ARSOCHI, Francesco
Nacque a Siena un po, prima della metà del XV secolo da nobile famiglia del Monte dei Grandi. Della sua vita abbiamo scarse notizie. Non risulta che abbia partecipato alla vita pubblica della sua città, ma si sa ffie visse non soltanto in essa, bensì anche a Firenze. Letterato di notevole esperienza e buon conoscitore della tradizione poetica volgare, l'A. compose, oltre ad alcune Rime non pervenuteci, anche alcune elaboratissime ecloghe in versi sdruccioli, precedendo, in questa particolare invenzione metrica, il Sannazaro.
Le composizioni poetiche superstiti dell'A. lo collocano nella tradizione della poesia popolareggiante, cui si rifà sia attraverso la metrica, spesso bizzarramente, ma sempre abilmente variata, sia mediante l'adozione di spunti ispirati alla vita quotidiana o a quella dei campi. La sua prima ecloga, piuttosto oscura nel senso, è costituita appunto da una serie slegata di scene campestri, fra le quali è inserita una spigliata "frottola". Una seconda, pur essa di ambiente pastorale, è impiantata su un indovinello amoroso, mentre la terza è una filastrocca per noi priva di senso, ma ispirata evidentemente a un motivo giocoso popolare ancora oggi vivo ("Giro giro tondo..."). Assai diversa la quarta, di imita~ zione dantesca, nella quale un'anima, dal cielo, invita i suoi cari a non disperarsi per la sua dipartita. Particolarmente interessante è il linguaggio poetico dell'A., infarcito di espressioni popolari o di vocaboli dialettali e spesso ricco di "curiosi vocaboli" che il Giorgi giudicava "accozzi insignificanti di suoni, di onomatopeie, di riboboli" (pp. 142 s.).
Le quattro ecloghe superstiti dell'A. ci sono giunte attraverso l'ecuzione, curata nel 1481 a Firenze da A. Miscomini, delle Bucoliche elegantissimamente composte da Bernardo Pulci fiorentino et da Francesco Arsochi senese et da Gerolamo Beniveni fiorentino et da Iacopo Boninsegni senese.
Bibl.: M. Scherillo, L'Arcadia del Sannazaro secondo i manoscritti e le prime stampe, Torino 1888, passim; E. Giorgi, Le più antiche bucoliche volgari, in Giorn. stor. d. letter. ital., LXVI (1915),pp. 140-147; H. Keniston, Verse forms of the Italian eclogue, in The Romanic Review, XI(1920), pp. 170-186; V. Rossi, Il Quattrocento, Milano 1938, pp. 508 s., 521.