BIANCHI, Francesco
Nacque a Cremona (secondo il Lancetti, l'unico biografo che ci abbia lasciato qualche notizia sui primi anni di vita) poco dopo il 1750 da famiglia modesta, tanto che poté studiare solo grazie alla generosità di un certo padre Offredi, chierico regolare teatino; questi lo iscrisse al conservatorio di Napoli, dove il B. rimase alcuni anni studiando clavicembalo e contrappunto, oltre a matematica, italiano e latino. Dal 1770 al 1772, sempre a Napoli, il B. si valse invece dell'insegnamento di N. Jommelli, che aiutò anche a stendere le ultime partiture quando il maestro napoletano fu colpito, nel 1771, da un attacco di apoplessia. Tornato a Cremona nel 1772, il B. vi mise in scena il suo primo lavoro teatrale, il Giulio Sabino, al quale seguì subito Il Gran Cidde, su libretto di R. Pizzi, rappresentato al Teatro alla Pergola di Firenze nel gennaio del 1773. Nello stesso anno portò a termine un Domine ad adiuvandumme festina a quattro voci, il cui manoscritto autografo, datato Cremona 2 ag. 1773, è conservato presso la King's Music Library di Londra. Il 25 maggio 1775 fece rappresentare Eurione, su libretto di A. Papi, al Teatro degli Associati di Pavia: subito dopo si trasferì a Parigi, dove rimase fino al 1778 con la carica di "maestro al cembalo" presso il Théâtre Italien (gli ultimi due anni sotto la direzione di N. Piccinni). In questo periodo mise in scena La Réduction de Paris (libretto di B. F. Rosoy) e Le mort marié (libretto di J. M. Sedaine), rispettivamente il 30 sett. 1775 alla Comédie Italienne e il 25 ottobre dello stesso anno a Fontainebleau. Secondo il Grove, il B. avrebbe composto nei primi mesi del suo soggiorno parigino anche Sei trii per 2 violini e basso. Nel frattempo non trascurò di mantenere contatti con l'ambiente musicale italiano, scrivendo nel 1776 una Antifona a cinque parti, una Fuga a cinque parti e un Qui tollis per contralto, che gli valsero il diploma di accademico della Filarmonica di Bologna, presso la cui biblioteca tali composizioni sono oggi conservate.
Il B. tornò in Italia alla fine del 1778, e tra il 1779 e il 1783 compose per i maggiori teatri di Roma, di Firenze - dove soggiornò qualche anno - di Napoli, di Milano, di Torino e di Venezia una quindicina di opere, tra cui ottennero grande successo Castore e Polluce (C. F. Frugoni; Firenze, Teatro alla Pergola, 8 sett. 1779),L'Arbace (G. de Sertor; Napoli, Teatro S. Carlo, 20 genn. 1781) e La villanella rapita (G. Bertati; Venezia, Teatro S. Moisè, autunno 1783, o, secondo il Köchel, nel carnevale).
Quest'ultima opera, tra le più celebri del B., ebbe moltissime repliche in tutta Europa. Per la rappresentazione avvenuta al Burgtheater di Vienna il 28 nov. 1785 Mozart inserì nell'opera un quartetto ("Dite almeno, in che mancai", K. 479) e un terzetto ("Mandina amabile", K. 480), da lui composti espressamente per la cantante Celestina Coltellini. L'editore A. Kühnel pubblicò (a Lipsia, nel Bureau de Musique) una Ouverture pour l'Opéra la villanella rapita, che è poi l'ouverture K. 318, da Mozart composta a Salisburgo nell'aprile 1779. L'opinione che essa sia stata rappresentata come ouverture alla Villanella rapita (e quindi solo all'epoca viennese) è condivisa da P. von Waldersee. A. Einstein (cfr. Köchel) crede, invece, che l'ouverture fosse composta da Mozart per la sua Zaide (Singspiel "à la française", incompiuto, 1779), ma contro a ciò ritiene anche che Mozart allora veramente avrebbe tralasciato la sua abitudine di comporre l'ouverture come ultimo pezzo (cfr. Köchel).
Secondo il de Saint Foix, infine, non si può stabilire se è col consenso di Mozart che nel 1785 questa sinfonia in sol maggiore ha servito da ouverture alla Villanella rapita; mentre per la rappresentazione del 5 giugno 1789 a Parigi al Teatro Feydeau (o Théâtre de Monsieur), un altro musicista, I. Ferrari, ridusse l'opera a "pasticcio", insieme col B., G. Paisiello, G. Sarti, P. A. Guglielmi e V. Martin, componendo anche un'ouverture inre maggiore.
Nel 1783 il B. avrebbe anche musicato - secondo lo Schmidl - l'oratorio Abraham sacrificium, eseguito a Venezia nel conservatorio dei mendicanti.
In questi anni il B. si era anche preoccupato di assicurarsi una sistemazione stabile, concorrendo, nel maggio 1779, al posto di maestro di cappella del duomo di Milano; l'esito, tuttavia, fu negativo e soltanto nel 1783 ottenne la nomina a secondo organista nel duomo di Milano (per il Della Corte, nello stesso periodo il B. fu anche vice direttore di S. Ambrogio e occupò "un importante posto" al Teatro alla Scala). Ma tendeva evidentemente a far ritorno nella sua città natale, se è vero, stando al Lancetti, che in quegli anni tentò anche, senza riuscirvi, di succedere a J. A. Arrighi come maestro di cappella del duomo di Cremona.
Nel frattempo aveva messo in scena Aspard,principe di Brattiano (G. de Sertor; Roma, Teatro Alibert o delle Dame, carnevale 1784),Caio Mario, composto per l'onomastico di Ferdinando IV re di Napoli (G. Roccaforte; Napoli, Teatro S. Carlo, 30 maggio 1784), e Il disertore francese, o semplicemente Il disertore (B. Benincasa; Venezia, Teatro S. Benedetto, 26 dic. 1784).
Nel 1785, rimasto vacante a Venezia il posto di secondo organista in S. Marco, il B. "forte di gran protezione", a quanto riferisce il Caffi, ottenne l'incarico senza esami di sorta e il 21 gennaio iniziava la sua nuova attività. Ma, assorbito interamente dalla stesura di nuovi lavori, il cui allestimento lo portava spesso lontano da Venezia, e preso anche da un repentino interesse per lo studio teoretico, trascurò fin dall'inizio i suoi impegni di organista, come pure l'insegnamento del canto, per il quale ricorreva spesso per aiuto all'amico G. B. Cimador; fu quindi licenziato il 20 nov. 1791. Riammesso il 29 febbr. 1793, grazie all'influenza dei suoi protettori, non dimostrò maggiore diligenza e finì per perdere quindi definitivamente il posto pochi mesi più tardi.
Notevolissima e di vario genere fu, però, la produzione del B. durante gli anni veneziani: solo per il teatro compose ben trenta opere, le migliori delle quali furono Artaserse (Metastasio; Padova, Teatro Nuovo, 11 giugno 1787),Scipione Africano (N. Minato; Napoli, Teatro S. Carlo, 13 ag. 1787),Il ritratto (S. Zini; Napoli, Teatro Nuovo, autunno 1797),La vendetta di Nino, o La Semiramide (F. Moretti; Napoli, Teatro S. Carlo, 12 nov. 1790),Aci e Galatea (E. Foppa; Venezia, Teatro La Fenice, 13 ott. 1792) e Tarara o sia la virtù premiata (G. Sertor; ibid., 26 dic. 1792). Appartengono allo stesso periodo alcuni oratori, fra cui Agar fugiens in desertum (1785) e Joas (1791), oltre a tre Sonate per clavicembalo e violino, menzionate dal Lancetti. In quegli anni la fama del B. si era evidentemente consolidata al punto che l'imperatore Giuseppe II, a quanto sembra, l'avrebbe voluto al suo servizio, se la sua morte (1790) non fosse sopravvenuta prima della nomina.Nella primavera del 1794 il soprano Brigida Giorgi Banti aveva cantato a Londra in una replica della Semiramide, tenuta al King's Theatre in Haymarket il 26 aprile, ottenendo un successo clamoroso. Invitò quindi il B. a raggiungerla a Londra (secondo il Da Ponte, il B. era stato condotto da lei stessa a Londra) per procurarle nuove parti; il compositore, licenziato da Venezia, non esitò ad accettare e, con la carica di "maestro al cembalo" presso quello stesso teatro, si trasferì in Inghilterra.
La data della sua partenza è incerta; è, tuttavia, da ritenersi sia avvenuta non nel 1793, come scrive il Della Corte, che specifica anche la durata del contratto in sette anni, ma più attendibilmente nel 1795 (secondo il Grove e altri), considerando anche che tutte le opere composte dal B. fino alla primavera del 1795 furono messe in scena in Italia: La secchia rapita (A. Anelli,alias N. Liprandi; Venezia, Teatro S. Samuele, 13 febbr. 1794. Il primo atto, per il Sesini, è di N. Zingarelli),Ines de Castro (L. de Sanctis; Napoli, Teatro S. Carlo, 30 maggio 1794. L'opera, scritta per il soprano E. Billington che cantava in Italia per la prima volta, era, secondo il Sonneck, un "pasticcio" composto dal B. in collaborazione con S. Nasolini, I. Gerace e G. Cervellini: in realtà, invece, il "pasticcio" fu rappresentato a Venezia, Teatro S. Benedetto, 14 ott. 1795, e a Bologna, Teatro Comunale, giugno-luglio 1796, ed è una seconda edizione dell'opera originale del B. così ridotta),La capricciosa ravveduta (C. Mazzolà; Venezia, Teatro S. Moisè, autunno 1794) e L'equivoco (S. Zini; Palermo, casa del marchese di Roccaforte, carnevale 1795).
A Londra il B. esordì come compositore con Antigona, su libretto di L. Da Ponte (secondo altri Antigono, su libretto del Metastasio), rappresentata al King's Theatre in Haymarket il 24 maggio 1796; seguirono, stando al Grove, l'opera comica Il consigliere imprudente (1796) e due lavori seri, scritti espressamente per la Giorgi Banti: Merope (L. Da Ponte; Londra, Teatro Drury-Lane, 1797) e Cinna (1798). Il Manferrari aggiunge Zenobia (Metastasio; primavera 1797),Alzira (G. Rossi; 1798),La morte di Cleopatra (S. Bonaiuti; 30 apr. 1801), tutte rappresentate al King's Theatre, e Armida (L. Da Ponte; Teatro Drury-Lane, primavera 1803). In quegli anni il B. fu anche direttore del Crow Street Theatre (1798-1800) e dell'Astley's Theatre di Dublino (1800-1801); nel 1801 ritornò a Londra. Nel 1800 aveva sposato una cantante, miss Jackson, meglio conosciuta come Mrs. Bianchi-Lacy (dal nome del secondo marito). Da allora si dedicò quasi esclusivamente all'insegnamento, fino alla morte.
Morì suicida ad Hammersmith (Londra) il 27 nov. 1810.
Tra le numerose opere teatrali del B. (circa settanta) il Manferrari riporta anche quelle (undici) rappresentate a Parigi fra il 1804 e il 1807, ma che sono di presunta attribuzione al Bianchi. Si ricordano, inoltre, una lunga serie di arie staccate, di duetti, di cantate, di scene (citata dall'Eitner), una messa in Musique d'Eglise, due Sinfonie per archi,oboi e corni (Padova, Arch. della Cappella Antoniana, ms. D. 10) e due Sinfonie, in si maggiore e in re maggiore (Wolfenbüttel, Herzog-August-Bibliothek). Il B. scrisse anche un trattato teorico,Dell'attrazione armonica o sistema fisico-matematico dell'armonia,fondato sull'analisi dei fenomeni che presenta la corda sonora,seguito da un trattato teorico-pratico di contrappunto e di composizione ideale, steso forse (Fétis) negli anni che il B. trascorse in Inghilterra. Dopo la morte del B., parti dell'opera manoscritta furono pubblicate dalla vedova nei volumi II (1820) e III (1821) del Quarterly Musical Review.
Lo stile del B. segue in generale le caratteristiche comuni alla produzione minore del tempo. Palesemente legato alla tarda scuola napoletana, il B. fa ampie concessioni al virtuosismo vocale, che però non è lasciato all'arbitrio estemporaneo del cantante, ma è messo per iscritto, sotto forma di estesi vocalizzi, basati su quartine di sedicesimi nelle arie ad andamento brillante, secondo le abitudini invalse specialmente dopo lo Jommelli. Necessariamente queste arie virtuosistiche sono le meno espressive e servono soltanto quali testimonianze di un costume. Invece nelle arie lente (e forme affini, quali duetti e terzetti) il B. manifesta una sua originalità, basata sulla distribuzione della linea melodica fra canto e orchestra, oppure fra le due o le tre parti vocali: ne risulta un senso di fluida continuità, resa ancor più interessante dal frequente alternarsi di timbri e di colorazioni differenti. Interessante l'impiego dell'orchestra: assai noto al riguardo il giudizio che Haydn espresse nel suo Diario (citato dal Pohl) dopo aver ascoltato a Londra il 28 marzo 1795 l'Aci e Galatea, che aveva molto apprezzato musicalmente, rilevando però una certa pesantezza della strumentazione rispetto al canto. Il B., in effetti, adopera spesso gli strumenti a fiato, e specialmente gli oboi, come parti di canto; anche al coro sono affidati interi episodi di una certa consistenza e non le solite interiezioni esornative, come era abitudine nello stile napoletano. Il recitativo con strumenti, quantitativamente di gran lunga inferiore al secco, siincontra non di rado. In conclusione, il B., pur seguendo l'indirizzo generale del melodramma del suo tempo, che voleva essere motivo di convenzionale passatempo più che opera d'arte, cerca di mantenere il suo lavoro nei limiti di una dignità attenta e consapevole.
Bibl.: V. Lancetti,Biografia cremonese, II, Milano 1820, pp. 218-220; F. Caffi,Storia della musica sacra nella già Cappella ducale di S. Marco in Venezia dal 1318 al 1797, I, Venezia 1854, pp. 453-456; C. F. Pohl,Mozart und Haydn in London, II, Wien 1867, pp. 246, 249 s., 255, 288, 291, 308; G. Tebaldini,L'Arch. della Cappella Antoniana in Padova..., Padova 1895, pp. 47-50, 129; T. Wiel,I teatri musicali veneziani del Settecento, Venezia 1897, v. Indice (p. 551); M. Pereira Peixoto d'Almeida Carvalhaes,Inès de Castro na opera e na choregraphia italianas, Lisboa 1908, pp. 24-28; A. Della Corte,L'Opera comica italiana nel '700, II, Bari 1923, pp. 81-91, 145, 235, 237, 248; G. de Saint Foix, W. A. Mozart..., III, Bruges 1936, pp. 155 ss ; IV, ibid. 1939, pp. 14, 110-112, 114-118; Ann. della Bibl. Govern. e libreria civica di Cremona, II, 1945. Mostra bibl. dei musicisti cremonesi, a cura di R. Monterosso, Cremona 1951, pp. 89-91; L. Da Ponte,Memorie, a cura di C. Pagnini, Milano 1960, pp. 186-188, 190, 196; L. R. von Köchel,Cronologisch-thematisches Verzeichnis sämtlicher Tonwerke W. A. Mozarts, a cura di F. Giegling, A. Weininann e G. Sievers, Wiesbaden 1964, pp. 340, 356, 519, 521; F. De Filippis-R. Arnese,Cronache del Teatro di S. Carlo, (1737-1960), I, Napoli 1961, p. 130 s.; O. G. T. Sonneck,Catalogue of opera librettos printed before 1800, I, Washington 1914, p. 625; U. Sesini,Cat. della Bibl. del Liceo music. di Bologna, V, Bologna 1943, pp. 52-55; U. Manferrari, Diz. univ. delle opere melodrammatiche, I, Firenze 1954, pp. 121-125; F. J. Fétis,Biographie univ. des Musiciens, I, Paris 1860, pp. 404 s.; R. Eitner,Quellen-Lexikon der Musiker, IIpp. 28-30; X, p. 404; O. Schmidl,Diz. univ. dei musicisti, I, p. 179; Suppl., p. 96; G. Grove's Dict. of Music and Musicians, I, London 1954, pp. 700 s.; Encicl. dello Spettacolo, II, coll. 460-462; Encicl. della Musica Ricordi, I, Milano 1963, p. 657.