BIANCHI, Francesco
Nacque a Roma nel 1601 da Antonio e Margherita Samaruchi, Rimasto orfano da giovanetto, fu dal suo tutore messo "per convittore e per musico soprano" nel Seminario Romano, dove si trattenne circa tre anni. Nell'aprile 1622 interpretò il ruolo di s. Francesco Saverio nell'Apoteosi del santo rappresentata al Collegio Romano in occasione della canonizzazione. Nel frattempo la sua voce divenne di tenore, e come tale egli fu ammesso il 18 genn. 1625 alla Cappella Sistina in S. Pietro. A testimonianza delle sue eccellenti doti canore, già dal 26 genn. 1626 otteneva, insieme con pochi altri cantori, il permesso di prestarsi a cantare anche in teatro e in altre manifestazioni musicali. Nel 1628, infatti, fu invitato alla corte parmense per le feste nuziali di Odoardo Farnese e di Margherita de' Medici.
A Parma il B. prese parte al prologo Teti e Flora di C. Achillini, ai cinque intermedi per Gli amori di Diana e di Endimione di A. Pio di Savoia - tutti musicati da C. Monteverdi - e allo sfarzoso "torneo" Mercurio e Marte dell'Achillini, sempre musicato da Monteverdi, con cui si inaugurò il 21 dicembre il Teatro Farnese e si conclusero i festeggiamenti per le nozze ducali. Le musiche ebbero un successo enorme e furono particolarmente apprezzate le "voci squisite" degli interpreti.
Nel 1644 il B. fu musico del card. Antonio Barberini. Dopo i venticinque anni di servizio alla cappella papale fu giubilato il 18 genn. 1652, ma non cessò del tutto la sua attività: nel 1657 riapparve nelle liste dei musici del cardinale Barberini (fino al 1664) e nel 1658 e nel 1659 cantò a S. Luigi de' Francesi per la festa del santo (25 agosto). Ancora l'8 apr. 1661 sostituì il padre Antonio Cesti (allora impegnato a Firenze per la rappresentazione della sua Dori overo La schiava fedele) "per la parte del Re" [Gesù Cristo?] nel quinto oratorio di quaresima composto da Lelio Colista ed eseguito all'oratorio del SS. Crocifisso in S. Marcello (l'autore del libretto e il titolo sono sconosciuti; anche la musica, come il libretto, è perduta). Nel 1668 era notata nuovamente la sua presenza fra i musici del card. Barberini: è l'ultima notizia rimastaci del B., che morì a Roma il 30 ag. 1668. Nel Liber mortuorum della Chiesa Nuova, dove fu sepolto, viene qualificato come "sac[erdos]" (p. 58), ma s'ignora in quale anno avesse ricevuto gli ordini sacri.
Cantore molto stimato dai contemporanei, il B. ebbe una bellissima voce di tenore sonora, chiara e soave, citata per esempio da G. B. Doni nelle sue opere (Compendio..., De' trattati di musica e Appendice a quest'ultimi). Quanto poi influisse sull'arte del B. - formato nel severo ambiente artistico romano - il frequente cimentarsi, fuori del suo servizio strettamente liturgico, nel canto espressivo, nello stile cosiddetto "recitativo" del tempo (e l'esperienza parmense della musica monteverdiana dovette essere in tal senso assai significativa) è testimoniato da P. Della Valle che, nel 1640, nel suo Discorso al Sig. Lelio Guidiccioni... (inserito nel secondo volume dei Trattati del Doni, p. 256), lo ricorda come uno dei maggiori esponenti di quel nuovo stile.
Bibl.: G. B. Doni,Compendio del trattato de' generi e de' modi della musica, Roma 1635, p. 119; Id.,De' trattati di musica, a cura di A. F. Gori, II, Firenze 1763, pp. 86, 256; Appen., p. 22; E. Vogel,C. Monteverdi, in Vierteljahrsschrift für Musikwissen., III(1887), pp. 389, 437 s.; E. Celani,I cantori della capp. pontif. nei secc. XVI-XVIII, in Riv. music. ital., XIV (1907), pp. 778 s.; H. Prunières,Les musiciens du cardinal A. Barberini, in Mélanges de musicologie offerts à M. Lionel de La Laurencie, Paris 1933, pp. 3 s. (dell'estr.); R. Casimiri, "Disciplina musicae" e "Mastri di capella" nel Semin. Romano... (secc. XVI-XVIII), in Note d'Arch. per la storia music., XV (1938), 4-5, p. 226; H. Wessely-Kropik,Lelio Colista…,Wien 1961, pp. 53, 57, 115; P. Kast,Biographische Notizen zu Römischen Musikern des 17. Jahrunderts, in Analecta musicologica, I(1963), p. 52; R. Eitner,Quellen-Lex. der Musiker, II, p. 28.