BARLETTANI, Francesco
Nacque a Volterra presumibilmente verso la fine del sec. XV, ma non sappiamo se appartenne alla stessa famiglia di Lucrezia Barlettani, madre di Tommaso Inghirami detto Fedro, né quali relazioni abbia avuto con Romeo e Ottaviano Barlettani che nel 1471 ebbero parte rilevante nella vita politica cittadina (menzionati da A. Cinci, Il palazzo del potestà di Volterra,nel vol. Dall'archivio di Volterra. Memorie e documenti,Volterra 1885, pp. 7 s.).
Scarse le notizie anche per il resto dela biografia del Barlettani. Il suo nome è soprattutto legato a una lunga ecloga latina, dedicata a Giovanni de' Medici ancora cardinale e quindi anteriore al 1513, che è anche l'unica sua opera letteraria che ci sia nota. In essa continuano i modi drammatici della bucolica quattrocentesca, che il dedicatario mostrò di gradire anche dopo l'elevazione al pontificato: in particolare sembra che il B. ripeta gli schemi di Filippo GaRi, non esclusa, forse, l'intenzione allegorico-morale.
L'ecloga è edita nei Carmina illustrium pòetarum italorum, II, Florentiae 1719, pp. 87-101, probabilmente dal cod. Laur. 33, 28, su cui Bandini, Catal. cod. lat. bibl. Med. Laur., II, Florentiae 1775, col. 116.
"Iuris utriusque doctor", secondo l'affermazione del Moreni, il B. figura come vicario generale dell'arcivescovo di Firenze Andrea Buondelmonti nel 1533, e, mentre ricopriva questo ufficio, "a comodo delle Religiose di quella Città fece volgare un'Operetta di S. Giovancrisostomo per pregare Iddio"(Giachi).
Per quanto si sa, rimase sempre fedele ai Medici. Da una sua lettera al cardinale Innocenzo Cybo in data 11 genn. 1537, cioè pochi giorni dopo l'uccisione di Alessandro de' Medici e l'elezione di Cosimo, risulta che in quel tempo egli si trovava a Roma, presso l'oratore cesareo Ferdinando de Silva conte di Cifuentes ("la Eccellenza del conte di Siphonto"), forse come agente del cardinaleper controllare i movimenti dei fuorusciti fiorentini. Nella lettera il B. comunica la notizia secondo cui "cinque Reverendissimi Cardinali, Santi quattro (cioè il Pucci), Salviati, Ridolfi, Gaddi, et Monte, hanno concordato voler venire, come suasori, et fautori,della libertà della patria": cosicché Cosimo de' Medici poté meglio prepararsi a ricevere il Salviati, il Gaddi e il Ridolfi, che soli andarono, inviando loro incontro Vincenzo de' Nobili che a Montepulciano smorzò le loro speranze (L. A. Ferrai, Cosimo de' Medici, Bologna 1882, pp. 21 S.).
La lettera al card. Cybo è edita nel vol. Delle lettere di principi, le quali o si scrivono da principi, o a principi, o ragionano di principi, III, Venezia 1581, f. 50 v.
Poco si può dedurre dalla notizia scarna e isolata di una presenza del B. a Roma subito dopo il sacco della città. P, contenuta in una sua postilla su un incunabulo degli Argonautica di Valerio Fiacco (Bononiae, per Ugonem Rugeriuni et Doninum Bertochum, 1474), acquistato da lui in Campo dei Fiori: "Redemptus post Urbis excidiurn et direptionem per me Franciscuni Barlectanum Volaterranuni a N. Ianuense in Campo Florae iuliis tribus". Il libro, che è nella Bibl. Naz. di Firenze, è prezioso perché contiene le note al testo scritte da Tommaso Inghirami "duce Pomponio Latinae linguae parente optumo... a. U.c. MMCCXLVI, (F. Fossi, Catalogus codicum saeculo XV impressorum qui in publica Bibliotheca Magliabechiana Florentiae adservantur, II, Florentiae 1793, coll. 740, che corregge Bandini, Catalogus cod. lat. Bibl. Med. Laur., II, col. 76, n. 1, dove il libro è ricordato come incunabulo di Manilio).
L'incunabulo rappresenta ovviamente un indice degli interessi culturali del B., che potrebbero essere meglio illuminati con la ricostruzione della sua biblioteca. Tale lavoro non dovrebbe essere impossibile, perché sembra che sui propri libri usasse scrivere ben chiaro il suo nome: così almeno fece sull'Arriano, De rebus gestis Alexandri regis quem latinitate donavit Bartholomeus Facius, Pesaro, G. Soncino, 1508, ora a Roma, Biblioteca Angelica, DD' 17, 2 (cfr. E. Celani, Dediche, postille, dichiarazioni di proprietà' ecc. nei libri a stampa della R. Biblioteca Angelica di Roma, in La Bibliofilia, VII (1905-1906), p. 96, e sul volume contenente Diomede e altri autori grammaticali (Venetiis, in aedibus diligentissimi viri Ioannis Tacuini de Tridino, 1519), legato insieme a Lancellotto Pasio, De litteratura non vulgari, s.n.t., ma probabilmente dello stesso tipografo, ora alla Bibl. Apostolica Vaticana, R.I., II, 1008. L'Arriano e il Pasio presentano anche, all'inizio, alcuni notabilia marginali del Barlettani.
Bibl.: G. M. Mazzuchelli, Gli Scrittori d'italia, II, 1, Brescia 1758, V. 374; A. F. Giachi, Saggio di ricerche sopra lo stato antico e moderno di Volterra dalla sua prima origine fino ai nostri tempi, Firenze 1786, p. Ao; D. Moreni, Mores et consuetudines Ecclesiae Florentinae. Codex ms. ex archivio aedilium S. Mariae Floridae... illustratus. Accedit Vicariorum Generalium eiusdem Ecclesiae catalogus, Florentiae 1794, p. 89; L. Staffetti, Il cardinale Innocenzo Cybo, Firenze 1894, p. 162 n. 2; E. Carrara, La poesia pastorale, Milano s.d. [1909], P. 397; F. Flamini, Il Cinquecento, Milano s.d., p. 116.