BERTAZZOLI, Francesco
Nacque a Lugo il 1° maggio 1754. Avviatosi alla carriera ecclesiastica, fu ordinato sacerdote nel 1777. Dotato di larga erudizione, sacra e profana, assunse poco più che ventenne la cattedra teologica istituita a Lugo nel seminario dal munifico prelato Emaldi e divenne membro dell'Arcadia e di numerose accademie bolognesi. Scrisse versi secondo l'uso del tempo e pubblicò con F. Albergati Capacelli una raccolta di lettere (Lettere varie del canonico F. B. e di F. Albergati Capacelli, Parma 1793). Destinato il Chiaramonti al vescovato di Imola, il B. ne venne nominato vicario foraneo per Lugo, iniziando cosìunacollaborazione che sarebbe durata fino alla morte, non senza,peraltro, risentimenti e irrigidimenti ben motivati da parte del futuro Pio VII. Nel 1796 il vescovo ricorse all'intervento del B. per metter fine alla rivolta antifrancese di Lugo. Nel 1799 il B. fu membro della reggenza di Lugo, e, per incarico del generale Klenau, si recò in missione a Mantova, al quartier generale alleato.
Aveva luogo nel frattempo il conclave di Venezia: il Chiaramonti, che aveva largamente soccorso i preti francesi rifugiati nella diocesi e i poveri, dovette chiedere al B. il denaro occorrente per recarsi a Venezia. Il nuovo pontefice, dopo avergli invanooffertoil vescovato di Montalto (che andò al Castiglioni), lo nominò suo elemosiniere segreto ed arcivescovo di Edessa in partibus, nonché, in seguito, canonico di S. Maria Maggiore. In tale sua qualità il B. ebbe modo di svolgere un ruolo politico di un certo rilievo (particolarmente interessante una sua relazione del giugno 1802 in favore della deposizione dei vescovi costituzionali), accompagnando tra l'altro il papa all'incoronazione di Parigi. Una certa debolezza ed ingenuità del carattere lo screditava intanto, nonostante la vastità della dottrina, agli occhi del Pacca e del Consalvi, i quali entrambi presumibilmente intervennero per ritardare una promozione al cardinalato che, secondo le posteriori dichiarazioni del pontefice, era inpectore fin dall'indomani del conclave.
Ritiratosi a Lugo in seguito all'invasione francese del 1808 e dedicatosi esclusivamente all'attività pastorale, il B. fu chiamato a Parigi nella primavera dei 1811.
Napoleone, conoscendo la sua amicizia con Pio VII, intendeva avvalersi di lui per indurre il pontefice a ratificare il decreto del concilio, riunito a Parigi per volontà del l'imperatore, concernente le nomine dei vescovi. Pressione morale sul B., assai timido di natura, fu esercitata dal governo francese con un inopinato arresto alla frontiera del Moncenisio. Tosto rilasciato dopo lunghe conferenze col cardinal Fesch, fu inviato a Savona, dove risiedeva Pio VII, insieme col cardinal "rosso" Bayanne, in attesa della seconda, e più autorevole commissione cardinalizia costituita dal Roverella, da Fabrizio Ruffo e dal Dugnani. A Savona il B. sottolineò più volte con il Bayanne la possibilità e la necessità dell'approvazione del famoso decreto sul concilio da parte del papa: con il card. Roverella, egli fu l'autore del breve pontificio respinto poi da Napoleone perché contenente la precisazione che i metropolitani avrebbero a nome del papa istituito canonicamente i vescovi nominati dall'imperatore. Nominato da Napoleone vescovo di Piacenza alla fine del 1811, il B. insistette durante il gennaio successivo perché il pontefice indirizzasse una lettera solenne al concilio e nel 1813 funse, nelle trattative per il concordato di Fontainebleau, da negoziatore per conto del pontefice insieme col vescovo di Nantes, Voisin, negoziatore per conto dell'imperatore. Nelle trattative il Voisin ebbe facilmente vantaggio sul B., che contribuì poi efficacemente a vincere le ultime esitazioni di Pio VII ad accettare il concordato.
Alla Restaurazione, il B. riprese le funzioni di corte, alle quali cumulò la più impegnativa carica di presidente dell'Accademia ecclesiastica (si vedano, per es., le conferenze del 1817, sul rapporto tra la scienza e la fede, il cui ciclo fa concluso appunto dal B., e che ebbero tra gli oratori lo Zamboni, il Baraldi e il Marchetti). Cardinale del titolo di S. Maria sopra Minerva il 10 marzo 1823, il B. fu tra i sostenitori del cardinal decano Della Somaglia nel successivo conclave, e fini poi per aderire all'ala rigorista moderata che fece trionfare il Della Genga. Da questo venne nominato prefetto della Congregazione degli Studi, istituita subito dopo l'elezione di Leone XII, completata il 1°genn. 1824 e posta effettivamente in essere con la costituzione Quoddivina sapientia del 28 agosto dello stesso anno. Nell'esercizio di tale carica il B. si legò di strettissima amicizia col card. Cappellari (il futuro papa Gregorio XVI), istituito in seguito suo erede fiduciario. In data 26 sett. 1825 lo stampatore Poggioli pubblicò un importante Regolamento delle scuole private elementari, firmato dal B. e da mons. G. Soglia (poi cardinale) come segretario della Congregazione.
"Uomo di libro ma non di negozio, giustamente sospetto di debolezza" secondo la nota definizione del Pacca, il B. va ricordato soprattutto, con accentuazione più schiettamente e integralmente religiosa che non nel Cappellari, come esponente di quella mentalità rigorista e fortemente autoritaria, ostile così al riformismo del Consalvi come alla sostanziale moderazione diplomatica di Leone XII, riservata nei confronti dei gesuiti ed incline a una valutazione altamente positiva degli ordini regolari, che guardò in un primo momento con simpatia al Lamennais ed anche alle tendenze più accese del Marchetti e del Ventura (che dovette al B. la cattedra di diritto pubblico ecclesiastico alla Sapienza).
Nominato vescovo suburbicario di Palestrina, il 15 dic. 1828, il B. non ebbe parte di rilievo nel conclave di Pio VIII e morì a Roma il 7 apr. 1830.
Fonti e Bibl.: Chiavari, Bibl. della Soc. economica, lettere, 17 marzo e 27 nov. 1823, di A. Rivarola al fratello Stefano; Modena, Seminario arcivescovile, lettera di G. Ventura a G. Baraldi, 2 nov. 1825; Roma, Bibl. Apost. Vaticana, Vat. lat. 9901, Diario Speroni; Roma, Bibl. Casanatense, ms. 5053, Miscellanea sull'Accad. Eccles.; Roma, Bibl. Naz., Fondo Vittorio Emanuele, ms. 416, G. Brunelli, Diario del conclave del 1823, in Arch. stor. ital., CXX(1962), pp. 76-146; G. Baraldi, Leone XII e Pio VIII, Venezia 1829; B. Pacca, Mem. stor. del ministero de' due viaggi in Francia…, Roma 1830, passim; G. B. Strozzi, Biografie degli italiani illustri, Venezia 1834, pp. 41-44; G. Compagnoni, Mem. autobiogr., Milano 1927, pp. 21-27; F. Artaud de Montor, Storia del papa Pio VII, Lucca 1827, passim; I.Rinieri, La diplomazia Pontificia nel sec. XIX, Roma 1902, II, pp. 17-19; Id., Napoleone e Pio VII, Torino 1906, II, pp. 236-285, 321-334 e passim; F. Martinengo, Pio VII in Savona, Savona 1915, pp. 213, 223-224; F. Mayol de Lupé, La captivité de Pie VII,Paris 1916, II, pp. 279-286, G. Natali, Il Settecento, Milano 1960, II, pp. 915, 936, 1132; S. Rota Ghibaudi, La fortuna di Rousseau in Italia, Torino 1961, passim; J. Leflon-Ch. Perrat, Les suppressions et édulcorations qu'a fait subir à ses "Mémoires" le cardinal Pacca, in Chiesa e Stato nell'Ottocento, Padova 1962, pp. 360-364; R. Colapietra, La Chiesa tra Lamennais e Metternich. Il Pontificato di Leone XII, Brescia 1963, passim; Dict. d'Hist. et de Géogr. Ecclés., VIII, p. 923; Enc. catt., II, coll. 1465 s.