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ARCUDI, Francesco

di Salvatore Impellizzeri - Dizionario Biografico degli Italiani - Volume 4 (1962)
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ARCUDI, Francesco

Salvatore Impellizzeri

Nacque nel 1590, come risulta dalla notizia contenuta negli Archivi del Collegio greco di Roma (t. XIII bis, f. 119), che ci informa del suo ingresso nel predetto Collegio, all'età di dieci anni, il 18 ott. 1600. Sua patria dovette essere Soleto, come si rileva dalla stessa notizia degli Archivi, anche se la Cronica del Collegio greco e la leggenda di un suo ritratto che si trova presso lo stesso Collegio lo designano quale Idruntino, certo dalla diocesi di Otranto, cui apparteneva Soleto. Appartenente a una famiglia di preti greci, che da Corfù si era trasferita in Terra d'Otranto nel sec. XV e si tramandò di padre in figlio per più di un secolo la dignità di protopapas o arciprete di Soleto, l'A. era figlio dell'arciprete Antonio, autore di un breviario greco (Neon Anthologion) indirizzato al pontefice Clemente VIII (Roma 1598).

Nel Collegio greco di S. Atanasio in Roma, fu condiscepolo di Leone Allacci ed ebbe come maestri di retorica Nicolò Alemanni e Giasone Sozomeno. Alla scuola di tali eccellenti maestri apprese a parlare e scrivere perfettamente in greco e in latino e a comporre in entrambe le lingue elegantissimi versi. Studiò filosofia e teologia sotto la guida dei domenicani, che dirigevano allora il Collegio greco. Lasciò il Collegio dopo avervi conseguito il dottorato e avervi insegnato per due anni grammatica greca e dopo esser pervenuto al sacerdozio di rito latino. Tornato in patria, vi esercitò il ministero sacerdotale, in qualità di arciprete, e l'insegnamento. Successivamente venne richiamato da papa Urbano VIII a Roma e fu tra i familiari del cardinale Francesco Barberini e cappellano dello stesso pontefice.

Nella chiesa di S. Atanasio, presso il Collegio greco, il 19 dic. 1639, fu consacrato vescovo e assegnato alla diocesi di Nusco, nel Regno di Napoli. Designato infine vescovo di Andria, in provincia di Bari, non poté raggiungere tale sede, essendo stato colto dalla morte a Bagnoli Irpino il 7 ott. 1641. Il suo corpo venne ivi sepolto nella chiesa Collegiata.

La sua attività letteraria fu quella di un buon umanista. Scrisse versi greci e latini, che dai contemporanei furono giudicati "elegantissimi"; tradusse dal greco in latino opere dei SS. Padri, come risulta da una notizia fornitaci da A. T. Arcudi (Galatina letterata, p. 23),e dei cantici in onore di s. Mauro Martire. L'Allacci lo chiama "rerum ecclesiasticarum scientia et christiana pietate conspicuum" e gli attribuisce la prefazione in greco al trattato di Giorgio D'Alessandro De timore divinorum iudiciorum, stampato dall'Allacci stesso nella sua Diatriba de Georgiis. Ma indubbiamente l'opera più importante dell'A. è una ricerca filologica pubblicata postuma da Pierre Poussines (Petrus Possinus), le Isidorianae Collationes...(Romae 1670). Le Collationes risultano dalla paziente opera dell'A., il quale era stato incaricato dal cardinal Francesco Barberini di collazionare l'edizione parisina, pubblicata nel 1638, delle Epistole di s. Isidoro, abbate del monastero del Pelusio nel sec. V, con sei ottimi manoscritti antichissimi delle biblioteche Vaticana, d'Altemps, Barberina e Sforzesca. L'A. aveva segnato nei margini dell'edizione parisina tutte le varianti e i supplementi che presentavano i codici da lui esaminati, così da correggere innumerevoli errori e da colmare molte omissioni e lacune che rendevano il testo isidoriano di tale edizione spesso illeggibile e incomprensibile. Il Poussines raccolse in volume tali notazioni marginali, che furono poi utilissime per le successive edizioni dell'epistolario isidoriano.

Fonti e Bibl.: Roma, Archivi del Collegio greco, Cronica di tutti i scolari del Collegio greco dalla fondazione sin all'anno 1640, coll'indice al fine, ms., I, f.44; Ibid., Collegii Graecorum a Gregorio XIII Pontefice Maximo Romae instituti historia, ms., X, ff.1-52, 191-211; [G. V. Rossi], Jani Nicii Erythraei Pinacotheca imaginum illustrium, doctrina vel ingenii laude, virorum..., II, Coloniae Agrippinae 1646, pp. 76-78; Isidorianae collationes... ex Bibliotheca Barberina, studio Petri Possini, Romae 1670; L. Crasso, Istoria de' poeti greci e di que' che in lingua greca han poetato, Napoli 1678, p. 245; A. T. Arcudi, Galatina letterata, Genova 1709, pp. 22 s.; F. Ughelli-N. Coleti, Italia Sacra, VII, Venetiis 1721, col. 541, n. 31; G. M. Mazzuchelli, Gli Scrittori d'Italia, I, 2, Brescia 1753, p. 975; C. Tinelli, Cenni storici della vita di S. Mauro martire…, Bari 1859, pp. 156-161 (cantici in onore di s. Mauro tradotti dal greco in latino dall'A.); E. Aar, Gli studi storici in Terra d'Otranto, Firenze 1888, pp. 188 s., n. 1; A. Foscarini, Saggio di un catalogo bibliogr. degli scrittori salentini ,Lecce 1896, p. 10; E. Legrand, Bibliographie hellénique... au dix-septième siècle, III, Paris 1895, pp. 232-238, 523 s.; V, ibid. 1905, pp. 239 ss.; C. Villani, Scrittori e artisti pugliesi, Trani 1904, pp. 67, 1203; P. Gauchat, Hierarchia catholica..., IV, Monasterii 1935, p. 263.

Vedi anche
De Ferràriis, Antonio De Ferràriis, Antonio. - Umanista (Galatone 1444 o 1448 - Lecce 1517), detto il Galateo dalla sua patria. Medico e segretario di Alfonso duca di Calabria, medico di Ferrante il Vecchio, fu sempre fedelissimo agli Aragonesi. Scrisse di medicina, di religione, di storia (narrazione della disfida di Barletta, ... Orsini del Balzo, Raimondo (o Raimondello). - Figlio secondogenito (n. seconda metà del sec. 14º - m. Taranto 1406) di Nicola Orsini di Nola, non avendo avuto dal padre l'eredità spettantegli dei beni della famiglia del Balzo, si recò a combattere gli infedeli. Al ritorno, però, tolse con la violenza al padre e al fratello i beni ... Orsini del Balzo, Giovanni Antonio, principe di Taranto Figlio (m. Altamura 1463) di Raimondo Orsini del Balzo e di Maria di Enghien, contessa di Lecce, ebbe i beni paterni solo dopo la morte di Ladislao, re di Napoli, che aveva sposato Maria occupandone i beni. Dopo il matrimonio (1417) con Anna Colonna, nipote di Martino V, riebbe il principato di Taranto ... Filippo d'Angiò principe di Taranto e di Romania Filippo d'Angiò principe di Taranto e di Romania. - Quartogenito (m. Napoli 1331) di Carlo II d'Angiò, fu il 4 febbr. 1294 investito del principato di Taranto. Sposò in prime nozze Ithamar Ducas Comneno, figlia di Niceforo despota di Romania, e trasse da ciò la pretesa a questo principato. Avendo sposato ...
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francésco
francesco francésco agg. e s. m. [dal lat. tardo Franciscus, der. di Francus «franco1»] (pl. m. -chi), ant. – Francese: La terra che fé già la lunga prova E di Franceschi sanguinoso mucchio (Dante); i modi e le cadenze della prosa f. (D’Annunzio)....
francescano
francescano agg. e s. m. – 1. agg. Di san Francesco d’Assisi (1181 o 1182-1226) e dell’ordine da lui fondato: il movimento f.; la predicazione f.; la regola f.; l’abito f.; missioni francescane. Che è proprio di san Francesco d’Assisi e...
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