BERNARDINI, Francesco
Nacque a Lecce il 25 ott. 1857 da Tommaso e da Anna Maria Gorgoni. Cominciati gli studi giuridici a Napoli, non conseguì mai la laurea; si interessò anche di filologia, ma senza approfondimenti; inoltre la morte del padre aggravò la sua già precaria situazione economica, e lo spinse a quella attività di poligrafo, non sempre elevata, che fu poi sua caratteristica.
A Napoli il B. strinse amicizia con G. Bovio, che ebbe su di lui una certa influenza, trasmettendogli alcuni ideali repubblicano-democratici, come il B. rivelerà nel saggio Giovanni Bovio (Napoli 1903). Nello stesso quadro politico rientrano l'opuscolo dei B. Per la morte di Vittorio Emanuele II (ibid. 1878) e il settimanale La Sentinella, da lui fondato a Lecce nel 1882.
Il B. collaborò con saggi (uno scritto merita di essere ricordato: Scuola moderna, Napoli 1890) alle principali riviste leccesi e della provincia salentina: La Provincia, Cronaca salentina, La Cronaca letteraria, Il Gazzettino letterario di Lecce. Egli offrì tuttavia la misura migliore di sé nella vasta (ed anche ineguale) produzione teatrale, dove le sue idee sociali e politiche e uno psicologismo rivolto a caratterizzare l'ambiente riescono a dare risultati meno generici rispetto a quelli ottenuti con la saggistica polemica, politica ed anche filologica, ancorché un certo sentimentalismo pervada l'azione dei suoi drammi e la ideologia finisca col dover cedere alla passione.
In un periodo in cui l'estetismo, il crepuscolarismo e il gusto per la frammentarietà cominciavano ad apparire nel teatro, la caratterizzazione psicologica dei suoi personaggi, con le loro aspirazioni ad un mondo di relazioni sociali e affettive più semplici, conferisce al B. un'originale posizione nella storia del teatro italiano tra Ottocento e Novecento. Ricordiamo tra i drammi più rappresentativi: Il cieco, efficace opera di introspezione psicologica portata al successo da E. Zacconi al Teatro Gerbino di Torino il 10 febbr. 1893; Padre, data al Teatro Rossini di Napoli il 31 marzo 1889 e tradotta in dialetto napoletano da G. Arinelli col titolo 'A figlia le Don Camillo; Rimorso (Napoli, Teatro dei Fiorentini, 17 dic. 1890, compagnia Tessero col giovane R. Ruggeri); Rupe Tarpea (Napoli, Teatro Sannazzaro, 19 nov. 1894, compagnia Massi); Il Duca Massimo (Roma, Teatro Costanzi, 7 luglio 1898, compagnia F. Andò).
Il B. scrisse anche saggi di argomento teatrale: I Masnadieri di Schiller. Il Faust di Goethe di fronte ai nuovi orizzonti dell'arte (Napoli 1886) e La moralità del teatro (Trani 1903); in entrambe le opere più che un interesse storico e critico traspare una concezione moralistica e pedagogica del teatro, inteso come messaggio catartico.
Trasferitosi a Roma verso la fine del secolo (ebbe un piccolo impiego nella amministrazione delle ferrovie), il B. proseguì nell'attività variamente pubblicistica. Si intrecciano infatti saggi storici, libelli politici, scritti genericamente estetici: Liborio Romano (Roma 1901), L'epopea napoleonica e il Cinque Maggio (Roma 1915), Le forche di Mantova (Roma 1917), Canzoni del soldato di tutte le armi (Roma 1929; ultima ediz., Roma 1940), Perché ridiamo? Il riso nella triplice funzione di comicità, satira, umorismo (Milano 1934).
Il B. aveva mostrato una certa simpatia verso il regime fascista, interpretandolo come strumento autoritariamente idoneo ad arginare il clima anarchico del primo dopoguerra. Tuttavia, come appare in un suo opuscolo, Per la Giustizia. Dopo il rapimento dell'on. Matteotti (Roma 1924), al fascismo finì col rimproverare di essersi trasformato da strumento autoritario in strumento di violenza.
Morì a Roma il 25 dic. 1951.
Fonti e Bibl.: Comune di Roma, Uffici dello Stato Civile, Atto di morte; C. Villani, Scrittori ed artisti pugliesi, Trani 1904, pp. 130-133; T. Rovito, Letterati e giornalisti ital. contemporanei, Napoli 1922, p. 43; Chi è?, Roma 1931, 1936 e 1940, ad vocem; Encicl. dello Spettacolo, II, col. 359.