BEMBO, Francesco
Nacque a Venezia all'inizio dei sec. XIV da Angelo. Della sua vita non si hanno molte notizie: l'ambasceria che condusse nell'estate del 1333 alla corte di Giacomo II re di Maiorca, per protestare in nome della Repubblica veneta contro le piraterie commesse da sudditi del re contro i Veneziani, deve considerarsi una delle prime tappe della sua carriera.
Poi, per lungo tempo, il suo nome non ricorre più nelle fonti; ma si può con buon fondamento presumere che in questo periodo egli abbia ricoperto con successo numerose cariche pubbliche, tanto da guadagnarsi quella posizione di prestigio che gli valse, nel 1356, l'inclusione tra i quarantun elettori ducali. Nel 1355, del resto, aveva fatto parte di una commissione istituita dal Consiglio dei Rogati per indagare sull'attività di certi Candioti a danno della Repubblica. Di particolare importanza furono le due ambascerie che egli svolse nel 1361 e nel 1362 a Costantinopoli alla corte di Giovanni V Paleologo.
Della prima, intrapresa insieme con Niccolò Giustinian, si ha notizia solo da una lettera dell'imperatore, indirizzata il 9 giugno 1361, al doge Giovanni Dolfin; in essa si elogiava l'intelligenza e la discrezione dei due ambasciatori, senza tuttavia accennare all'oggetto della missione. Non è difficile supporre, tuttavia, che questa si collegasse con la proposta, avanzata in quel torno di tempo dall'imperatore, di una lega antiturca alla quale doveva aderire anche Genova. Il B., infatti, nella primavera del 1362, fu mandato di nuovo a Costantinopoli con l'incarico di trattare preliminarmente il rinnovo degli accordi che tutelavano gli interessi veneziani nell'impero e quindi l'organizzazione della lega. L'istruzione del 24 marzo 1362 incaricava inoltre gli ambasciatori di riprendere le trattative per la cessione alla Repubblica dell'isola di Tenedo, all'ingresso dei Dardanelli, di capitale importanza per il commercio veneziano nell'Egeo. I risultati dell'ambasceria furono solo parzialmente positivi: il 13 marzo 1363 furono, infatti, rinnovati gli accordi per altri cinque anni, ma non si riuscì a concludere la lega, a quel che pare, per le resistenze frapposte dall'imperatore, sostenuto dai Genovesi, ai progetti veneziani su Tenedo.
Scoppiata nel 1363 la grave rivolta di Candia, il B. fece parte di una commissione, recatasi nell'isola con l'incarico di trattare con i ribelli. Il tentativo di pacificazione fallì e alla fine dell'anno egli rientrò in patria, dove il comportamento della commissione suscitò critiche e riserve: processato insieme con i suoi quattro colleghi, fu condannato a pagare una multa. Il 24 dic. 1364, tuttavia, gli fu affidata una nuova ambasceria presso il doge di Genova, per indurlo alla pace con il re di Cipro e per protestare nello stesso tempo contro le innumerevoli soperchierie commesse dai Genovesi a danno dei Veneziani a Costantinopoli. Nel 1365 fu di nuovo tra gli elettori ducali che elevarono Marco Corner alla massima dignità della Repubblica; così anche tre anni dopo, nel 1368, in occasione dell'elezione di Andrea Contarini.
Tra il 1366 e il 1368 Venezia avviò una complessa attività diplomatica per ricostituire nel Mediterraneo orientale l'equilibrio gravemente compromesso dalla crociata intrapresa nel 1365 dal re di Cipro Pietro I di Lusignano contro il sultano d'Egitto Schaban Aschraf, con conseguenze disastrose per il commercio veneziano. Fu così che il B. all'inizio del 1366 si recò in Egitto, insieme con Pietro Soranzo, per convincere il sultano a revocare le misure prese contro i Veneziani in seguito allo sbarco del Lusignano ad Alessandria (1365). L'ambasceria ebbe successo: il sultano garantì libertà e sicurezza per il commercio dei Veneziani che probabilmente avevano anche offerto la loro mediazione nel conflitto con il re di Cipro. L'atteggiamento intransigente del re rese necessarie nuove trattative che il B., insieme con Domenico Michiel, riannodò nella primavera del 1367 ancora in Egitto. Solo il 20 maggio 1368 Pietro di Lusignano, che soggiornava a Roma, cedette alle pressioni dei rappresentanti veneziani, il B. e Niccolò Falier, di quelli genovesi e dello stesso papa Urbano V e accettò di addivenire alla pace con il sultano, proposta concordemente da Veneziani e Genovesi.
Nel 1374 il B. viene ricordato come castellano di Modone in Morea. L'anno successivo fu a Trieste per progettare, assieme ad altri quattro provveditori veneti, l'erezione di un castello vicino al mare, a garanzia del dominio veneziano sulla città. Il 14 novembre infine, quale rappresentante del doge, sottoscrisse coi delegati di Bernabò Visconti l'alleanza contro Genova, atto che preparava il conflitto passato alla storia sotto il nome di guerra di Chioggia.
Negli ultimi anni della sua vita fu avogadore del Comune (1378) e procuratore di S. Marco, una dignità, quest'ultima, che veniva abitualmente concessa ai patrizi più illustri al termine di una brillante carriera. Dell'anno della sua morte non si ha notizia.
Fonti e Bibl.: M. L. de Mas-Latrie, Histoire de l'ile de Ckypre, II, Paris 1852, pp. 292, 303; III, ibid. 1855, pp. 747, 753; I libri commemoriali della Repubbl. di Venezia. Regesti, a cura di R. Predelli, II, Venezia 1878, pp. 51, 177, 322; III, ibid. 1883, pp. 48, 56. 72, 119, 136; Diplomatarium Veneto-Levantinum, a cura di G. M. Thomas, II, Venetiis 1889, ad Indicem; Raphayni de Caresinis Chronica, in Rer. Ital. Script., 2 ediz., XII, 2, a cura di E. Pastorello, pp. 13, 15-17, 59; Regestes des délibérations du Sénat de Venise concernant la Romanie, a cura di F. Thiriet, I, Paris - La Haye 1958, nn. 276, 416, 536; Le Deliberazioni del Consiglio dei Rogati, a cura di R. Cessi e M. Brunetti, II, Venezia 1961, p. 216; Arch. di Stato di Venezia, G. A. Capellari Vivaro, Il Campidoglio veneto, I, p. 376; S. Romanin, Storia documentata di Venezia, III, Venezia 1855, pp. 219, 233; G. B. di Sardagna, Illustr. di alcuni documenti milit. veneziani riguardanti Trieste e l'Istria, seconda metà del sec. XIV, in Archeo-grafo triestino, s. 2, II (1870-71), pp. 357, 382; F. Nani Mocenigo, Delle ribellioni di Candia, Venezia 1902, p. 29; J. Jegerlehner, Der Aufstand der kandiotischen Ritterschaft gegen das Mutterland Venedig 1363-65, in Byzantin. Zeitschrift, XII (1903), pp. 86 s., 107; O. Halecki, Un empereur de Byzance à Rome, Warszawa 1930, p. 76; F. Thiriet, Una proposta di lega antiturca tra Venezia, Genova e Bisanzio nel 1363, in Arch. stor. ital., CXIII (1955), pp. 321-334; Id., La Romanie vénitienne au Moyen âge, Paris 1959, pp. 172 s.