lo zarevic Alessio fuggito dalla Russia. Nel 1721, allorché il Delgorukij venne richiamato in patria, l'A. lo seguì a Mosca; e fu appunto a contatto con la personalità del diplomatico russo ch'egli concepì l'idea d'un piano di alleanza e di penetrazione politica degno della grande tradizione diplomatica della corte parmense e della recentissima esperienza dell'Alberoni.
Pietro il Grande tendeva alacremente, in quel momento, a ricercare accordi con le potenze occidentali anche per garantire e consolidare la propria politica interna di europeizzazione. La Spagna, d'altra parte, era ben vogliosa di rompere le condizioni di isolamento a cui la condannavano i contrasti con la Francia, con l'Inghilterra e soprattutto con la corte imperiale, che, forte dei vantaggi conseguiti con la guerra di successione di Spagna, già minacciava il proprio intervento per la prossima vacanza dei ducati di Toscana e di Parma. L'A., che era divenuto precettore delle figlie dello zar, cercò di inserire in questa situazione la mediazione della corte di Parma per un'alleanza ispano-russa che avesse come base il matrimonio tra l'infante don Carlos e la primogenita di. Pietro. Una tale alleanza oltre ad avere, per il suo chiaro significato antiaustriaco, un immediato effetto pratico, incoraggiava anche la speranza di ben maggiori benefici futuri come un'eventuale successione dell'iùfante al trono di Polonia, anch'esso di prossima vacanza, o addirittura, profittando della tragedia familiare di Pietro e della diseredazione di Alessio, la successione allo stesso trono moscovita.
Questi progetti, comunicati a Madrid dal duca di Parma, nel novembre del 1722 fecero ottenere all'A. la procura ufficiale a trattare il matrimonio. Ma don Carlos nel frattempo aveva sposato la principessa di Beaujolais; rimaneva disponibile. l'infante don Ferdinando che i sovrani di Spagna erano disposti anche a far trasferire a Mosca, nella malcelata speranza che alla futura coppia fosse assegnato uno degli stati dell'Europa orientale. L'affare venne ancor più complicato dalla concorrenza spietata che l'A. trovò negli. altri diplomatici europei, in quanto la mano della primogenita di Pietro era ambitissima per via della successione polacca. La spuntò il duca di Holstein e l'A. dovette contentarsi della terzogenita Natalia di appena cinque anni.
Le trattative si protrassero ancora a lungo: si dovette dapprima superare l'ostacolo della diversa religione dei futuri coniugi; quindi vincere l'atteggiamento evasivo e temporeggiatore dello zar a cui l'ambasciatore russo a Parigi aveva fatto intravedere un possibile matrimonio di Natalia col re di Francia. Nell'estate del 1723 il governo imperiale si trasferì nella nuova capitale, Pietroburgo, dove anche l'A. giunse nel settembre. Il principe Delgorukij, che aveva sempre autorevolmente appoggiato i suoi progetti, era morto qualche mese prima. Ben presto anche Pietro il Grande venne meno alla sua opera immane, nel gennaio del 1725,seguito a breve intervallo dalla piccola Natalia di sette anni.
La morte dello zar provocò all'A. un dolore profondo, non solo per lo svanire irreparabile del suo piano, ma anche per la lunga e affettuosa consuetudine che ormai lo legava alla famiglia imperiale. Tuttavia si sforzò di continuare ancora le trattative per l'alleanza, cercando di appoggiarsi all'autorità del conte Tolstoi consigliere segreto dell'impero russo; ma ormai le condizioni favorevoli erano definitivamente tramontate. Né miglior esito ebbe il timido tentativo di combinare un matrimonio, utilissimo soprattutto per assicurare la successione al trono di Parma, tra Antonio Farnese, fratello del duca Francesco, e una nipote di Pietro. Venuti meno quindi tutti i motivi della sua permanenza in Russia, nel marzo 1725 l'A. rientrò in Italia.
Bibl.: L. Mensi, Diz. biogr..piacentino, Piacenza 1899, p. 40; M. D'Amato, Un teatino diplom. del sec. XVIII, Napoli 1922.