BADOER, Francesco
Nacque da Giovanni e da Marietta Marcello il 20 giugno 1507 a Salò, mentre il padre era provveditore del luogo. Il B. seguì le orme paterne dedicandosi alla carriera politica, che gli fu di facile accesso per la sua appartenenza a famiglia senatoria del patriziato veneziano. Dopo aver coperto cariche di minore importanza, fu eletto nel 1533 e nel 1534 savio agli ordini, carica normalmente riservata ai giovani avviati alle principali magistrature. Nel 1535 fece parte delle quarantie e l'anno successivo fu auditore nuovo e "sindaco" in terraferma. Nel 1538, trovandosi la Repubblica in gravi difficoltà finanziarie a causa della guerra con i Turchi, si ricorse all'espediente, già altre volte adottato, di concedere l'ingresso in senato ai nobili che avessero offerto una forte somma di danaro alla Repubblica. Anche il B. approfittò dell'occasione. Ma il provvedimento era universalmente impopolare, soprattutto presso la nobiltà povera, sicché il B. ritenne opportuno di non avvalersi del titolo di senatore nelle elezioni delle cariche in maggior consiglio, fino a quando, nel 1550, fu eletto per via ordinaria al Senato. Nel 1541-42 fu capitano a Vicenza, e il 24 maggio 1547 venne eletto ambasciatore residente presso Ferdinando re dei Romani. Raggiunse la corte ad Augusta soltanto un anno dopo, il 4 apr. 1548, affiancandosi all'ambasciatore presso Carlo V, Alvise Mocenigo.
Nei dispacci firmati congiuntamente dai due ambasciatori, ma in cui la mano del più esperto Mocenigo deve essere prevalente, hanno particolare rilievo le notizie riguardanti la dieta, che si stava svolgendo in Augusta, l'interim pubblicato da Carlo V, e i contrasti tra il papa e l'imperatore. Quanto all'interim, si informava la signoria di forti opposizioni, soprattutto da parte dei principi ecclesiastici. Il papa manteneva un atteggiamento ostile verso Carlo V, di cui disapprovava la politica nella questione luterana. Era poi aperto il problema di Piacenza, della quale Paolo III continuava ad esigere la restituzione. Circolavano voci di una imminente lega tra il papa, la Francia e forse anche gli Svizzeri. L'imperatore era indignato, e aveva ottenuto dagli Stati dell'impero che facessero un deposito di 800 mila fiorini, "tanto quanto importa una espeditione romana". Erano anche in corso trattative con l'Inghilterra per una eventuale lega.
Nel giugno del 1548, finita la dieta, il B. lasciò Augusta, seguendo Ferdinando a Vienna.
Ritornato dall'ambasceria nel 1550, da allora la sua vita si svolse a Venezia, occupata nelle principali magistrature della Repubblica. Subito eletto senatore, fu nel 1552 e nel 1553 savio di Terraferma, l'anno successivo riformatore dello Studio di Padova, nel 1555 sopra gli atti dei sopragastaldi, e nello stesso anno ancora savio di terraferma, carica che ricoprì nuovamente anche nel 1558 e quasi ininterrottamente dal 1560 al 1562. Nel maggio 1561 era stato eletto ambasciatore a Filippo II, ma rinunciò a tale incarico, facendosene scusare dal Senato.
Morì il 19 ott. 1564.
Fonti e Bibl.: Arch. di Stato di Venezia, Senato, dispacci di Ambasciatori, Arch. Proprio Germania,B. 3, ff.117-138; Capi del Consiglio dei Dieci, Lettere degli Ambasciatori,B. 12, f.232; Lettere di Rettori,B. 223, ff.244, 247-251; Sez. Notarile, Testamenti Marsilio,B. 1214, f.1047; Venezia, Museo Civico Correr, cod. Cicogna 3781, G. Priuli, Pretiosi frutti del Maggior Consiglio...,I, pp. 59-60; M. Sanuto, Diarii,LVIII, Venezia 1903, col. 705; Venetianische Depeschen vom Kaiserhofe,a cura di G. Turba, II, Wien 1892, pp. X s., 409-426.