BARESE, Francesco
Nacque a Napoli nella prima metà del sec. XVII I. Il suo nome appare per la prima volta nel 1739 nel cartellone della compagnia di guitti che agiva, a Napoli in una specie di teatro all'aperto, fuori porta Capuana, noto come il "Giardiniello". Pulcinella era il famoso Domenicantonio Di Fiore, e il B., ancora in giovanissima età, vi sosteneva il ruolo di primo amoroso. Dallo stesso Di Fiore il B. con ogni probabilità imparò a vestire la maschera di Pulcinella, conquistandosi in breve tempo una tale notorietà da essere chiamato a Roma al teatro Valle per sostituire il celebre artista Bartolomeo Cavarucci, il quale era morto nel 1745.
Scritturato a Roma per il carnevale del 1746, il B. ottenne da Agostino Valle condizioni particolarmente favorevoli per cui doveva "fornirgli la casa e il letto per ogni anno, come parimente scarpe e calzette e abito, alla riserva della Mascara e Coppola". Per sopravvenuti impegni con altra compagnia, che con ogni probabilità agiva alla "Cantina"di Napoli, il B. si rifiutò di mantenere i patti del contratto, per cui il Vane si vide costretto a ricorrere alla giustizia (il B., fra l'altro, aveva avuto un acconto in denaro). Partito dunque con la forza da Napoli, il B. si stabilì a Roma, e tutto lascia supporre che vi rimase per lunghi anni a giudicare dagli atti di pagamento, dai quali risulta anche la sua collaborazione con Francesco Massaro.
Nel 1772 è di nuovo a Napoli, ma ormai egli ha abbandonato la maschera per assumere più spesso il ruolo di caratterista o di generico, unendo alla recitazione, sempre vivace e briosa, eccellenti qualità di cantante in opere buffe.
In questa nuova veste partecipò al Teatro Nuovo alla rappresentazione dell'opera La Dardané di F. Cerlone, con musica di Paisiello, nella quale sostenne il ruolo di Zadir. Sempre al Nuovo, nel carnevale del 1773, sostenne la parte di Mossiù le Blò nell'opera La finta Parigina di F. Cerlone, con musica di D. Cimarosa.
Il fatto che il B. si esibisse così spesso in opere di Francesco Cerlone fece supporre al Di Giacomo che l'amicizia dell'attore con l'autore risalisse ai tempi della "Cantina", il cui repertorio era costituito in massima parte dai lavori del Ce'rlone, il quale anche in seguito avrebbe considerato il B. come l'interprete ideale delle sue opere.
Il nome del B. appare inoltre nelle opere Il Tamburo di G. B. Lorenzi, con musica di Paisiello (ove sostenne la parte del Barone), e l'Innocente fortunata, sempre del Paisiello, nel ruolo di Bretton.
Secondo il Bartoli, il B. morì intorno all'amo 1777.
Bibl.: F. Bartoli, Notizie istoriche de' comici italiani,Padova 1782, p. 73; S. Di Giacomo, Cronaca del teatro San Carlino, Trani 1895, pp. 126, 180-183; L. Rasi, I comici italiani,Firenze 1897, pp. 272-274; A. G. Bragaglia, Pulcinella,Roma 1953, p. 363; Encicl. dello Spettacolo, I, col.1500.