BARTOLI, Francesco
Figlio di Pietro Santi, nacque a Roma nel 1675. Aiutò assiduamente il padre e ne seguì, dopo la morte, le orme: sono di sua mano, appunto, molte delle tavole delle prime edizioni settecentesche (1704-1706) dell'opera Le pitture antiche delle grotte di Roma e del Sepolcro de' Nasoni disegnate et intagliate da P. S. Bartoli e F. Bartoli suo figliuolo (stampe 75) e delle successive edizioni (1738, 1750, 1791, accresciuta, quest'ultima, di 19 tavole, 1797). Sono anche sue l'incisione in due lastre del catafalco funebre eretto, su progetto di G. B. Cipriani, per il re di Polonia Giovanni Sobieski, e alcune tavole di architettura intagliate per commissione. Lione Pascoli dice di lui che ereditò dal padre (morto nel 1700) "colla roba", ritenuta di valore considerevole, "anche le virtuti, le cognizioni e gl'impieghi, essendo egli pure antiquario del Pontefice collo stesso annuale stipendio". Al tempo del Pascoli, il B. continuava ancora "a disegnare e ad intagliare le cose più rare che giornalmente in Roma si scoprono e si ritrovano". Di estrema finezza sono i disegni colorati di oggetti di arte sacra in uso nelle cerimonie pontificie in S. Pietro, ese, Puiti dal B., da I. Grisoni e da altri disegnatori del tempo, per commissione dell'inglese John Talman prima del 1730 ed oggi conservati in un volume del British Museum. Notevoli sono soprattutto del B. il disegno di un pettorale lavorato da Benvenuto Cellini per Clemente VII e quello di una tiara del Caradosso per Giulio II.
Nella sua qualità di "oratore di S. Santità" e di suo "antiquario per l'antichità di Roma e suo distretto", responsabile della "conservazione delle medesime", il B. si adoperò per porre un freno alle esportazioni abusive da Roma e dall'intero Stato della Chiesa di oggetti di scavo e di ogni altro oggetto di pregio, come quadri, mosaici, manoscritti, ecc., con una relazione (Arch. segreto vaticano, Miscell. di Clemente XI, 14) particolarmente severa nei riguardi di coloro, non escluso il Ficoroni, i quali, sapendo di non poter ottenere la licenza per le cose riconosciute di qualità, si servivano di altri mezzi per farle uscire. Come conseguenza di tale relazione si ebbero due editti-catenaccio di papa Clemente XI in data 18 luglio 1701 e 30 sett. 1704. Di innegabile interesse è questa relazione del giovane B., il quale, assunto alla carica tenuta dal padre, invoca dal pontefice anche provvedimenti per il rispetto e la conservazione del Colosseo, degli archi trionfali, della piramide di Cestio, delle fontane pubbliche e di altri monumenti ridotti in cattivo stato per l'incuria delle autorità. Con un altro memoriale del 1715, intitolato Riflessioni di F. B. antiquario, sopra il modo di riattare la Rotonda (Arch. segreto vaticano, Miscell. di Clemente XI,12), proponeva il restauro del Pantheon, raccomandando che le caratteristiche del monumento non fossero alterate da troppi mutamenti.
Morì a Roma nel 1730.
Bibl.: L. Pascoli, Vite de' pittori... moderni, I, Roma 1730, V. 52; Id., Vite de' pittori... perugini, Roma 1732, pp. 228-232; K. H. Heineken, Dict. des artistes dont nous avons,des estampes, II, Leipzig 1788, p. 174; L. De Angelis, Notizie degli intagliatori... aggiunte a G. Gori Gandellini, VI, Siena 180g. p. 95; Ch. Le Blanc, Manuel de l'amateur d'estampes, I, Paris 1854, p. 160; H. Thurston, Two lost masterpieces of the goldsmith's art, in The Burlington Magazine, VIII (1905-06), pp. 37-43; L. von Pastor, Storia dei papi, XV, Roma 1933, pp. 388, 389, 398; A. Petrucci, Una manciata di zecchini, in Il Messaggero, 30 luglio 1962; G. K. Nagler, Neues allgem. Künstler-Lexikon, II, p. 295; U. Thieme-F. Becker, Künstler-Lexikon, II, p. 555.