BERTINI, Francesco
Nato nella prima metà del secolo XV, da famiglia lucchese, ebbe educazione umanistica e studiò probabilmente a Padova. Dovette entrare in prelatura, e nel 1451 risulta al seguito dell'arcivescovo e poi cardinale di Ravenna, Bartolorneo Roverella, inviato in legazione in Inghilterra per tentare una riconciliazione tra Carlo VII di Francia ed Enrico IV d'Inghilterra. Dopo un breve periodo trascorso al servizio del card. Iacopo di Portogallo, morto nel 1459, ritornò al servizio del Roverella.
Della sua attività nel corso del primo decennio della sua carriera non sappiamo quasi nulla. Certo è che rimase al servizio del cardinale di Ravenna che seguì nella sua lunga e faticosa missione nel Regno di Napoli, durante la guerra tra Ferrante d'Aragona e Giovanni d'Angiò. Pare che nel corso delle delicate trattative condotte dal Roverella il B. si acquistasse particolari benemerenze presso Ferrante che gli valsero, dopo il ritorno del cardinale a Roma, il 20 ott. 1465, la nomina a vescovo di Andria, sostenuta, oltreché dallo stesso re e dal cardinale di Ravenna, dal cardinale Iacopo Ammannati, lucchese anch'egli e intimo del Bertini.
La nomina a vescovo di Andria segnò automaticamente l'ingresso del B. al servizio di Ferrante, del quale divenne ben presto segretario e consigliere. Alla fine dei 1468 fu da lui mandato in Inghilterra, non sappiamoperò con quale compito specifico.
è probabile tuttavia che il B. avesse l'incarico di sondare la corte inglese in vista dell'allacciamento di regolari rapporti diplomatici tra le due corti di Napoli e di Londra, in un momento che vedeva il sempre più deciso staccarsi di Ferrante dall'alleanza con Milano e Firenze - legate alla politica francese - e il suo avvicinarsi alla coalizione antifrancese, imperniata sulla Borgogna, che era sostenuta dall'Inghilterra e dall'Aragona.
A quanto pare il B. non riuscì a concludere niente in Inghilterra, che lasciò presto per trasferirsi in Borgogna, alla corte del duca Carlo il Temerario, dove avrebbe avuto più successo. Il 1° nov. 1471 sottoscrisse a Saint-Omer, a nome di re Ferrante, con il duca di Borgogna e il re d'Aragona Giovanni II un'alleanza contro Luigi XI di Francia.
Dopo questo primo importante successo, il B. rimase ancora come ambasciatore di Ferrante alla corte del Temerario che accompagnò durante le sue campagne militari. L'8 giugno 1472 funse da testimone nel trattato di amicizia che Carlo il Temerario concluse a Péronne con Venezia.
Dopo l'incontro del duca con l'imperatore Federico III, avvenuto nell'autunno del 1473 a Treviri, incontro che doveva regolare i rapporti sempre più tesi tra la Borgogna e l'Impero, il B., che al seguito del duca aveva partecipato alle trattative, tornò per breve tempo nel Regno di Napoli, dove già il 18 sett. 1471 gli era stato conferito il vescovato di Capaccio. Ma già nell'autunno del 1474 il B., diventato un grande ammiratore del duca di Borgogna, seguì Carlo il Temerario durante l'infruttuoso assedio di Neuss, intrapreso per annettere al ducato di Borgogna l'arcivescovato di Colonia. Durante questa campagna il B. fu incaricato da Ferrante di negoziare con il duca un progetto di matrimonio, poi non realizzato, fra il secondogenito del re, Federico, e l'unica figlia del duca, Maria. La morte sopravvenuta all'improvviso, verso la fine del 1475, probabilmente in Borgogna, interruppe la sua attività.
Il B., come dimostra già la sua amicizia con il cardinale Ammannati, che lo invitò varie volte a stendere delle relazioni sulle sue missioni in Inghilterra e in Borgogna, aveva buona cultura umanistica. Vespasiano da Bisticci disse di lui che "era dotato di buonissimo ingegno ed era attissimo allo scrivere ed eloquentissimo colla penna" (Vite di uomini illustri…, p.221). Una sua orazione Ad laudem Titi Livii Patavini et eius hystoriae, recitata a Venezia nel 1452, che ricorda la famosa cerimonia padovana della consegna nel 1451 di una presunta reliquia di Livio al Panormita, si conserva nella Biblioteca Ambrosiana (cod. Ambr., C. 145 inf.). Altra sua orazione manoscritta, col titolo Oratio Patavii habita quo die V. C. Augustinus ab unico et civilis et Pontificii iuris insignibus donatus fuit,si conserva, insieme a una sua lettera dell'8 maggio 1456 che la presenta a "Iohannes Cyrrignani", nella Biblioteca Apostolica Vaticana (Vat. Lat.405, cc. 282v-286v).
Una parte della sua corrispondenza con il cardinale Iacopo Ammannati (tre lettere del B. e cinque dell'Ammannati) fu pubblicata in Epistolae et commentarii Iacobi Picolomini cardinalis papiensis, Mediolani 1506, ff. 100 v, 160 r-162 r, 164 r, 201 r, 235 v, 260 v-261 r, 287 v-288 r, 295 r-v. Una sua lettera dell'8 dic. 1455 si conserva nella Biblioteca governativa di Lucca (cod. 1462, L. 174, rubro 69, f. 31 v). Due sue lettere dell'8 sett. 1466 e del 23 marzo 1474 sono nell'Archivio di Stato di Firenze (Arch. mediceo avanti il principato, filze XIV e XXX).
Fonti e Bibl.: Dépêches des ambassadeurs milanais sur les campagnes de Charles-le-Hardi duc de Bourgogne de 1474 à 1477, a cura di F. de Gingins la Sarra, I, Paris et Genève 1858, pp. 66 s., 76 s.; Codice diplomatico aragonese, a cura di F. Trinchera, I, Napoli 1866, pp. 7 s.; Vespasiano da Bisticci, Vite di uomini illustri del sec. XV, a cura di L. Frati, Bologna 1892, I, pp. 219-221; R. Archivio di Stato di Lucca. Regesti, IV, Carteggio degli Anziani, Lucca 1907, parte a, n. 1453; parte b, n. 242; V, Carteggio degli Anziani 1473-1492, Pescia 1944, p. XI, nn. 108, 119, 189, 192; I libri commemoriali della Repubblica di Venezia, Regesti, a cura di R. Predelli, V, Venezia 1901, p. 208; R. Sabbadini, Ottanta lettere inedite del Panormita tratte dai codici milanesi, Catania 1910, pp. 157 s.; J. Calmette, Le projet de mariage bourguignon-napolitain en 1474, in Bibliothèque de l'Ecole des chartes, LXXII(1911), pp. 460, 462 s., 467-469, 470-472; C. Eubel, Hierarchia catholica…, II, Monasterii 1914, pp. 88, 118; F. Cusin, Impero, Borgogna e politica italiana, in Nuova riv. stor.,X IX(1935), pp. 157 n., 162; XX (1936), pp. 41 s.; B. Croce, Vite di avventure di fede e di passione, Bari 1936, p. 121 n.; E. Pontieri, Per la storia del regno di Ferrante I d'Aragona re di Napoli, Napoli 1947, pp. 78, 91; P. Sambin, Il Panormita e il dono d'una reliquia di Livio, in Italia medievale e umanistica, I(1958), p. 277; Dict., d'Hist. er de Géogr. Ecclés., VIII, col. 1013.