BADOER, Francesco
Nacque da Andrea di Francesco e da Paola Contarini il 2 luglio 1570. Esordì nella vita pubblica ricoprendo, nei due semestri dal settembre 1596 al febbraio 1597 e dal dicembre 1597 al maggio 1598, la carica di savio agli ordini, tradizionalmente riservata al giovani appartenenti a famiglie senatorie dell'aristocrazia veneziana, destinati alle più alte magistrature della Repubblica. Dopo alcuni anni fu eletto il 3 apr. 1603 podestà di Vicenza, entrando in carica verso la fine dell'anno, o agli inizi del successivo. Il suo reggimento fu bruscamente interrotto dopo alcuni mesi, quando il 28 giugno 1604 il Consiglio dei Dieci gli intimò di presentarsi alle prigioni.
Era imputato, assieme al segretario dello stesso Consiglio dei Dieci, Piero Pellegrin, di aver visitato diverse volte una monaca del monastero di S. Daniele in Venezia, "disinando in compagnia de altri et de monache nel parlatorio scuro", e stando rinchiuso nel convento, per giorni interi, anche durante il tempo in cui era podestà a Vicenza, essendovi pure penetrato più volte di notte, assieme ad altri, attraverso la cantina. Rimase in prigione fino all'11 settembre successivo, quando fu assolto dal Consiglio dei Dieci, assieme al Pellegrin, per un solo voto, dopo che quattro votazioni nei due giorni precedenti non avevano dato esito certo, pareggiandosi i voti per l'assoluzione con quelli per la colpevolezza. Conoscendo come andavano le cose quando si trattava di condannare membri dell'aristocrazia, si può con ragione supporre che il B. avesse veramente commesso quelle azioni, che del resto, nonostante le severe leggi, erano allora uno dei passatempi preferiti della gioventù veneziana, nobile e cittadina.
Il B. poté ritornare alla podesteria di Vicenza, ove rimase fin verso la metà del 1605. Per alcuni anni poi il suo nome non comparve nei consigli e nelle magistrature principali della Repubblica. Non è da escludersi che il processo subìto, con la dubbia assoluzione, lo avesse consigliato o costretto a rimanere un po' in disparte.
Nel 1609, in occasione della successione di Cosimo II a Ferdinando I de' Medici, il Senato deliberò di inviare un ambasciatore straordinario a Firenze, e il 30 giugno elesse il Badoer. Questi il 7 ottobre era a Bologna col suo numeroso seguito; il 22 dello stesso mese era di nuovo nella stessa città sulla via del ritorno. Il 3 nov. 1609 lesse in Senato la relazione, alla quale il suo nome resta legato.
È questa relazione uno di quei classici prodotti dell'arte diplomatica veneziana, in cui, in uno stile distaccato e impersonale, si addensano notizie e considerazioni sulla natura del paese e sulla vita sociale ed economica, e ritratti, spesso acuti, del granduca Ferdinando I, di Cosimo II e degli uomini che li circondavano. Non si può ammettere che una conoscenza così varia, precisa e approfondita il B., che era privo di esperienza diplomatica, avesse potuto accumularla nei pochi giorni della sua missione. È invece probabile che nella relazione sia confluita l'esperienza del residente veneziano Giacomo Vendramin e, soprattutto, del primo segretario al servizio dell'ambasciatore straordinario, Giacomo Vico, che vantava una lunga carriera diplomatica e che era stato residente a Firenze dal novembre 1603 al settembre 1605.
Il B. morì a Venezia nel 1610.
Fonti e Bibl.: Arch. di Stato di Venezia, M. Barbaro, Arbori de' patritii veneti,I, p.68; cfr. nello stesso Arch.: Avogaria di Comun, Libro d'oro delle nascite,IV, c.9; Segretario alle voci, Elezioni del Senato,reg. 6, c. 19 v; Consiglio dei Dieci, Criminali,reg. 21, cc. 78 v-80 r, 82 v-83 r. Per l'ambasceria a Firenze, cfr. Relazioni degli ambasciatori veneti al Senato, a cura di A. Segarizzi, III, 2, Bari 1916, pp. 13-193 e nota a p. 238.